Catanzaro, Lidia Giubilei (Associazione Anima Randagia) sul sequestro del canile di San Floro

Lidia Giubilei

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Lidia Giubilei
Lidia Giubilei

Sul sequestro del canile di San Floro di Catanzaro, a seguito di un’inchiesta della Procura del capoluogo calabrese che vede indagate due persone per il reato di maltrattamenti su animali, interviene Lidia Giubilei socia sostenitrice dell’associazione Anima Randagia. Prima di tutto, però, è opportuno ricordare che dagli accertamenti effettuati dagli investigatori sul canile, che è gestito dall’Oasi Canina di San Floro ed utilizzato dal Comune di Catanzaro, sarebbero emersi numerosi casi di maltrattamenti nei confronti dei quasi 300 animali custoditi nella struttura. A tal proposito, il giudice ha disposto la nomina di due custodi giudiziari, mentre la manutenzione della struttura è stata affidata alla società Catanzaro Servizi. “L’associazione di cui mi onoro far parte – riferisce Lidia Giubilei – è impegnata ogni giorno su tutto il territorio per combattere e debellare un problema mai risolto: quello del randagismo. Ci sono decine di volontari con la V maiuscola che, quotidianamente, si impegnano e danno voce a tutte quelle anime che hanno un solo e semplice bisogno: trovare qualcuno che li ami e che si prenda cura di loro. I volontari di Anima Randagia, ogni giorno, grazie alla direzione della nostra Presidente, Francesca Console, cercano di sostenere con tanto amore una situazione non più sostenibile per la nostra città. I nostri concittadini devono sapere che l’associazione Anima Randagia non ha mai ricevuto alcun sostegno o sussidio da parte degli Enti locali. Per promuovere le proprie azioni in favore dei nostri piccoli amici, oltre a dedicare il proprio tempo libero per garantire l’espletamento delle attività associative, i nostri volontari hanno sempre autofinanziato le attività sanitarie e di alimentazione degli animali. Sono anni che cerchiamo di descrivere quello che solo ora le autorità hanno scoperto succedere in quel canile dell’orrore. Un grido di dolore che i gestori non volevano ascoltare, mentre peraltro ricevevano il pagamento mensile per la gestione della struttura da parte del Comune. Gli animali che erano in quel canile non sono mai state considerate come creature di cui doversi prendere cura, ma solo una merce di scambio per il vile denaro. La popolazione catanzarese deve sapere che Anima Randagia è stata la vera protagonista di questo sequestro “non sequestro”, l’unica ad aver fornito agli inquirenti il materiale utile per lo svolgimento delle indagini. Non a caso l’operazione porta il nome “Anima Randagia”. Nonostante l’importante contributo offerto, le associazioni che si occupano da anni di animali randagi sono state tenute fuori dalla temporanea gestione di quella struttura. Per questo voglio esprimere pubblicamente il mio sdegno per le scelte prodotte a seguito del sequestro. Così come rivolgo tutta la mia solidarietà e vicinanza alla mia presidente e ai volontari dell’associazione che, nonostante il loro riconosciuto impegno in favore dei cani e la competente professionalità acquisita sul campo in tanti anni di vero servizio in favore dei randagi della città di Catanzaro, vedono la struttura ancora in mano a chi ha permesso che quanto appurato dalla magistratura avvenisse nel silenzio e nella complice omertà che ha consentito quei terribili crimini all’interno del canile. Forse, ancora una volta, le tante associazioni che si occupano di randagismo nella nostra città rimangono fuori dal sistema per non avere nulla da scambiare con chi, invece, decide quale deve essere e come si deve concedere sinceramente il bene umano verso gli incolpevoli amici randagi”.

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Author: Cristina

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