Festival d’Autunno, conclusa la sezione culturale “Cibo è arte”

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Con “Fiabe a merenda” si è conclusa oggi la sezione culturale di “Cibo è arte”.

Una mattinata allegra e coinvolgente per un centinaio di bambini accompagnati dai loro genitori si è svolta nel Complesso “S. Giovanni” di Catanzaro, appuntamento voluto dal direttore artistico Antonietta Santacroce. La storia è stata pensata, scritta e realizzata dai bambini del Laboratorio Teatro Incanto con la collaborazione dell’insegnante di recitazione Elisa Condello che ha contribuito a legare le varie parti recitate. I personaggi delle favole, annoiati dal ripetersi continuo delle loro avventure, decidono di spostarsi nel nostro mondo per conoscere i bambini veri, gli spettatori delle loro storie e aiutarli ad essere felici! Conosceranno il nostro mondo, si scontreranno con i nostri problemi.

«Tutto è stato fatto per alimentare la risorsa più importante dei nostri bambini, l’immaginazione», ha dichiarato Francesco Passafaro, deus ex machina del Teatro Incanto che attualmente sta lavorando alla riduzione teatrale “C’era una volta” che debutterà domenica 15 novembre a conclusione del Festival d’Autunno all’Auditorium “Casalinuovo” basato su due favole dell’umanista calabrese Letterio Di Francia.

Nella giornata di ieri presso la Camera di Commercio di Catanzaro ha ospitato il settimo e ottavo appuntamento della stessa sezione. Ripartire dal territorio e dalla sua valorizzazione per ritrovare l’identità e insieme la strada per un futuro possibile è il messaggio lanciato dal direttore artistico del Festival d’Autunno.

L’incontro ha voluto «approfondire le tematiche correlate all’aspetto economico del cibo coniugando la teoria alla pratica e facendo incontrare la scienza universitaria con il mondo dell’imprenditoria per meglio comprendere l’importanza di essere orgogliosi delle proprie origini e di avere la forza di sostenere le piccole e grandi aziende del territorio», come ribadito da Antonietta Santacroce.

A discutere di “Business del gusto: economia, sicurezza e salute” il professore Rocco Reina, docente di Organizzazione aziendale presso l’Università Magna Graecia e la professoressa Tiziana Montalcini, docente di Scienze tecniche dietetiche presso la stessa università catanzarese. Il comparto europeo legato al gusto occupa circa 7 milioni di persone in 1,5 milioni di imprese. «L’Italia – ha sottolineato il professore Reina – è al secondo posto dopo la Spagna per numero di imprese ma si tratta di un sistema frammentato e polverizzato».
La competizione, però, impone un ripensamento delle capacità gestionali e operative delle imprese del comparto che non può prescindere dalla qualità per sfruttare al meglio il potenziale e la tipicità dei prodotti calabresi.

Il cibo, del resto, fin dai tempi di Ippocrate viene considerato come una medicina e oggi, più che mai, «con la nutriceutica e gli alimenti funzionali – come ribadito dalla dottoressa Montalcini – e quindi con l’incontro tra i ricercatori e gli imprenditori il cibo assume un valore terapeutico e curativo. Gli alimenti funzionali, non a caso, potrebbero rappresentare il volano della crescita della nostra regione» incapace, come sottolineato dal moderatore Massimo Tigani Sava, di utilizzare e trasformare in fatturato i prodotti. Ad aver fallito in Calabria, però, è prima di tutto la cooperazione tra imprenditori e la capacità di fare rete per rispondere ad un mercato in continua evoluzione e per sconfiggere l’assenza di una politica dedicata.

«La cooperazione – ha detto Camillo Nola dell’Azienda Vinicola Ferrocinto e di Calabria Latte – è l’unico mezzo per superare i gap perché al momento la regione risulta impreparata rispetto ai temi dell’esportazione».
Internazionalizzazione e cooperazione sono, dunque, le parole d’ordine per superare il momento attuale anche di fronte alla mancanza di una cultura imprenditoriale estesa. «La Calabria – ha ribadito Daniele Rossi della Caffè Guglielmo – deve ancora capire cosa vuole fare da grande e se possiede la veste e l’intuito imprenditoriale». Occorre «puntare sulla qualità, su una buona rete distributiva e investire nella comunicazione», secondo Nuccio Caffo del gruppo che produce tra l’altro anche l’Amaro del Capo senza dimenticare la relazione con i ricercatori e con la scienza.

Le conclusioni sono state affidate al Presidente della Camera di Commercio Paolo Abramo che ha rimarcato la necessità di riconoscere gli sbagli commessi ed avere la «conoscenza, l’umanità e la capacità di comprendere che a mancare è sempre stata la capacità di stare insieme riconoscendo l’importanza di vedere nell’imprenditore concorrente un collega e non un avversario».

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