Il paese di origine albanese (arbreshe), secondo alcuni studiosi, nacque grazie a Demetrio Reres nel XV secolo. Il generale era stato inviato in Calabria dal capitano generale d’Albania, Giorgio Castriota Skanderbeg, per aiutare Ferdinando I d’Aragona (re di Napoli), dopo la rivolta fomentata dai feudatari rimasti fedeli agli Angioini. Altri storici, invece, sono propensi a ritenere che il villaggio preesistesse e che con la venuta di Reres sia stato ripopolato. Il territorio di Carfizzi faceva parte, secondo la ricostruzione del Galasso (peraltro da alcuni contestata) dell’imponente complesso feudale della contea di Santa Severina, a sua volta frammento dell’antica signoria del marchese di Crotone Antonio Centelles, protagonista di diverse ribellioni contro la dinastia regnante aragonese. Carfizzi, quindi, rimase suffeudo di Santa Severina, unitamente ai territori degli attuali comuni di Roccabernarda, Castelsilano, Petilia, Cirò, Cotronei, 5. Mauro e Cutro. Secondo altre versioni Carfizzi faceva parte invece del feudo di S. Venera, appartenuto ai Centelles. Nel 1476 la famiglia Morano di Catanzaro entrò in possesso di Carfizzi e Cotronei, mantenendone la titolarità fino alla fine del secolo XVI con alterne vicende. Sembra, infatti, secondo la ricostruzione del Valente, che il feudo sia stato alienato per un breve periodo alla famiglia Badolato (nella persona di Giovan Filippo Badolato da Cosenza, nel 1563), per poi rientrare nel patrimonio dei Morano. Verso la fine del XVI secolo, per il matrimonio di donna Anna Morano con don Maurizio Moles, questi divenne nuovo feudatario del territorio. Successivamente, Carfizzi venne acquisita dai Sersale cui seguirono i de Filippis (1648 con Valerio) e, verso la fine del XVII secolo, i Pisciotta di Casabona. Il feudo, quindi, passò ai Moccia che, nel 1698, vi incardinarono il titolo di duchi. Scipione Moccia, marchese di Casabona, aveva ereditato Carfizzi grazie a una lontana parentela con Tommaso Pisciotta, ultimo esponente del suo casato. La linea feudale dei Moccia si estinse per successione femminile in quella dei Crispano. Nel 1767 Carlo Crispano alienò la terra di Carfizzi, estinto il titolo di duca, a Francesco Malena che, a sua volta, nel 1768 riuscì a ottenervi il titolo trasmissibile di marchese. I Malena furono gli ultimi feudatari, colpiti dalle leggi eversive della feudalità del 1806. La riforma amministrativa di Gioacchino Murat portò il paese (1811) sotto l’influenza del comune di San Nicola dell’Alto del quale rimase frazione fino al 1904. Divenuto autonomo, gli furono assegnati i territori di Terzo di Golfo, Trivio, Pulice, Cugnale di Mezzo, Marturana Soprana e Sottana, Crisma Soprana e Sottana e Montagnella. Un’autonomia che, però, all’inizio non fu piena. Il bilancio, infatti, era unico e gestito in prevalenza da San Nicola. Anche gli uffici comunali si trovavano tutti nell’altro Comune. Tra i due paesi, inoltre, c’era una forte rivalità per una vertenza sulla proprietà di località Montagnella. La disputa durò fino al 1910, anno in cui la zona fu definitivamente assegnata a Carfizzi.
La Geografia
Il centro del Crotonese si trova a 510 metri di altezza. Confina con i comuni di Pallagorio, Umbriatico, San Nicola dell’Alto, Cirò e Melissa. Ha una superficie di 20,34 kmq. Dista da Crotone 45 km.
L'Economia
Il paese in seguito alle continue migrazioni ha subìto un lento spopolamento. Sono gli anziani che con le pensioni aiutano il bilancio familiare spesso integrato dalle rimesse degli emigrati. Molti i pendolari (impiegati, professori, liberi professionisti e operai) che ogni giorno per motivi di lavoro si recano nei grandi centri limitrofi. Gli artigiani, un tempo numerosi, sono rimasti in pochi (un falegname, Casimiro Amato, un fabbro, Vincenzo Lettieri, e un orafo, Domenico Viviani). I comparti economici trainanti sono l’agricoltura e l’allevamento. La prima si è specializzata nella coltivazione di uva e olive. Buono anche il miele locale prodotto soprattutto dalle aziende Varipapa e Spadafora. Dal latte di bovini e ovini, invece, si ricava un ottimo formaggio che è però commercializzato soltanto a livello familiare.
Itinerari
Le viuzze strette tra le case basse si addentrano nel cuore del piccolo centro un tempo vitale. Archi a mattoncini disegnano suggestivi passaggi tra i palazzi antichi che sono abbelliti da piccoli balconi in ferro battuto e dai preziosi portali in pietra. Piazza Skanderbeg è il salotto della città. Qui ci si incontra nelle fresche sere estive. Nella pavimentazione di questa piazza panoramica è inserita una lastra con un bassorilievo in bronzo raffigurante l’aquila bifronte, simbolo dell’Albania. Intorno all’abitato, il verde lussureggiante del parco La Montagnella rivela la bellezza incontaminata del territorio di Carfizzi. |