I liberi professionisti devono studiare di continuo. L’aggiornamento
è un pilastro della professione, perché se gli
“aziendalisti” soffrono, gli agronomi e i forestali
“hanno molte altre frecce al loro arco”. E’
ora di sfruttare completamente e compiutamente le competenze
assegnate
(21 Gennaio 2006 TN 2 Anno 4)
di Alberto Grimelli
L’agronomo e il forestale non è un tuttologo
ma può fare di tutto.
Una lettura approfondita dell’articolo 2 dell’ordinamento
professionale ne è la prova più evidente e lampante.
Non so, ad esempio quanti colleghi sappiano che tra le nostre
competenze vi è lo studio, la progettazione, la direzione,
la sorveglianza delle piste da sci ed attrezzature connesse,
come pure la statistica, le ricerche di mercato, il marketing,
le attività relative alla cooperazione agricolo-forestale,
all’industria di trasformazione dei prodotti agricoli,
zootecnici e forestali ed alla loro commercializzazione, anche
organizzata in associazioni di produttori, in cooperative
e in consorzi.
Ovvio che tanto spazio d’azione richieda molto studio.
Il professionista deve dedicare, come ricordato dalla Vice
Presidente del Conaf Norci durante il convegno “il ruolo
del dottore agronomo e forestale: quale futuro?” a Livorno,
molto del proprio tempo lavorativo all’aggiornamento,
alla lettura di norme e regolamenti, come pure di testi tecnici.
“Gli aziendalismi – ha ricordato Ceccherini, Presidente
della Federazione Toscana dell’Ordine degli agronomi
e forestali – stanno vivendo un grave momento di difficoltà
dopo che hanno portato nelle imprese agricole, tecniche e
tecnologie agronomiche all’avanguardia. Hanno attivamente
contribuito allo sviluppo delle aziende agricole, ora che
il comparto sta vivendo un momento di difficoltà ne
risentono. Invito a guardare quindi oltre, alle numerose aperte,
piuttosto che incaponirsi su quelle chiuse.”
Il verde urbano, la pianificazione territoriale, la forestazione
sono ambiti ancora non sufficientemente esplorati, dove i
pochi agronomi che vi operano sono dei pionieri.
Altri settori sono poi proprio inesplorati. “E’
un momento in cui possiamo affermare – ha affermato
Emilino Niccolai, Presidente dell’Ordine di Livorno
– una primogenitura in alcuni settori che rappresentano
il futuro, come le energie rinnovabili, i biocombustibili,
ma anche in comparti più di nicchia ma che ci sono
propri come l’acquacoltura.”
Il futuro del dottore agronomo e forestale – o ingegnere
agronomo e forestale? – è roseo. Non è
solo una professione spregiudicata di ottimismo, è
la società che richiede sempre maggiormente sostenibilità
ambientale, sicurezza alimentare, verde… Vuole l’agronomo.
Vuole il forestale. Solo che, purtroppo, non lo sa.
Occorre allora che l’agronomo e il forestale facciano
sentire la loro voce, di professionisti preparati e qualificati,
nelle istituzioni.
Occorre che l’Ordine partecipi maggiormente e più
attivamente ai dibattiti nella e della società civile,
evitando però, operazione ardua, di lasciarsi coinvolgere
in disquisizioni o intrighi politici.
Dopo l’insediamento l’Ordine di Livorno ha predisposto
un fitto calendario di incontri e percorsi formativi (in allegato).
Livorno ha un nuovo Ordine e nuove parole d’ordine:
formazione e innovazione.
Teatro Naturale – 21/01/06
|