Saline Joniche (RC), l’ingegnere Moro: “Nell’Italia degli anni a venire trova ancora posto il carbone”

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centrale a carbone

di Francesco Iriti

“Nell’Italia degli anni a venire trova ancora posto il carbone”. Antonino Moro, dell’osservatorio Congiunturale per l’Economia e lo Sviluppo del Territorio, arriva a questa conclusione dopo aver fatto un’ampia disamina del progetto della Sei che prevede la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche.

“Sembrerebbe proprio così visto che il progetto della centrale termoelettrica a carbone è esposto alla mostra “Stazione Futuro. Qui si rifà l’Italia” – continua Moro – allestita presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino”.

Nella nota dell’osservatorio si evince che “il consumo di carbone è in continua crescita e nei paesi industrializzati, dove già operano oltre un migliaio di grandi centrali a carbone, parecchie sono quelle in fase di costruzione o di progetto”.

Lo stesso Moro ponendosi rifacendosi al perché dell’utilizzo del carbone, risponde che “i principali vantaggi sono connessi alla maggiore economicità, alle riserve di tale combustibile che offrono maggiori garanzie sia in termini di durata nel tempo sia in termini di sicurezza negli approvvigionamenti, alle innovative tecnologie adottate negli impianti di nuova generazione che permettono raggiungere valori di rendimento maggiori rispetto agli impianti tradizionali e, riduzione delle emissioni a parità di energia prodotta”.

“Il progetto della centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche, che adotta una delle possibili nuove soluzioni tecnologiche disponibili allo stato dell’arte attuale e, nello specifico, – continua la nota – quella fondata sui cicli a vapore ultrasupercritici con caldaia alimentata a polverino di carbone, presenta un rendimento previsto del 45,5% nettamente maggiore di quello degli impianti tradizionali (inferiore al 40%)”.

Subito dopo, l’ingegnere Moro considera vari aspetti a sostegno della sua tesi. “Per quanto concerne il punto di vista economico, appaiono evidenti i benefici sia sull’economia locale connessi all’indotto diretto in fase di costruzione e di esercizio ed all’indotto indiretto. Considerando invece gli aspetti di tipo ambientale, sono previste soluzioni innovative ed all’avanguardia per minimizzare le emissioni in atmosfera e le possibili ricadute al suolo, tali da garantire livelli di concentrazione al suolo di inquinanti, in fase di esercizio della centrale, molto al di sotto delle soglie previste nei limiti normativi”.

“Per quanto concerne le possibili conseguenze sull’agricoltura, recenti studi hanno messo in evidenza l’assenza di impatti sul livello di concentrazione di inquinanti sul suolo – aggiunge l’esponente dell’osservatorio Congiunturale per l’Economia e lo Sviluppo del Territorio –  e che province dotate di centrali a carbone presentano una produzione agricola di alta qualità. Un discorso a parte meritano le emissioni di CO2, in quanto, essendo tale gas innocuo per l’uomo, non vanno ad interessare le problematiche locali, ma sono tema di discussione della comunità mondiale”.

“Possiamo oggi tranquillamente affermare che l’investimento proposto per Saline Joniche dalla Società Sei SpA – conclude Moro – può assurgere quale straordinario volano di sviluppo per l’intero territorio interessato”.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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