Rosarno (RC), omicidio Giovinazzo. I dettagli

Giovinazzo Francesco

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Giovinazzo Francesco

Alle ore 08.00 circa, a Rosarno, in contrada Carozzo, P. S. rinveniva il cadavere del proprio cognato all’interno di un’abitazione di campagna della famiglia di Giovinazzo Francesco, affiliato alla cosca “Pesce”, e informava immediatamente i Carabinieri del luogo.

I carabinieri giunti sul posto costatavano che il malcapitato era stato attinto da più colpi di pistola cal.9×21. Sul luogo dell’omicidio interveniva la Sezione Investigazioni Scientifiche che provvedeva alle rilevazioni; le indagini sono in corso e non escudono nessuna pista.

GIOVINAZZO Francesco bracciante agricolo, pregiudicato era già stato arrestato da Carabinieri nell’Operazione denominata ALL INSIDE 2 IL 26.04.2002.

L’indagato, per come già emerso nel provvedimento di fermo risulta avere svolto funzioni operative per conto della cosca PESCE, partecipando a svariati reati consumati unitamente ad altri sodali, sia in funzione di approvvigionamento economico, sia in relazione alla consumazione di specifici fatti di sangue.

GIOVINAZZO Francesco, genero del defunto PESCE Giuseppe detto “pecora”, è uomo di fiducia di  Pesce Antonino, classe 1982, figlio di Giuseppe, che da quest’ultimo – specie nei periodi di detenzione del padre –  ereditava una speciale considerazione all’interno dell’associazione.

Giovinazzo risulta essere stato coinvolto, insieme a Pesce Antonino, nella rapina ad un furgoncino di tappeti persiani, in esito alla quale – per dare soddisfazione a famiglie mafiose della ionica a cui la vittima era legato – venne barbaramente ucciso D’Agostino Francesco.

Giovinazzo è stato protagonista di un ulteriore episodio di sangue, sempre insieme a Pesce Antonino: il tentato omicidio verificatosi in data 01 settembre 2002, nei confronti di Iacono Christian e Gallo Domenico.

A seguito di ciò, lo stesso Giovinazzo venne fatto oggetto (in data 28 ottobre 2002) di un attentato a colpi di arma da fuoco, posto in essere da Ascone Vincenzo, Bellocco Umberto, Gallo Antonino e Bellocco Pietro Giuseppe, che lo lasciava gravemente ferito – solo perché egli aveva prudenzialmente indossato un giubbotto antiproiettili.

luogo omicidio
luogo omicidio

L’attività di intercettazione svolta nell’ indagine ha confermato la sua intraneità alla cosca: illuminante appare il colloquio tenutosi presso la Casa Circondariale di Napoli Poggio Reale, in data 27 Agosto 2007, tra il detenuto ASCONE Vincenzo e la madre, che lo citavano quale killer della parte avversa, nel corso della faida successiva all’omicidio Sabatino.

Questi i relativi passaggi della informativa del R.O. CC di Reggio Calabria: “…Importante era il passaggio della conversazione in cui veniva indicato che ASCONE Salvatore alias “capona” aveva parlato con BELLOCCO Rocco alias “cani con i baffi” e BELLOCCO Domenico alias “u longu”, e dall’incontro era emerso che per quanto riguardava l’attentato subito da ASCONE Vincenzo non vi erano ancora i nominativi: né dei mandanti né degli esecutori, mentre per quanto riguardava il cugino ASCONE Domenico venivano indicati quali sicuri partecipanti all’agguato GIOVINAZZO Francesco dalle parole di ASCONE Vincenzo “…che cazzo c’entrava U GIOVINAZZU…” e CONSIGLIO Salvatore, da quanto riferiva FIUMARA Carmela in seguito all’incontro che vi era stato presso la Casa Circondariale di Catania tra i due detenuti ASCONE Antonino e GRASSO Domenico “…gli disse (Antonio Ascone)  a parte che non si può parlare poi a me non mi ha detto niente, dice (Mimmo Grasso) “che è uscito una voce a Rosarno che è stato suo genero ad ammazzare a MICU no!” gli disse (Antonio Ascone)  questo lo stati dicendo tu noi non sappiamo.  Questo è una cosa indegna, qua dentro dice il papà me lo hanno portato, dice (Ascone Antonio) questo lo stai dicendo tu (Grasso Domenico)  io non  so,  a parte che lo sai che non ci possono…..che ci registrano e non possiamo parlare, perché la settimana passata a noi (Antonio Ascone con Carmela) ci hanno messi da soli, questa settimana loro (i Grasso), sono venuti a fare il colloquio venerdì e li hanno messi nella stanza dove eravamo noi da soli…”.

Vanno segnalate, infine, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Facchinetti Salvatore che spiega perché la ritorsione degli Ascone si fosse rivolta nei confronti del Giovinazzo:

IL Gip presso il Tribunale di Palmi, in sede di convalida del fermo del 26.4.2010, ha respinto la richiesta di misura cautelare in carcere nei confronti, tra gli altri, di GIOVINAZZO, con le seguenti argomentazioni:

“Del tutto insufficiente è il quadro indiziario fornito dalla pubblica accusa a carico degli indagati.

Il mero riferimento, durante il colloquio del 27-08-2007 tra ASCONE Vincenzo e la madre FIUMARA Carmela, al nominativo del GIOVINAZZO con espressione di incredulità da parte dell’ASCONE Vincenzo (“…Che cazzo c’entrava u Giovinazzu..”) esclude che possa essere ravvisato in capo all’indagato il ruolo di esecutore dell’omicidio di ASCONE Domenico, reato peraltro in ordine al quale nessuna contestazione è stata elevata in questa sede. La individuazione della fonte indiretta della notizia in ASCONE Salvatore, BELLOCCO Rocco e BELLOCCO Domenico, in alcun modo circostanziata, non offre alcuna garanzia di attendibilità, con conseguente prognosi negativa della formazione della prova sul punto”.

Anche per la posizione di GIOVINAZZO Francesco appaiono determinanti le dichiarazioni accusatorie rese dalla collaboratrice di giustizia PESCE Giuseppina nel corso dell’interrogatorio del 16 novembre scorso. 

La PESCE ha, infatti, dichiarato che GIOVINAZZO Francesco, fidanzato di PESCE Maria Carmela, figlia di Giuseppe, detto pecora, fa parte della cosca mafiosa PESCE.

La collaboratrice ha riferito che GIOVINAZZO Francesco aveva subito una sparatoria, per una lite con uno dei BELLOCCO, per cui era rimasto zoppo. A seguito di ciò i PESCE lo avevano accolto tra le loro fila.

PESCE Giuseppina ha, altresi, precisato che GIOVINAZZO è uomo di fiducia del fratello PESCE Francesco cl. 84 e del cugino Antonino, figlio di Giuseppe detto pecora.

La collaboratrice ha, infine, riferito che GIOVINAZZO era uno degli assidui frequentatori dell’abitazione della nonna BONARRIGO, ove si tenevano i summit dagli appartenenti alla cosca.

Alla luce delle sopravvenute dichiarazioni accusatorie rese da PESCE Giuseppina, pertanto, deve ritenersi raggiunta la necessaria gravità indiziaria per l’emissione del provvedimento coercitivo anche nei confronti di GIOVINAZZO Francesco.

La chiamata in correità fatta da PESCE Giuseppina nei confronti di GIOVINAZZO Francesco, infatti, costituisce indubbiamente un grave elemento indiziario caratterizzato dal requisito della assoluta novità.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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