Il Presidente INA Lorenzo Festicini evidenzia la territorialità dei Bronzi di Riace

Il Presidente INA Lorenzo Festicini evidenzia la territorialità dei Bronzi di Riace

In occasione del cinquantesimo anno del rinvenimento dei Bronzi di Riace, Lorenzo Festicini Presidente dell’Istituto Nazionale Azzurro, ha espresso la sua delusione in merito alla conferenza stampa tenutasi nella Capitale. Festicini ha specificato che anche lui, come il professore Pasquale Amato, è un figlio diretto di Reggio Calabria, e come tale si sente in dovere di far conoscere le sue bellezze archeologiche, naturalistiche, storiche, religiose, culturali ed umane. “Motivo per cui”, sostiene con uno spiccato senso di amarezza “sono rimasto deluso che la conferenza stampa in occasione dei 50 anni del ritrovamento dei Bronzi di Riace si sia tenuta a Roma.” E non si spiega come tutto questo sia potuto accadere. Del resto, è la città dello Stretto che annovera il Museo della Magna Grecia, è tale museo che include la Sala Archeologica dove, tra i tanti capolavori del mondo antico, spiccano i Bronzi di Riace. Festicini ci ricorda, inoltre, che a Reggio giungono turisti da tutto il mondo per ammirare i capolavori storico-artistici che ci ha lasciato in eredità la nostra terra. In altre parole, i calabresi, ancora una volta, si sentono (e forse una volta di troppo) derubati di un loro diritto. Perché sarebbe stata cosa giusta (prerogativa che rientra nelle competenze dei nostri politici, dei nostri organi di stampa, delle nostre personalità del mondo della cultura) farsi promotori di una simile iniziativa. Il Presidente Festicini conclude la sua arringa di protesta spiegando che in questo modo, non è la città di Reggio ad essere stata proiettata sul panorama internazionale, ma il panorama internazionale che si è servito di tale ricorrenza (50 anni del ritrovamento dei Bronzi) per fregiarsi di ciò che di tanto meraviglioso possiede la nostra terra. L’ennesimo schiaffo morale rivolto al cuore della nostra città: “E noi soffriamo” aggiunge, “nel vedere tanta leggerezza, nel non essere considerati, ma nel dono nella fede coltiviamo la speranza, restiamo fiduciosi e attendiamo”.