Al Palazzo della Cultura di Locri “C’è un cadavere in giardino”

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Locri Teatro: Stasera al Palazzo della Cultura, la commedia di Norm Foster “C’è un cadavere in giardino”
A poche ore dall’evento teatrale, l’intervista ai due attori protagonisti, Miriam Mesturino e Sergio Muniz

Dopo la partenza sold-out del primo evento in abbonamento della stagione “Locri al Teatro 2023/2024”, con il concerto “Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi con protagonista la violinista coreano-americana Elly Suh, accompagnata dalla Senocrito Festival Orchestra, un nuovo appuntamento è in programma questa sera, alle 18,30, al Palazzo della Cultura.

Si tratta della commedia “C’è un cadavere in giardino” (titolo originale Self Help) del geniale drammaturgo canadese Norm Foster (la versione italiana della pièce è di Pino Tierno e Consuelo Versace) per la regia di Silvio Giordani, uno spettacolo travolgente che questa sera, aprirà ufficialmente il cartellone della rassegna del Centro Teatrale Meridionale, sotto la direzione artistica di Domenico Pantano.
A portare in scena, per la prima volta in Italia, la sagace commedia, gli attori protagonisti Sergio Muniz e Miriam Mesturino.
Con loro sul palco, anche Maria Cristina Gionta, Luca Negroni, Giuseppe Renzo e Valentina Maselli.
Una produzione teatrale che ha tutti i presupposti per far divertire gli spettatori, tenendoli con il fiato sospeso fino all’ultima battuta.
E a poche ore dallo spettacolo, abbiamo incontrato i protagonisti Sergio Muniz e Miriam Mesturino.
Per la prima volta in Italia, portate in scena la commedia del drammaturgo canadese, Norm Foster, “C’è un cadavere in giardino”, descritta come una sorta di farsa giallo/rosa. Voi interpretate due attori, Aldo e Cinzia Selvaggi, che non hanno grande successo, tanto da lanciarvi in un’attività di “guru” che, a conti fatti, risulterà più redditizia, fino a che ad un certo punto, le vostre vite apparentemente felici, si sgretoleranno…

Miriam Mesturino:«Si, proprio così. Dal momento che come attori di teatro, io e mio marito (interpretato da Sergio Muniz), guadagniamo poco e fatichiamo tanto, ad un certo punto leggendo un libro sull’auto-aiuto, il mio personaggio ha un’intuizione, ovvero trasformarci in “guru dell’auto-aiuto”, un’attività che è vero risulterà molto redditizia, ma che ci porterà anche ad ingannare ed illudere tanta gente che ci segue. Questo nuovo stile di vita provocherà una distanza nella coppia, il nostro rapporto si incrinerà, tanto da portarmi ad avere storie occasionali, nello specifico, con il nostro giardiniere. E sarà proprio in quel momento che mio marito, ci coglierà in flagrante mentre il povero giardiniere sarà colto da un infarto improvviso, per la paura di esser stato scoperto.

Da lì, comincia tutta la vicenda della commedia, con un “ingombrante e imbarazzante” cadavere che dobbiamo riuscire ad occultare in qualche modo. In tutto questo, entreranno in scena altri quattro personaggi divertenti, una cameriera, un poliziotto, un agente teatrale e un giornalista investigativo che, creeranno difficoltà nell’occultamento del cadavere. C’è un grande dinamismo nello spettacolo, un moderno vaudeville, in cui ci sono porte che si aprono e si chiudono, così come campanelli, squilli del telefono e citofono che diventeranno parte integrante dello spettacolo».

Sergio Muniz:«Si, le nostre vite si erano in realtà già sgretolate, perché dopo sette anni di successi, facendo i finti guru dell’auto-aiuto, la relazione tra me mia moglie (interpretata da Miriam Mesturino), piano piano si inclina. Tutto precipita quando lei prova a tradirmi con il giardiniere, non riuscendo a “concludere” perché il giardiniere muore, colto da un infarto, quando io scopro mia moglie in flagrante adulterio. Ci si troverà dinanzi a un bivio: o far crollare il castello di sabbia creato in tutti questi anni da me e mia moglie, disegnandoci o vendendoci come la coppia perfetta che ti insegna come vivere, come aiutarti o raccontare tutta la verità alla polizia e quindi il tradimento di mia moglie con il giardiniere, deceduto poi per un arresto cardiaco. Filosoficamente parlando, si dovrà decidere se sacrificare l’anima per il successo o il successo per l’anima».

Come è stato approcciarsi al testo e ai vostri personaggi?

Miriam Mesturino:«Faccio l’attrice da quando avevo otto anni, sono più di quarant’anni e ogni volta affrontare un nuovo personaggio è una bella sfida, molto interessante e divertente. Il personaggio che interpreto nella commedia di Foster è ben tratteggiato, ho seguito le indicazioni del testo, è un personaggio che pur essendo una donna abituata a recitare, anche furba, indubbiamente però si trova a dover affrontare una situazione del tutto nuova per lei, avrà dei momenti di smarrimento, non le era mai successo di trovarsi un morto dentro casa con cui inoltre, stava per avere un rapporto sessuale».

Sergio Muniz:«Il mio personaggio non mi somiglia per niente e mi sono approcciato cercando di capire come dare un po’ di me e della mia esperienza, come faccio sempre nel mio lavoro ed ho trovato tanti spunti, in quello che faccio già nella mia vita. Faccio l’attore ma al contempo pratico anche yoga da diversi anni, ogni tanto insegno, con la mia compagna infatti, abbiamo uno studio in Liguria e quindi conosco un po’ di questo mondo, dentro il quale spesso, si trovano anche un po’ di ciarlatani che ho conosciuto. Anche da questo, ho tratto degli elementi utili per interpretare il mio personaggio».
E’ una commedia che tiene gli spettatori col fiato sospeso fino all’ultima battuta, tante risate con un linguaggio ironico, colto e beffardo ma al contempo anche cinico?
Miriam Mesturino:«Norm Foster è un commediografo molto noto che sa scrivere molto bene, quindi tutta la commedia e tutti i personaggi sono molto tratteggiati. Cinico indubbiamente, perché quando decidiamo di sbarazzarci del cadavere, non ci facciamo alcuno scrupolo. Io addirittura, ad un certo punto, ho una crisi di coscienza, per cui pur inizialmente avendo qualche esitazione e facendolo presente a mio marito, poi decido di proseguire nell’intento, dimostrandoci, entrambi, estremamente cinici».

Sergio Muniz:«E’ una commedia velocissima, ciò è una delle sue particolarità. Non mi era mai capitato un lavoro nel quale si procedeva così speditamente dall’inizio alla fine, ininterrottamente. La comicità quasi sempre prende spunto dalla tragedia, ridere di una tragedia è un qualcosa di beffardo, come ridere ad esempio, delle sfighe dell’italiano medio, se consideriamo nomi del calibro di Paolo Villaggio in Fantozzi o lo stesso Totò.

La morte del giardiniere in questa commedia, vista dalla sua famiglia, ad esempio, di comico ne ha ben poco, però dal punto di vista del pubblico, per l’atteggiamento che portiamo in scena io e Miriam, nel ruolo di Aldo e Cinzia Selvaggi, è in realtà comico, fa ridere. In scena siamo in sei, ognuno con la propria identità, con un proprio personaggio carico di divertimento. In un certo senso, i personaggi interpretati da me e Miriam Mesturino, sono i più normali, teatralmente parlando, i presentatori della situazione. Poi entreranno in scena dei personaggi più forti, decisi, al di sopra delle righe: la nostra agente teatrale che aiuterà me e mia moglie a risolvere la situazione, interpretata da Valentina Maselli; poi la domestica, il personaggio più esilarante, interpretato da Maria Cristina Gionta; ed ancora, Giuseppe Renzo nei panni del giornalista ficcanaso, che cerca in tutti i modi di venire a capo della verità per smascherare questi due cialtroni di Aldo e Cinzia Selvaggi; ed infine, il poliziotto, interpretato da Luca Negroni».
“C’è un cadavere in giardino” è una commedia che il pubblico sta accogliendo molto bene, in molti teatri è stato registrato il sold out. Prox tappe della tournée?

Miriam Mesturino:«E’ vero, abbiamo avuto un ottimo riscontro, nelle tappe precedenti della tournée, il pubblico si è divertito tantissimo. Locri è l’ultima data della nostra prima tranche di tournée, con ogni probabilità la riprenderemo nella prossima stagione teatrale. Dopo l’emergenza sanitaria, anche la situazione nei teatri, piano piano si sta risollevando, si è in una fase di ripresa. Quello che abbiamo riscontrato in questi mesi, portando in giro questo spettacolo, è che la gente continua ad avere tanta voglia di andare a teatro, in molti teatri infatti, abbiamo registrato il sold out».

Sergio Muniz:«C’è un cadavere in giardino è il terzo lavoro teatrale che faccio dopo il Covid, sicuramente sono stati anni difficili non solo per noi artisti ma anche per chi lavora dietro la produzione. Il pubblico ha apprezzato molto questo lavoro di Foster, dovunque siamo andati, la risposta è stata positivissima. Il pubblico ha dimostrato ancora di più, dopo l’emergenza sanitaria, di avere voglia di frequentare i teatri. Ho riscontrato un incremento del pubblico, a prescindere dagli abbonamenti, meno abbonati e più vendita di biglietti singoli. Questo è un buon segno».

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Author: Redazione Notizie