Il notaio Martelli, patriota, collaborò con i cinque Martiri di Gerace

Il notaio Martelli, patriota, collaborò con i cinque Martiri di Gerace

“Pillole” di storia per non dimenticare un uomo di Staiti che diede il suo contributo per la causa insurrezionale di Gerace. E’ il notaio Giuseppe Maria Fortunato Martelli, un patriota che collaborò con i cinque Martiri di Gerace per l’affermazione dei principi di libertà, d’uguaglianza e di tolleranza.

Come si ricorderà, i cinque Martiri di Gerace furono fucilati per ordine del governo borbonico il 2 ottobre 1847 e i loro corpi furono gettati in una fossa comune detta “la lupa”. Per ricordare uno dei figli più illustri di Staiti affinché la memoria non si disperda, Fortunato Stelitano, autore di un articolo pubblicato qualche tempo fa su “Calabria Sconosciuta”, una rivista trimestrale di cultura e turismo, ha analizzato la figura del Notaio Giuseppe Maria Fortunato Martelli ed il suo legame con i cinque Martiri di Gerace(Michele Bello, Rocco Verduci, Domenico Salvadori, Pietro Mazzone e Gaetano Ruffo).

Il rapporto tra Martelli ed i cinque Martiri di Gerace era nato negli anni 1839-40 quando “come un po’ tutti i rampolli delle famiglie borghesi del tempo si trasferirono a Napoli per studiare nelle facoltà della rinomata Università”. Giuseppe Maria Fortunato Martelli “conseguì la nomina a notaio ed esercitò tale professione quasi ininterrottamente per ben trentasette anni dal 1841 al 1878 presso la sede notarile di Staiti”.

Martelli, come scriveva Stelitano, “era nipote del Magnifico Dottor Fisico Don Francesco Martelli e figlio del notaio don Bruno. Il giovane Giuseppe Maria Fortunato si fece ben presto strada all’interno della vita sociale e civile della Staiti del tempo, costruendosi poco a poco una sempre piu’ attiva e considerevole partecipazione al governo della cosa pubblica”. Questo “borghese-galatuomo era riuscito lungo l’arco della sua vita a ricoprire un po’ tutte le cariche civili ed istituzionali che la Staiti del XIX secolo poteva orgogliosamente offrire”.

Continuando, Stelitano, scriveva:” Ma l’importanza di questo personaggio è soprattutto legata alla sua particolare ed entusiasmante partecipazione ai moti insurrezionali scoppiati in alcuni paesi del Distretto di Gerace, in seguito alla rivolta di Reggio del 2 settembre 1847”. Martelli per dare il suo contributo alla causa riunì un gruppo di liberali staitesi dando vita, quindi, ad un movimento che sfociò oltre che a fare issare la bandiera tricolore sul palazzo Cordova, sede della Regia Giustizia del Circondario di Staiti ad organizzare anche una processione con l’intervento “ dell’arciprete Don Lorenzo Musitano che teneva il crocefisso in una mano e nell’altra il vessillo tricolore”.

Martelli “fece poi leggere ai suoi compagni il proclama formulato dalla giunta rivoluzionaria di Reggio e fece affiggere l’ordinanza firmata Michele Bello e Rocco Verduci”. Con l’arrivo delle milizie borboniche la situazione si è normalizzata tanto che Martelli e suoi compagni che avevano intrapreso la rivolta furono “iscritti nell’elenco dei perseguitati per causa politica” con tanto di pena da scontare.

Questa nobile figura si spense il 9 febbraio 1878 all’età di sessantotto anni. Sono pagine di storia che si rileggono con piacere affinché i giovani di oggi possano capire in quale contesto socio-economico-culturale hanno operato i loro progenitori che perseguivano nobili ideali per costruire un Paese libero dal tiranno.