Mallamaci sull’assegnazione del Minatore 2010

paolo roberto mallamaci

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Ho appreso dalla stampa dell’alto riconoscimento del Minatore d’oro che l’Amministrazione di Motta San Giovanni intende conferire alla memoria del compianto Dott. Bruno Attinà, illustre medico e politico lazzarese che nel corso della propria esistenza si è prodigato a favore dei propri assistiti ed in genere di tutta la popolazione del basso jonio reggino, impiegando la propria professionalità per coloro i quali, colpiti dalla terribile ed inesorabile malattia della silicosi, nel corso dei decenni a cavallo tra gli anni settanta e novanta, hanno vissuto un calvario di sofferenza e di dolore, prima di essere piegati in modo inesorabile dalla malattia.

Tale decisione  della commissione preposta è assolutamente condivisa da tutta la popolazione del comune di Motta San Giovanni e da coloro i quali ebbero la fortuna di conoscere e collaborare con il compianto dottore Attinà.  Non posso essere certamente io a tracciare il tessuto umano e professionale di  Don Bruno, persona gioviale ed amabile, grande oratore e fine umorista, che oltre ad essere un grande medico fu un  politico molto apprezzato sfiorando nel 1976 una elezione insperata al parlamento nazionale nel PCI, allorquando vigeva il centralismo democratico e tra i comunisti valeva  la ferrea disciplina di partito.

Attinà, pur non essendo tra coloro i quali erano indicati dalla segreteria romana sfiorò il seggio in parlamento, arrivando ad essere il primo dei non eletti, grazie alla stima ed all’affetto che si era guadagnato tra la gente comune. Inoltre nel 1993, fu eletto Sindaco di Motta San Giovanni ( il primo con il sistema dell’elezione diretta dopo il 1970) dando prova di grande capacità amministrativa. A Lui va dato il merito di essersi battuto perché ai lavoratori delle miniere ed alle loro famiglie venissero riconosciuti i benefici previsti per le categorie protette, essendo il primo animatore di un dibattito che sfociò poi nella legge 780 del 1975 che riconosceva questi benefici ai silicotici ed agli eredi di coloro i quali erano prematuramente deceduti a causa della malattia.

Da “eretico” illuminato si batté  fermamente in più di una occasione affinchè ai morti per silicosi fosse risparmiato lo strazio e l’umiliazione della autopsia per risalire alla causa del decesso, e nelle certificazioni di morte sfidando la legislazione di allora, assumendosi una responsabilità che il ruolo non gli conferiva, certificava di suo pugno l’avvenuto decesso per silicosi, dando una prospettiva un po’ meno amara alle vedove ed agli orfani. Con questo premio ad Attinà viene fatta giustizia a distanza di anni di una serie di “dimenticanze” ( o forse sarebbe più opportuno parlare di omissioni) da parte di chi ha avuto il merito di ideare il premio, snaturandolo dal naturale ruolo di evidenziare il sacrificio di chi, mottesi o non, si sono prodigati per fare crescere la nostra comunità.

Nel solco, di dare voce alle testimonianze di uomini illustri che il Comune di Motta può vantare, mi permetto di suggerire all’Amministrazione Comunale di Motta San Giovanni di rivedere drasticamente la toponomastica del Comune voluta dalla precedente Amministrazione guidata dal Sindaco  Verduci: essa è anacronistica, non rispondente alla cultura ed alla tradizione della comunità mottese, per alcuni versi offensiva laddove strade ricche di storia e di avvenimenti della cronaca sono state intitolate a coloro  i quali hanno tenuto un modello di vita assolutamente in contro tendenza con il sacrificio dei tanti eroi Mottesi, che nelle gallerie di tutto il mondo hanno, con la forza delle proprie braccia e con il sudore e con il pianto, alimentato la speranza di poter ritornare a casa ed abbracciare i propri cari.

Una toponomastica, dove gli esempi e le testimonianze dell’impegno antimafia nella nostra nazione sono state cancellate, dove il sacrificio di chi ha combattuto e vinto il terrorismo non è stato preso in considerazione, facendo prevalere anche nella impostazione della toponomastica il modello di una società frivola e superficiale che non corrisponde ai bisogni di una collettività che si è sacrificata per dare una prospettiva di benessere economico e sociale alle future generazioni.

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, é giornalista pubblicista dal 2008. Laureato in Scienze della comunicazione, ha di recente pubblicato il libro " E' un mondo difficile". Ecco il link per acquistarlo http://amzn.to/2lohl4U. Lavora come Digital Marketing Manager in Irlanda.

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