U faddhu: la palla di stracci

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di Marina Crisafi su Calabria Ora

Compagna dei bambini di tutte le generazioni, la “palla” racconta un intero universo di giochi, praticati, inventati o semplicemente immaginati, in ogni possibile forma e varietà. Quella di un tempo, quando non esistevano lussuosi palloni di cuoio o di gomma, soprattutto per i bambini più poveri, era costituita di stracci.

I racconti dei nonni parlano di giochi all’aperto, nei cortili, nelle piazze e nelle strade polverose, che, quando non si era costretti a dare una mano in casa, o nei campi, riempivano le giornate, con le lunghe partite “o faddhu”. Era questo il pallone artigianale che i bambini si facevano cucire dalle mamme con degli stracci vecchi, perché soldi ce n’erano pochi e quelli che c’erano servivano per le cose più serie. Grande poco più di una pallina da tennis, “u faddhu” veniva creato grazie a una saccoccia, una specie di guscio di stoffa pesante cui si dava formata rotondeggiante, riempiendola di stoffa, pezze o segatura.

Alcuni lo appiattivano e infilavano in una vecchia calza da uomo, per pressarlo meglio ed ottenere un diametro più discreto. Così il glorioso faddhu, diventava protagonista di memorabili partite giocate sino al tramonto, approfittando degli ultimi raggi di sole. Certo non rimbalzava come una palla di gomma, ma i bambini si divertivano lo stesso a giocare ed erano felici. Accompagnati da simpatiche filastrocche, la palle veniva usata anche per i giochi individuali.

Le bambine più piccole amavano “palla dorata” che consisteva nel lanciare una palla contro il muro e riacchiapparla al volo recitando: “Palla pallina dove sei stata? Dalla nonnina. Che cosa ti ha dato? Un’arancia. Dove l’hai messa? Nel cestino. Fammela vedere. Eccola qua” La palla da “arancia”, di volta in volta, diventava “uovo”, “pulcino” e tante altre cose che ogni bambina si preoccupava di raccogliere nel proprio vestito sistemato a mò di cestino.

I bambini, invece, giocavano spesso a “cerino ceronte”, tirando a turno la palla contro il muro e recitando ad ogni lancio una filastrocca che prevedeva giravolte e rimbalzi sempre diversi, stando attenti a portare fino in fondo il gioco per evitare di essere penalizzati. Poi arrivò il benessere e la palla diventò di gomma e di cuoio, ma continuò a non avere rivali nell’accompagnare i giochi dei bambini di ogni età.

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Author: Cristina

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