San Luca (RC), Giovanni non vota più

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A cura di Bruno Salvatore Lucisano

Ci è rimasto male, Giovanni, quando gli hanno detto che a San Luca non si votava più. Per lui sarebbe stata la prima volta, 18 anni compiuti da due settimane ed il pensiero fisso al momento in cui, per la prima volta, si sarebbe chiuso in una cabina per partecipare pure lui, col suo contributo, al voto, alla democrazia, alla libertà di scelta. Non è possibile, il suo Comune, ad una settimana dal voto è stato chiuso per ndranghita. O almeno è stato chiuso al popolo, alla gente comune, alla gente onesta, alla libertà di pensiero.

Non importa se a San Luca ci sono intellettuali, scrittori, medici, avvocati, ingegneri, operai, gente onesta quanto chi ha preso questa decisione che poi, non sposta neanche di una virgola, quello che adesso è il paese, quello che è stato e quello che sarà.

Arriveranno uno, due, tre commissari che gestiranno la cosa pubblica per diciotto mesi, poi finalmente nuove elezioni. E si! Perché nel frattempo a San Luca non ci sarà più ndranghita, si sarà dissolta, dopo lo splendido lavoro dei commissari i quali, per un breve periodo, non faranno altro che fare quello che un buon sindaco può fare.

Giovanni ha deciso di strappare quel certificato elettorale, perché se non è buono per votare per le comunali, non è neanche buono per altre elezioni, provinciali, regionali ecc.

Seduto sulla panchina della piazza e guardando il cielo ha pensato:”Ma nei paesi dove non e stato chiuso il comune per ndranghita, questo vuol dire che non c’è?”.

Beve una lacrima amara Giovanni, si alza dalla panchina e corre a casa per comunicare ai suoi che si trasferirà a Locri per  motivi di studio e soprattutto per il fatto che, prendendo la residenza di quel paese finalmente, potrà votare. Si a Locri si vota, lì la ndranghita non c’è!

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Author: Cristina

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