Carlo Sbano: Reggio, libertà per il voto

Carlo Sbano

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Carlo Sbano, candidato Sindaco di Reggio Calabria
Carlo Sbano, candidato Sindaco di Reggio Calabria

Senza libertà di voto, Reggio non ha futuro. Noi siamo il futuro. Noi siamo la libertà per i cittadini che vogliono smettere di essere umiliati da una classe dirigente che fonda la politica su favori milionari ad amici e compari, e lascia nell’indigenza, facili prede di quella deportazione “spontanea” che è l’emigrazione forzata, decine di migliaia di reggini, giovani  e non.

Alcuni grandi affari del governatore, tutti profondamente dannosi per i cittadini reggini e calabresi, sono delineati: pioggia di milioni per Reggio, titolano le testate amiche. Con un errore. I milioni sono solo per gli amici. E non di Reggio.

Terna, la potentissima società che distribuisce in Italia l’energia elettrica, annuncia un nuovo elettrodotto da 700 milioni di euro, di cui 375 da spendere nel tratto Rizziconi-Stretto di Messina. Una nuova violenza sul martoriato territorio della Piana e dell’Aspromonte; uno sventramento che cancellerebbe 300 aziende agricole, inutilmente rappresentate dalla forte protesta di decine di sindaci.

C’è bisogno di questo elettrodotto che porta radiazioni magnetiche cancerogene? La Calabria esporta già quasi il 70% dell’energia elettrica che produce (il che la dice lunghissima sulla nuova follia, approvata dal ministro Prestigiacomo, di far produrre agli svizzeri elettricità con una centrale a carbone a Saline Ioniche). La Sicilia ha così tanto aumentato la propria richiesta di energia da necessitare un nuovo e più potente elettrodotto? Per quali industrie?

Noi intendiamo sviluppare in modo forte la nostra idea di uno sviluppo fondato su lavoro, ambiente, turismo, valori che non hanno proprio bisogno degli affari Terna-Regione.

La  verità è che il sistema dei poteri forti del nord di questo paese, dopo aver sottratto al Sud negli anni ’50 e ’60 le braccia per far prosperare le industrie; portato via negli anni ’70 e ’80 le intelligenze, (laureati e diplomati senza lavoro deportati nelle aree industrializzate a concorrere alla loro ricchezza), oggi vanno all’attacco dell’unica importantissima risorsa rimasta, che vale quanto e più delle altre due: il territorio.

Si è già cominciato con le discariche clandestine e non di materiali inquinanti e radioattivi (per questo non ci sono più discariche in Calabria, commissario all’ambiente); si è proseguito con le navi dei veleni documentate in studi di grande rilievo; si vuole adesso occupare tutto il territorio senza controlli. Noi diciamo basta.

Affare Sorical. Il frutto più mostruoso della giunta Loiero è stato la privatizzazione dell’acqua, con la creazione della partecipata regionale in combutta con la Veolia, la più potente multinazionale europea che controlla la proprietà e i profitti privati dell’acqua, cui è assegnato il 49%.

I cittadini dovrebbero pagare le bollette ai comuni, ad occhi chiusi, anche quando Reges invia quelle definite “pazze” per importi esosi o a volte non dovuti. I comuni dovrebbero pagare l’acqua a Sorical. Sorical dovrebbe ripartire i profitti (49/51%) tra sé e Regione. In parecchi comuni, però, a furia di tirare la corda, cittadini e sindaci hanno smesso di pagare Sorical, che può vantare crediti per oltre 200 milioni di euro (ed ogni tanto taglia l’acqua ai “morosi”).

Il colpo di genio del governatore è che, se approvato il progetto di legge derivante dalla delibera 71 del 20 febbraio scorso, la Regione costituisce una società che prevede la “acquisizione, da parte di selezionati istituti finanziari, dei crediti che Sorical vanta nei confronti dei comuni, anche in più tranches, con idonea garanzia da prestarsi da parte della Regione Calabria“: in pratica, versa alla Sorical con un prestito bancario i debiti dei comuni, e presta garanzia che li ripianerà alle banche se i morosi non pagano. Un capolavoro di autoreferenzialità. Che la Sorical apprezza, mentre spende i 130 milioni di euro a lei assegnati, su disposizione del ministro Antonio Di Pietro, per la trentennale e mai pervenuta diga del Menta.

Ma gli elettori, ne sono sicuro, non sono più tanto ingenui.

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Author: Cristina

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