Oggi il mondo s’è messo a piangere

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Quanto è successo in Turchia e in Siria ha spezzato il cuore al mondo. Anche se, di tanto in tanto, nella tremenda tempesta del destino, si verifica qualche salvataggio che ci fa esultare di gioia. È un dato di fatto. Ma dovrebbe pure farci riflettere, in modo più umano. Dovrebbe, cioè, oltre che farci provare compassione, e oltre che spingerci a fornire supporto ai poveri malcapitati, aiutarci a comprendere, o ancora meglio, a dare una identità formale alle disgrazie umane. Viviamo in un mondo (ahimè!) sempre più alla deriva; un mondo costantemente sotto attacco (talvolta dalla natura) e certo, forse, anche per conseguenza della negligenza umana. Un mondo costellato di guerre, malattie, catastrofi ambientali e catastrofi naturali. E verrebbe quasi da chiedersi se davvero non sia arrivata la fine del mondo. Eppure, a voler guardare la realtà da un senso lato, una soluzione ci sarebbe. Anzi c’è! Si spengano i recettori della negligenza e si attivino quelli delle responsabilità. Nel mondo si spendono migliaia di migliaia di milioni di dollari per armare eserciti, per combattere guerre, e – diciamocelo pure – per creare, in laboratori, i morbi più disparati. E si continua a inquinare la terra, l’aria, il mare, piuttosto che dedicare tempo e risorse alle impellenti emergenze che ci sovrastano. Iniziare a costruire un mondo nuovo e all’insegna del buonsenso (ad esempio), della fratellanza e, soprattutto, della eco sostenibilità, sarebbe la cosa da fare. Un mondo dove vengono stanziati, soprattutto, i fondi per erigere abitazioni che reggono alle calamità naturali, dove si sfruttano le energie che non hanno conseguenze nocive, dove i rifiuti vengono smaltiti nella forma più giudiziosa. E non è utopia. Basta volerlo. Insomma, senza tirarla alle lunghe, questa potrebbe essere la più bella iniziativa mai messa in pratica dall’uomo. Sarebbe il massimo e forse l’unico modo per lasciare in eredità ai nostri posteri un mondo più vivibile. Altrimenti, usando il più morbido degli eufemismi, molto presto (coloro che sopravvivranno al futuro che si sta profilando all’orizzonte) saranno costretti a cercarsi davvero un altro pianeta.

 

 

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Author: Francesco Marrapodi

Scultore ambientalista calabrese, si occupa di giornalismo e di letteratura. Ha collaborato e collabora con diverse testate giornalistiche italiane. Tra le sue opere più importanti la scultura di sabbia: "La morte di Poseidone" pubblicata anche sulla pagina Facebook di Greta Thunberg.