Gioco del silenzio

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di Marina Crisafi (Pubblicato su Calabria Ora)

Più che un vero gioco, quello del “silenzio” era uno stratagemma, cui facevano ricorso gli adulti per mantenere buoni e calmi i bambini. I partecipanti potevano essere veramente tanti, ma si potevano anche stabilire delle varianti e il gioco poteva essere eseguito sia all’aperto che al chiuso, senza necessità di alcuno strumento, al massimo un tavolo al quale sedersi tutti intorno.

Tipicamente infantile, il gioco veniva proposto nelle feste di compleanno e in svariati contesti, ma soprattutto nelle scuole materne ed elementari, dalle maestre che, durante l’ora di ricreazione, cercavano di evitare che i bambini fossero troppo irrequieti e nello stesso tempo cercavano di farli divertire un po’ prima di riprendere le lezioni, unendo l’utile al dilettevole.

Tutti i bambini allora si disponevano in cerchio, seduti o in piedi, utilizzando come tavolo ideale la cattedra della maestra o i banchi, oppure col viso rivolto verso la parete, come per il nascondino, e si iniziava subito con la “conta” per scegliere due di loro che dovevano dare il via al gioco. Selezionati i prescelti, la maestra o chi dirigeva il gioco, diceva ai bambini in cerchio di chiudere gli occhi e di nascondersi il viso con le mani. A questo punto, una volta eseguiti tutti i passaggi, la maestra diceva “silenzio”.

I due bambini prescelti con un cenno andavano a toccare da dietro la testa di uno dei compagni disposti in cerchio ad occhi chiusi. Il bambino che era stato toccato, doveva girarsi e cercare di indovinare chi lo aveva toccato. Se ci riusciva, prendeva il suo posto, mentre il bambino che era stato “scoperto” doveva mettersi in cerchio insieme agli altri e coprirsi il viso con le mani. In caso contrario, il bambino continuava a girare insieme al compagno per scegliere un altro.

Tutto doveva essere svolto in assoluto silenzio, a nessuno era permesso di parlare né di ridere, e spesso la maestra passava in rassegna i bambini per constatare se effettivamente tacevano. Indovinare era una questione di intuito e fortuna, ma il gioco coinvolgeva tutti i bambini che attendevano il proprio turno, in un silenzio carico di aspettative.

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Author: Cristina

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