Bambola di stoffa appesa fuori sulla porta personifica la Quaresima

di TERESA CARMINE ROMEO

bambolina di stoffa che personifica la Quaresima, andava appesa fuori dalla porta, vestita bene o con il fazzoletto in testa e al collo, una collana di fichi secchi. Portava nella tasca del grembiule della salsiccia e del guanciale e in mano teneva il fuso, la lana era il simbolo dello scorrere del tempo.

Ai piedi aveva un’arancia o una patata con sette penne di gallina da staccare una alla settimana, ad indicare le sette domeniche che separano dalla Pasqua. Si diceva fosse la sorella di Carnevale, altre versioni la intendono, invece, come la moglie rimasta vedova di Carnevale, dopo il martedì grasso. Una immagine di donna vecchia, brutta, alta, esile vestita di nero.

Ricordo che a volte i miei nonni usavano l’espressione ”cchjù bruttu da quarisima”. Iniziava un periodo di penitenza e astinenza dalla carne e addirittura in casa non si spezzava per terra, i letti non venivano rifatti, le donne non si acconciavano i capelli, insomma, si rispettavano le usanze del lutto, soprattutto di venerdì. Quaresima viveva quaranta giorni, fino a quando in Chiesa si suona il Gloria che annuncia la resurrezione di Cristo.

 

Author: Redazione Notizie