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Municipio
Sede Comune: P.zza Cavour
Nome Sindaco: Dott. Stanislao Dima
Telefono: 0984.995035
E-Mail: comune.cerenzia@provincia.crotone.it
Sito Web: www.calabriaweb.it/cgi-bin/turismo/Localita/UserShowLocalita.pl?language=it&action=init&id=30001

Dati statistici

Codice FISCO: C501
Codice ISTAT: 101006
Prefisso: 0984
C.A.P.: 88833
Distanza Capoluogo: 47
Superficie: 24.2800
Denominazione Abitante: cerentinesi
Num. Abitanti: 1369
ASL Appartenenza:

Il primordiale insediamento pare si trovasse su un promontorio chiamato Scuzza, identificato con il nome di Pumentum (frutteto). La denominazione, in seguito, cambiò in Acherontia (etimologicamente potrebbe derivare da Acheronte, il fiume infernale della mitologia greca, oppure da Caronte il nome dato dai contadini alla fiumara che passava nel territorio prima di confluire nel fiume Lese). Nel tempo il nome subì vari cambiamenti: Acherenthìa, Acerenthia (da “acerus”, acero), Agerentìa e poi Cerentia (dal latino “Ceres”, antica divinità italica protettrice della campagna), Gerenthìa (dal greco “gherontìa”, adunanza di vecchi), Gerentya fino all’attuale Cerenzia. Il borgo fu eretto sede vescovile nella seconda metà del IX secolo. Questo contribuì notevolmente allo sviluppo religioso della zona che portò alla fondazione dell’Ordine forense a San Giovanni in Fiore. Nel periodo normanno il paese sembra avesse assunto anche un ruolo politico-strategico importante. Nel suo territorio, infatti, erano compresi i casali Castelsilano, Belvedere Spinello e Caccuri. Il primo feudatario fu Manerius Geruntius. Agli inizi del XIII secolo, sotto gli Svevi, fu una dipendenza della contea di Crotone con a capo Stefano Marchisoto o Marchiforte. Quando il potere passò agli Angioini il feudo fu governato da Giovanni Pluvier de Norillis o de Ercusilles che lo mantenne solo per pochi mesi. A lui successe, nel 1270-72 il nobiluomo Palmerio de Corrilies. A questo punto non si hanno notizie precise sui feudatari fino al 1303, quando Cerenzia risulta tra i possedimenti di Enrico e Matteo de Riso. Il loro casato mantenne il feudo fino alla metà del XIV secolo, successivamente subentrarono i Ruffo, conti di Montalto, che ne conservarono l’intestazione fino al 1464, anno dell’arresto per ribellione e conseguente confisca dei beni di Marino Marzano Ruffo per ordine di re Ferrante d’Aragona. Cerenzia fu quindi integrata nello stato di Cariati e concessa a Girolamo Riario, principe di Imola, nel 1479. Il feudo cariatese nel 1486 fu acquistato con le dipendenze, ivi compresa Cerenzia, da Francesco Coppola, conte di Sarno, che però fu spoliato dei beni quello stesso anno per aver partecipato alla “Congiura dei Baroni”. Re Alfonso TI d’Aragona, nel 1494, concesse Cariati e Casali come bene dotale della figlia Sancia in occasione del suo matrimonio con Goffredo Borgia d’Aragona, figlio naturale di papa Alessandro VI: Cerenzia entrava nei possedimenti dei principi di Squillace. Nel 1505 Ferdinando il Cattolico concesse la contea di Cariati a Giovan Battista Spinelli, duca di Castrovillari e barone di Fuscaldo. Gli Spinelli tennero Cariati (con Cerenzia casale) molto a lungo, incardinandovi anche il titolo di principi. Nel 1615 Scipione TI Spinelli vendette il casale di Cerenzia, che di lì in poi ebbe vita feudale autonoma, ad Antonio Rota di Pedace (dei baroni di Belvedere Malapezza), il cui casato mantenne la titolarità fino al 1785, anno della morte dell’ultima erede Rota, Ippolita, che portò Cerenzia, divenuta principato nel 1717, nei beni della famiglia del marito: Vincenzo Giannuzzi Savelli di Pietramala. Il feudo rimase sotto l’amministrazione dei Giannuzzi Savelli fino alla promulgazione delle leggi eversive della feudalità (1806). Col nuovo ordinamento amministrativo imposto dai Francesi nel 1807, Cerenzia divenne università nel governo di San Giovanni in Fiore. Con l’istituzione della provincia di Catanzaro passò nella giurisdizione di Umbriatico. A causa delle epidemie di malaria, provocate dagli acquitrini originati dal vicino fiume Lese, e dei terremoti subìti nel corso del tempo, il borgo si dimostrò ben presto invivibile. Nelle case popolari, monolocali malsani senza servizi igienici in cui si usava coabitare con animali domestici, si soffriva soprattutto la mancanza di acqua potabile. Le autorità amministrative locali decisero, quindi, il trasferimento in una zona più salubre. Venne scelto il territorio di Paparotto, tra le colline della Presila, e qui, su progetto dell’ingegnere provinciale Primicerio, nel 1844 partirono i lavori di costruzione del nuovo sito urbano. Tra il 1860 e il 1862 avvenne il trasferimento degli abitanti. Cerenzia nel 1928 fu retrocessa a frazione di Caccuri. Riacquistò definitivamente l’autonomia amministrativa nel 1946, grazie alla proposta di legge del deputato Roberto Lucifero.




Il Gonfalone
IL GONFALONE Drappo giallo, riccamente ornato di ricami argentati e caricato dello stemma con l’iscrizione centrata in argento recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo e i cordoni sono argentati. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento. LO STEMMA Partito: nel primo, di rosso, due stelle dorate a otto raggi e in mezzo la scritta, a caratteri d’oro, «Sancte Theodore adesto»; nel secondo, d’azzurro, una croce greca di nero e due colonne spezzate su campo verde. Ornamenti esteriori da Comune.

La Geografia
Il piccolo borgo della provincia di Crotone è posto alle pendici della Sua. Il centro abitato si trova a 650 metri sul livello del mare. Il territorio ha una superficie di 24,28 kmq e confina con i comuni di Caccuri e Castelsilano. Dista 40 km da Crotone.

L'Economia
Il traino dell’economia cerentinese è il comparto agricolo. Il paese è quarto nella provincia di Crotone per produzione di olio (è una qualità particolarmente buona, a basso grado di acidità). Cerenzia ha anche aderito all’Associazione nazionale “Città dell’olio” (con sede a Siena) nata per diffondere la cultura dell’extravergine. Tra le aziende a conduzione familiare della zona, le più rappresentative sono: Martucci, Ferrarelli, Aragona, Belcastro, Caputo, Mele, Bonanno e Morrone. Alcune sono dedite soltanto alla coltivazione, altre provvedono anche alla trasformazione delle olive in olio. Di recente è stata costituita la cooperativa “Acheronthia”. Ulivi a parte, il territorio di Cerenzia è coltivato anche a vigneti, fichi d’india e grano. Di ottima qualità, infine, è il miele locale. Da circa un trentennio, poi, si è piano piano sviluppato un altro settore che oggi occupa un ruolo importante nell’economia del paese. A Cerenzia ci sono, infatti, molte imprese artigiane. Alcune lavorano il ferro, altre il legno (in paese è famoso Francesco Guarascio, fine intagliatore), altre ancora l’oro. Una buona parte della popolazione attiva, però, preferisce il “posto fisso”. Molti sono impiegati nelle forze dell’ordine e altri lavorano nella locale “Lavanderia industriale” o nelle quattro imprese edili esistenti nel territorio. Il reddito pro capite è medio e alta la percentuale di disoccupazione tra i giovani.

Itinerari
Cerenzia offre una duplice possibilità al turista. Oltre alle moderne piazze ispirate da artisti calabresi anche di fama internazionale, si consiglia una visita al vecchio borgo. Momenti di tranquillità, invece, si possono vivere nelle fitte pinete che circondano il paese.

 
 
Le informazioni presenti sono state acquisite da "Enciclopedia dei Comuni della Calabria" distribuita da: "il quotidiano"

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