Lazzaro (RC), scarichi fognari alla foce del torrente Oliveto. Richiesta urgente intervento prima dell’estate

scarichi fognari torrente Oliveto

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scarichi fognari torrente Oliveto
scarichi fognari torrente Oliveto

Riceviamo e pubblichiamo:

Lo scrivente, Vincenzo Crea, nella qualità di rappresentante del “ Comitato spontaneo di cittadini – “torrente Oliveto” dopo i numerosi esposti – denuncia rimasti inspiegabilmente senza esito, stante il lungo ed infruttuoso tempo trascorso, visto che la grave situazione igienico sanitaria prosegue con terribile regolarità nella contrada Oliveto di Lazzaro,  è costretto a rivolgersi ancora una volta alle varie Istituzioni competenti  per evidenziare il grave danno alla salute posto in essere grazie, a dir poco, dalla negligenza dei funzionari addetti appartenenti agli Enti locali ed Uffici Pubblici preposti, ognuno per le rispettive competenze.

In particolare si fa espresso riferimento alla grave situazione dal punto di vista della sicurezza pubblica compromessa nella zona. Tale situazione pericolosa , in atto si ripercuote sull’igiene e sulla sicurezza pubblica attualmente compromessa a causa della profonda variazione dello stato naturale e originario dell’alveo fluviale, mutato anche con la realizzazione di alcune  opere idriche e fognarie eseguite nel primo semestre dello scorso anno.

L’aggravarsi della situazione igienico sanitaria alla foce del torrente Oliveto ci costringe a ritornare sull’argomento ed evidenziare che da quasi un anno da una tubazione situata a qualche metro dalla stazione di pompaggio delle acque reflue, posta in sinistra orografica del Torrente Oliveto, vicino al ponte ferroviario e poco distante dalle abitazioni, fuoriescono ININTERROTTAMENTE notevoli quantitativi di liquami fognari non depurati che si miscelano con le acque torrentizie e dopo aver percorso per un tratto l’alveo fluviale giungono a mare.

Gli odori pestilenziali emanati da detto scarico (l’intensità degli odori varia durante la giornata), quelli che si sprigionano dalle pompe di sollevamento e da alcuni tombini fognari presenti nell’alveo fluviale, dai quali spesso fuoriescono notevoli quantitativi di liquami,  oltre ad arrecare molestie alle persone (non vi è dubbio sulla capacità lesiva che lo scarico fognario determina nei confronti delle persone)  portano ad un maggiore danno per l’ambiente e rischio per la salute pubblica.

Ricordiamo che se una  fogna scoppia e non viene riparata con immediatezza,  dicono alcuni medici, si possono provocare delle infezioni ai cittadini.

A nulla sono servite le segnalazioni inoltrate ai vari Enti competenti da questo comitato, accuratamente documentate con immagine fotografiche e video. Anzi la cosa più sconcertante e sconfortante è che per l’ennesima volta la verità è stata travisata in maniera assurda. Infatti nel mese di luglio in merito a tale grave inconveniente igienico sanitario interessavamo alcuni Organi competenti, tra cui ARPACAL di Reggio Calabria, rappresentando Loro che durante l’intervento di sostituzione  della condotta fognaria effettuato qualche mese prima nel tratto fluviale compreso tra il depuratore e la stazione di pompaggio, da una strana tubazione posta accanto a quella fognaria a qualche metro dalla predetta struttura  si riversavano nello scavo in corso d’opera acque maleodorante anche di colore rossastro. Si evidenziava altresì l’opportunità di eseguire degli esami di laboratorio direttamente sulle acque di scarico e di verificare la mappatura della rete fognaria nell’area in questione.

Nulla è stato fatto. Ultimati i lavori lo scavo è stato ricoperto ed in quel punto dopo  poco tempo, dal terreno in precedenza movimentato, incominciarono a sgorgare acque nere puzzolenti che dopo aver percorso a cielo aperto un tratto di alveo fluviale vi risiedevano in parte nella zona circostante.

Successivamente, in sede di sopralluogo congiunto eseguito lo scorso mese di novembre dal Dipartimento Provinciale dell’ARPACAL di Reggio Calabria con la locale Capitaneria di Porto si   riscontrava l’inquinamento di tipo batteriologico dovuto all’immissione del succitato refluo urbano, a dire dei convenuti  fuoriuscito, stranamente,  dalla stazione di sollevamento e riconducibile  al c.d. “troppo pieno”. Anche in tal caso per quanto accidentale e non prevedibile, il c.d. “troppo pieno” costituisce comunque uno scarico non consentito dalla normativa vigente in materia. Quindi era necessario mettere in atto idonee misure per evitare il protrarsi dell’inquinamento che da quasi un anno continua a contaminare le falde freatiche e danneggiare le acque torrentizie e quelle del mare, quindi tramite la catena alimentare, la salute umana.

Il perdurare di tale sversamento è testimone  delle manchevolezze riferibili a organi preposti alla vigilanza oltre che alla gestione dell’impianto e dimostra la scarsa attenzione di tali Enti nei confronti della situazione del territorio di Lazzaro.

Per quanto riguarda il depuratore dell’Oliveto c’è da ripetere che l’impianto è sottodimensionato e lo scarico non è mai stato autorizzato dall’Ente competente. L’impianto non depura come dovrebbe, né potrà mai depurare, anche se dovrebbe meglio  sopportare il carico inquinante visto che notevoli quantitativi di liquami da depurare non giungono al depuratore poiché si perdono lungo il percorso a causa delle continue rotture che si registrano sulla vetusta rete fognaria, per il mal funzionamento delle pompe di sollevamento dell’Oliveto e del vicino torrente Ferrina che favoriscono l’immissione sul suolo di fiumi di liquami che di frequente sgorgano  anche dai tombini situati in diversi punti lungo il percorso fognario che conduce all’impianto dell’ Oliveto.

Per evitare confusione si deve ripetere che lo scarico è preesistente ai recenti eventi pluviometri che hanno eroso gran parte dell’alveo fluviale ed hanno fatto emergere le criticità del sistema fognario.

Si  pone all’attenzione delle Istituzioni competenti che l’inquinamento nel torrente Oliveto va avanti senza tregua da circa quarant’anni, ovvero dalla realizzazione del depuratore, ed è semplicemente vergognoso che non si prendano provvedimenti per evitare la contaminazione delle falde freatiche e il danneggiamento delle acque fluviale e marine e si continua a far girare a vuoto le carte sebbene le stesse indicano la via da seguire per arrivare ad una rapida soluzione dei problemi.

La decantata stagione del cambiamento a Lazzaro si è fermata, anzi non è mai partita. Negli ultimi tempi  il paese è arrivato alla sonnolenza collettiva, circondato da un atmosfera opprimente dal diffondersi dell’ ”ignavia” di chi  governa questo territorio. I cittadini impotenti sopportano e accettano con passività e rassegnazione  i vecchi e i nuovi problemi che il tempo col suo  scorrere veloce quotidianamente presenta e con trepidazione attendono, sperano, scrutano l’orizzonte, ma non intravedono una nuova generazione di amministratori che siano in grado di guardare al futuro e portare avanti il progetto di cambiamento che consentirebbe al paese di ritornare ad essere al passo coi tempi.

Bisogna comunque uscire da questo stato di abbandono e profondo degrado in cui versano tanti luoghi del paese, non si può stare a guardare e ammettere l’inazione ed il rinvio ad oltranza di ogni soluzione, la popolazione deve essere consapevole di questo e saper stimolare l’avvio del processo di cambiamento perché c’è in gioco, soprattutto, la salute e l’incolumità dei cittadini.

Il Comitato Spontaneo “Torrente Oliveto” rappresentato da Vincenzo Crea, via Nazionale 92 -89062 Lazzaro

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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