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Articolo a cura di Lidia Falcone
Sarà il 17 Aprile il giorno in cui si terrà il Referendum sulle Trivelle.
Si tratta di un referendum che pone il limite alle società impegnate nella produzione di idrocarburi, in primo luogo di Petrolio e Gas, al fine di non proseguire le loro attività oltre la scadenza ottenuta dal Governo.
Il referendum con sorpresa di molti, viene attuato da un numero sostanzioso di governatori appartenenti al Partito Democratico, i quali affermano di avere molto a cuore la penisola e di aver acceso un campanello d’allarme dopo aver ricevuto la notizia che vicino ad alcune trivelle erano state trovate alcune sostanza chimiche, pericolose per l’ambiente.
A sua volta questa richiesta è stata appoggiata da ben 9 regioni italiane, tra cui la Calabria, preoccupate per le conseguenze ambientali che queste provocano.
Un altro fondamentale problema che sta a cuore alla Basilicata, alle Marche, alla Puglia, alla Sardegna, al Veneto, alla Liguria, al Molise, alla Campania e alla Calabria stessa è il turismo, infatti è proprio grazie alle coste balneari qui presenti che queste regioni hanno acquisito una certa fama.
Se da un lato però vengono introdotti validi motivi per cui il Referendum debba attuarsi, dall’altra troviamo la controparte con diverse tesi a riguardo: questi ritengono infatti che il Referendum sia “dannoso e ingannevole”.
Fermare le trivelle (a parere di coloro che sostengono il NO) significa perdere una risorsa importante in quanto l’industria del petrolio e del gas si regge in piedi sola e a sua volta non danneggia né il turismo né le altre attività.
La vera domanda è ora decidere cosa fare, se votare Si oppure No.
Nell’immagine è possibile vedere le Trivelle presenti sulle coste Calabresi.
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