Esplorando il Parco Archeologico dei Tauriani, prima parte

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Parco Tauriani, ecco un nuovo episodio di “Esplorando dietro casa”

Approfittando di qualche ora di sole in una settimana, l’ultima, caratterizzata da nubifragi e maltempo, ci siamo recati in visita al Parco Archeologico dei Tauriani.

Il sito si trova in posizione strategica sulle rotte del Mediterraneo. Occupa un pianoro posto in cima a una rupe a dominare un’ampia porzione di mare che si estende da Capo Vaticano fino alle isole Eolie.

L’area, coltivata ad ulivi fin dagli anni 50 del Novecento, è sempre stata nota per la presenza di significative evidenze archeologiche come la caratteristica Torre di Pietrenere, che troneggia sulla spiaggia sottostante, e il cosiddetto Palazzo di Donna Canfora, in realtà identificabile con i resti del podio di un tempio italico.

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Parco Tauriani intitolato ad Antonio De Salvo

In seguito a numerose campagne di scavo, che hanno indagato a fondo il pianoro, nel settembre del 2011 il Parco è stato inaugurato e intitolato ad Antonio De Salvo, storico palmese che per primo ha reso nota la valenza archeologica dell’area.

La presenza di così tante testimonianze archeologiche, distribuite in un ampio range cronologico che dall’età del Bronzo Medio (XIV secolo a.C.) giunge fino all’età tardo-antica inoltrata (V secolo d.C.), ha reso necessario suddividere la nostra analisi (ed esplorazione!) in due contributi video e di conseguenza in due brevi racconti.

La città Romana

In questa prima parte ci occuperemo della città Romana e fra quindici giorni della città Brettia e delle restanti attrattive del Parco.

Seguendo l’itinerario di visita si fa dapprima tappa di fronte agli imponenti resti di una strada romana di età imperiale (I-II d.C.).

Sull’identificazione di questo selciato gli studiosi si sono interrogati a lungo.

Secondo alcuni andrebbe riconosciuto come un tratto della Via Popilia, la strada che univa Capua a Reggio Calabria in epoca romana passante per uno dei centri servizi che sorgevano lungo il suo tracciato.

Questa interpretazione si basa sulla lettura di una cosiddetta “fonte picta”, la Tabula Peutingeriana: un rotolo di pergamena che riportava tratti del sistema viario dell’Impero Romano e segnalava dei punti di sosta: fra questi si riconosce la statio di Tauriana.

Le Stationes

Le Stationes erano le corrispondenti delle nostre attuali aree di servizio, si trovavano lungo le vie di grande comunicazione e servivano a far riposare i viaggiatori e i loro cavalli.

Una seconda teoria considerava il selciato come un diverticolo della Via Popilia, ovvero una strada minore che conduceva alla principale via imperiale.

Proseguendo la visita si raggiunge l’edificio per spettacoli. La struttura, di pregevole fattura, fonde in se elementi del teatro e dell’anfiteatro.

Dal teatro prende in prestito la forma a semicerchio della cavea, i gradini su cui si sedevano gli spettatori.

La cavea è andata completamente persa, ma si possono ancora leggere i resti delle sostruzioni.

Dall’anfiteatro, invece, ha preso in prestito la funzione.

Non solo rappresentazioni teatrali…

Infatti, nell’edificio per spettacoli probabilmente non si tenevano solo rappresentazioni teatrali, ma anche scontri fra gladiatori. Lo si deduce dall’alto muro in mattoni eretto a separare e a proteggere gli spettatori dal piano dove i lottatori battagliavano.

E’ ancora poco chiara la funzione di un ambiente posto sulla parte settentrionale dell’edificio per spettacoli. Si tratta di un locale rettangolare che, in base al ritrovamento di malta idraulica, si ipotizza abbia ospitato una fontana.

La strada romana comunicava con la cavea, consentendo agli spettatori di entrare nell’edificio e prendere posto.

Proseguendo oltre, si raggiunge l’area sacra delimitata da un temenos, un muro perimetrale che fungeva da confine tra l’area del tempio e il resto della città.

A Taureana il temenos era costituito da un porticato che correva su tre lati, di cui rimangono alcuni lacerti murari.

All’interno del porticato si può apprezzare il podio del tempio italico, conservato per un’altezza di circa un metro e settanta/ottanta centimetri.

Il podio è ciò che rimane del tempio databile fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., dedicato a una divinità purtroppo ignota.

L’alzato è andato completamente perso, ma doveva raggiungere un’altezza di almeno 10 metri.

Parco Tauriani, il tempio

Il tempio era orientato a N.

Sul lato settentrionale si leggono ancora le tracce della scalinata di accesso. Sul lato Ovest, invece, sono visibili le tracce degli scassi eseguiti in passato da interventi abusivi alla ricerca del leggendario tesoro di Donna Canfora.

Si narra infatti di una nobildonna, Donna Canfora, che per sfuggire al suo pretendente straniero avrebbe preferito la morte a una sorte ingiuriosa fra le braccia di un uomo che non desiderava.

Negli anni a venire alla vicenda drammatica si è unito il mito del tesoro di Donna Canfora e molti sono andati alla sua ricerca.

Il podio del tempio, considerato erroneamente i ruderi del palazzo di Donna Canfora, è stato oggetto di interventi di scavo clandestino che non hanno restituito, però, altro che pietrame locale e filari di mattoni.

Si conclude, così, la prima parte della nostra esplorazione del Parco Archeologico dei Taureani. Fra quindici giorni completeremo la nostra visita analizzando i resti della città Brettia.

Si ringrazia la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Reggio Calabria e della Provincia di Vibo Valentia per autorizzazione alle riprese video.

 

Articolo a cura di Giovanni Speranza

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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