A3 e Ponte sullo Stretto, Alvaro commenta la puntata di “Porta a Porta”

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La puntata di Porta a Porta di Mercoledì scorso è stata illuminante per la stragrande maggioranza dei telespettatori che, normalmente, chiudono la propria giornata con le immagini ovattate e azzurre della trasmissione e con il familiare motivetto che l’accompagna. Illuminante per diversi motivi, il più importante dei quali è l’aver  plasticamente fatto emergere, pur se questo non era l’obiettivo del conduttore, la realtà di un’Italia sempre più segata in due tronconi che non corrispondono più ai tradizionali Nord e Sud.

Si parlava di Tav, in Val di Susa, delle infrastrutture che servono, e del pericolo, se non dovessero realizzarsi, di determinare una autentica emarginazione dell’Italia dal resto dell’Europa, con la conseguente regressione per l’intero Paese. Chiaramente venivano usate categorie allarmistiche per sostenere la necessità di non perdere tempo nella realizzazione delle stesse infrastrutture che, guarda caso, sono tutte localizzate nella ‘nuova Italia’ che va dalle Alpi al Vesuvio ed al Gargano (zona, quest’ultima, che si sente soddisfatta con i famosi 5 miliardi dell’Alta Velocità tra Napoli e Bari-Taranto e che si arroga il diritto di atteggiarsi a rappresentante dell’intero Mezzogiorno).

Tra l’altro la trasmissione avveniva dopo le immonde dichiarazioni del signor Vendola che ‘sparava’ contro il Ponte sullo Stretto dicendo che univa due cosche (locuzione copia e incolla di altro ispirato prete barricadiero qual’è Don Ciotti), dimenticando che la Tav Napoli-Bari potrebbe ritorcersi contro di lui perché avvicina due, non meno importanti, organizzazioni mafiose quali la camorra e la sacra corona unita. O in quelle zone la presenza del Governatore con l’orecchino è una garanzia sicura di legalità?

La Calabria e la Sicilia, comunque, sparivano, come d’incanto, da ogni ragionamento di ripresa produttiva con grande soddisfazione di quella massa di No Ponte manovrata dalla piccola borghesia messinese impegnata a difendere le proprie villette sul lago di Ganzirri (minacciate da uno dei piloni del Ponte), e da media prezzolati in tale direzione o per scelta ideologica così come avviene in Italia su ogni problema. Ma sparivano anche perché è mancata nelle due regioni del profondo Sud quell’unità bipartisan che si è verificata in Puglia nel richiedere la ‘modifica’ del corridoio 1. Il ripristino del corridoio (Berlino-Sicilia-La Valletta) , anche se con una deviazione sul Gargano, lo si deve ad Attaguile che rappresentava la Sicilia a Bruxelles e al Governatore senza orecchino Peppe Scopelliti col disappunto, immotivato, degli ‘onorevoli avversari’.

E’ mancata nella trasmissione la spiegazione vera del motivo che ha spinto l’UE a puntare sull’alta velocità, soffermandosi solo sui tempi di percorrenza per i viaggiatori che, dove essa è attiva, li ha di fatto dimezzati. La Tav però nasce, essenzialmente, per il trasporto delle merci riducendo i costi dei noli delle portacontainer e i tempi di consegna. In Italia si sta rischiando di avere l’Alta Velocità (solo in alcuni tratti) ma di non cogliere l’occasione che il trasporto merci offre al nostro Paese.

L’occasione è quella di spostare il traffico merci interno al paese, dal gommato al ferrato, (liberando le nostre autostrade da migliaia di Tir con una ricaduta ecologica benefica); di captare larga parte del traffico internazionale da e per l’Estremo Oriente e l’Europa che ha un punto di snodo nel Mediterraneo (si parla di 5 milioni di container al mese che verrebbero captati, con una politica lungimirante da tutti i porti italiani); di avere una forte ricaduta economica per i costi del trasporto ferroviario sul territorio italiano (da molti calcoli si arriva a ipotizzare che servirebbero circa 3000 treni al giorno); e, infine di diventare una delle piattaforme logistiche dell’Europa.

Cogliere questa occasione, così vergognosamente ‘liquidata’ dal governo dei cosiddetti tecnici, servirebbe anche a determinare quell’unità del Paese che le altre scelte stanno compromettendo, non solo sul piano fisico e infrastrutturale, ma anche sul piano psicologico perché spingono sempre più fette di opinione pubblica a identificare il profondo Sud con la illegalità, le ruberie, gli sprechi e le incapacità ad autodeterminarsi. Luoghi comuni che spingono personaggi importanti come Bruno Vespa, a sposare acriticamente una delle tante barzellette sulla Salerno-Reggio Calabria che sarebbe in costruzione da 42 anni.

Al giornalista che, per altro, apprezziamo, vorremmo ricordare che chi come me si è sposato negli anni 60 ha percorso, con la propria macchina, Reggio-Salerno in ben 10 ore, mentre dopo la costruzione dell’A3 lo stesso percorso si poteva effettuare in 5 ore e, credo, dopo le ‘migliorie’ in corso scenderà a meno di 4 ore.  Intanto Bruno Vespa ha perso l’occasione di stare zitto e invece, forte delle sue ‘convinzioni’, ha tentato di sbeffeggiare il Presidente dell’ANAS, l’ing. Pietro Ciucci che confermava la data del 31 dicembre 2013 come data di fine lavori (salvo 59 km. non ancora finanziati che serviranno… a far fiorire le barzellette).

                                                                                  Giovanni ALVARO

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Author: Cristina

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