"Mi auguro che la nuova revisione del Regolamento 2092/91
venga approvata entro il primo semestre di quest’anno
grazie alla presidenza UE dell’Austria, nazione che
come l’Italia presenta una vasta diffusione sul proprio
territorio di agricoltura biologica e per questo condivide
la stessa avversione italiana nei confronti delle coltura
OGM.
Finalmente abbiamo un nuovo testo di legge sull’agricoltura
biologica che per la prima volta definisce questo concetto
in termini di principi ed obiettivi, facendo piazza pulita
di una rappresentazione dell’agricoltura biologica fatta
solo di burocrazia e di norme di controllo e riconsegnandole
il ruolo di strumento fondamentale delle politiche comunitarie
in termini di sviluppo rurale.
Nel nuovo regolamento, infatti, già nel primo “considerando”
(premessa che costituisce comunque parte integrante della
legge), la produzione biologica viene definita come “un
sistema globale di gestione dell’azienda agricola e
di produzione di cibo che combina le migliori pratiche ambientali,
un alto livello di biodiversità, la conservazione delle
risorse naturali, l’applicazione di elevati standards
per il benessere animale e una produzione in linea le preferenze
dei consumatori per prodotti ottenuti usando sostanze e processi
naturali”.
In questo contesto il nuovo regolamento comunitario riscopre
anche il fondamentale ruolo sociale dell’agricoltura
biologica, in grado di “salvaguardare i beni pubblici
contribuendo alla protezione dell’ambiente e del benessere
animale così come allo sviluppo rurale”.
Una premessa importante, che nei fatti vale l’intera
legge e che ci permetterà, se lavoreremo bene, di sanare
la frattura sempre più ampia che si sta determinando
tra la rappresentazione teorica ed ideale dell’agricoltura
biologica, che siamo abituati a portare in giro, e la sua
corretta e pratica applicazione. L’attuale regolamento
CEE 2092/91 si limita, infatti, a fissare un elenco di pratiche
ammesse e pratiche non ammesse, senza valutare adeguatamente
le conseguenze ambientali del modo con cui queste pratiche
sono attuate a livello della azienda agricola e di uno specifico
territorio; lo stesso impiego di fertilizzanti organici se
attuato senza alcun criterio può portare, come sappiamo,
conseguenze dannose per l’ambiente come l’inquinamento
delle falde superficiali o un eccesso temporaneo di nutrienti
nel terreno (a seconda dell’ambiente e del periodo di
distribuzione).
Nel nuovo contesto di agricoltura biologica intesa come agricoltura
ambientale e sostenibile che la proposta di regolamento ci
consegna, viceversa, alcuni temi sono meglio approfonditi,
come per esempio quello relativo all’uso razionale e
alla protezione delle risorse naturali (un tema forte nel
mezzogiorno d’Italia ed in generale in tutti i paesi
aridi del mediterraneo quando si parla di acqua), o quello
relativo all’uso delle risorse rinnovabili nell’azienda
(riaprendo nei fatti la discussione sul bilancio energetico
dell’agricoltura); questi nuovi temi aprono scommesse
per noi inedite, e sui quali tutti i soggetti del sistema
(compreso ICEA) dovranno confrontarsi nei prossimi mesi. Quali
parametri utilizzeremo a questo scopo, quali limiti verranno
fissati, quali indicazioni dovremo fornire per la gestione
della azienda agricola sono tutti aspetti che giustamente
il legislatore lascia aperti perché dovranno adattarsi
alle specificità dei territori.
Un percorso, quello indicato dalla proposta di legge, utile
per superare l’indegna stagione delle deroghe ed affrontare
finalmente in modo aperto la ricerca delle migliori soluzioni
adatte al territorio per raggiungere quegli obiettivi ambientali
e sociali definiti dalla nuova legge e insiti nel concetto
di agricoltura biologica; un lavoro da avviare subito soprattutto
per definire quei tavoli di concertazione che su questo dovranno
assumere le decisioni più importanti.
L’unico limite analitico che viene fissato direttamente
dalla proposta di regolamento è quello relativo alla
contaminazione accidentale con OGM, con evidenti ripercussioni
sia sotto l’aspetto pratico che legale: rimane il fatto
che l’impegno di tener fuori gli OGM dalle produzioni
biologiche, non può essere un obiettivo solo del produttore
biologico ma un impegno di tutta la collettività, come
dimostra la sostanziale impraticabilità della così
detta coesistenza; in questo contesto il nostro maggiore sforzo
è quello di evitare di scaricare unicamente sui produttori
biologici il peso e la responsabilità di questa purezza.
Sempre in termini di modifiche necessarie è utile
richiedere la estensione nel campo di applicazione della legge
anche al settore della ristorazione ed in particolare di quello
della ristorazione collettiva sempre più importante,
soprattutto nel nostro paese, per la diffusione del consumo
di prodotti biologici.
Per lavorare a queste ulteriori e necessarie modifiche la
strada da seguire è sicuramente quella della partecipazione
e della più ampia consultazione: è tempo infatti
che i diretti interessati facciano sentire la propria voce.
PS: Dal 1 gennaio 2006 è diventato cogente il regolamento
882/2004 che inquadra il controllo delle produzioni biologiche
nell’ambito dei controlli pubblici ufficiali della UE
sugli alimenti; questo regolamento rimanda alle autorità
competenti nazionali la definizione di tutto l’impianto
sanzionatorio e dei provvedimenti da intraprendere a seguito
del rilievo delle NC. Se da un lato diventiamo “pubblici”
con indubbi benefici per il nostro lavoro, dall’altro
ci preoccupa la nota inerzia amministrativa italiana come
testimonia la triste vicenda della mancata revisione del DL
220/95.”
Nino Paparella
Presidente
01/02/2006
|