La diffamazione dei meridionali

La diffamazione dei meridionali

Scrive Colajanni, riferendosi al Lombroso: “Le sue naturali condizioni psicologiche, non consentivano l’equità, e la garbatezza a mio riguardo; l’essere io nato e vissuto in Sicilia, lo predisponevano poi ad aggravare le tinte contro di me. Infatti, egli (il Lombroso!) crede fermamente che nella mia Sicilia, per ragioni di clima e di razza, i galantuomini siano una rara avis; è naturale, perciò, che non appena ebbe un sospetto contro di me, siciliano, egli lo abbia trasformato in certezza…” (da “Ire e spropositi di Cesare Lombroso”).

Nasce, disgraziatamente, con l’unità d’Italia, la diffamazione dei meridionali e nasce la Quistione Meridionale che per Lombroso è Quistione criminale, mentre per Colajanni, Salvemini, Sonnino, Gramsci, e per molti altri e Quistione Socio-economica.
Lombroso e i lombrosiani cercano di dare alla arretratezza del sud solide basi scientifiche misurando crani, ragionando di razze: “E’ agli elementi africani ed orientali che l’Italia deve, fondamentalmente, la maggior frequenza degli omicidi in Calabria, Sicilia, Sardegna, mentre la minima è dove predominarono stirpi nordiche (Lombardia).” (’Uomo Delinquente 1876, di Cesare Lombroso.)
Non esiste in Lombroso un metodo scientifico che non sia il rozzo utilizzo del centimetro, o la semplice osservazione degli effetti della pellagra o della povertà estrema delle classi contadine.

La piaga della pellagra, certifica della povertà estrema del mondo contadino padano. Pellagra non presente in forma endemica nelle regioni del sud perché, evidentemente, nonostante la povertà, il contadino del sud riesce a mangiare meglio del contadino padano.
Pellagra che scompare solo dopo il miglioramento delle condizioni sociali delle classi contadine padane che riescono, finalmente, a mangiare altro che non sia polenta, ma Lombroso non vede, non deduce, sbaglia le conclusioni.
Piega, Lombroso, alle sue pretese teorie, al caso singolo, tutto il resto: cerca inutilmente in migliaia di crani la fossetta occipitale mediana del Villella e, non trovandola, non si arrende e non ammette l’errore. Imputa la pellagra al mais guasto e non alla mono-dieta, dovuta alla povertà dei contadini padani, e insiste suggerendo l’applicazione di tinture, derivate dallo stesso mais, e di cure alternative prive di fondamento scientifico e di successo pratico.
Critica e diffama, ferocemente, Lombroso, chi, come Colajanni, dati statistici alla mano, dimostra l’infondatezza della Antropologia Criminale e l’infondatezza della diffamazione su base antropologica e razziale dei meridionali, degli ebrei, dei neri.
Gramsci denuncia, in “Alcuni temi della Questione Meridionale” questa infame ideologia, diffusa capillarmente dalla propaganda borghese del nord alle masse del settentrione. Secondo lor signori: “il mezzogiorno è la palla di piombo che impedisce più rapidi progressi allo sviluppo civile dell’Italia. I meridionali sono biologicamente inferiori, dei semibarbari o dei barbari completi per destino naturale”.

Il partito socialista positivista dei Ferri, dei Sergi, dei Niceforo, degli Orano, della galassia lombrosiana insomma, veicolò questa ideologia diffamatrice nelle masse proletarie del nord attraverso articoli, bozzetti, novelle, romanzi, impressioni: “ancora una volta la scienza”, dice amaramente Gramsci, “era rivolta a schiacciare i miseri e gli sfruttati, ma questa volta si ammantava di colori socialisti, pretendendo d’essere la scienza del proletariato”.
I Lombrosiani odierni insistono nel dire: dove, in quale passo dei suoi scritti, Cesare Lombroso afferma che i meridionali, e quindi anche i calabresi, sono una razza inferiore? Ecco, questi nuovi profeti lombrosiani, sono come quell’uomo di talento che, pur avendo due occhi, è uso guardare il mondo con un occhio solo, ritenendosi infallibile per intima sicumera o per appartenenza a qualche speciale religione. Credono, a motivo di tale loro infallibilità, che sia inutile guardare con due occhi ai fenomeni del mondo. Sono però, nei fatti, individui mezzi ciechi che, a furia di usare un occhio solo, vivono una realtà distorta e parziale e, proprio come il Lombroso, cercano di piegare la realtà che li circonda a quello che il loro solo occhio vede.
Dicono anche: ma Lombroso era uomo del suo tempo. A questo rispondo che anche il dottore Colajanni lo era, e dello stesso tempo del Lombroso, ma fu certo più attento e più capace.

L’ideologia anti-meridionalista, maturata nell’ambito del positivismo, con pretese di scientificità, era nata dalle idee di Lombroso e venne sviluppata dai suoi seguaci che, come lui, erano tesi a dimostrare l’attitudine a delinquere dei meridionali, degli ebrei, dei neri, dei mediorientali.
Il danno di questa ideologia non fu pagato, e non è pagato, solamente dai meridionali, guardati con sospetto, emarginati socialmente, messi alla berlina in ogni occasione, ma venne pagato, e viene pagato ancora oggi, da tutti gli italiani: Il manifesto della razza del 1938, dell’Italia fascista, viene elaborato seguendo ciecamente l’ideologia lombrosiana.

L’onda lunga della diffamazione razzista giunge ai giorni nostri e tristemente famosi sono i noti cartelli in cui si scriveva: non si affitta ai meridionali o, in tempi più recenti, non si affitta agli extracomunitari, sintesi estrema del veleno discriminatorio con cui gli intellettuali e i politici settentrionali hanno voluto nutrire il popolo del nord.
Noi vorremmo, come italiani del meridione, non sentire parlare più di “beneficenza” o “aiuti” in riferimento alla soluzione dei problemi del sud.
Noi vorremmo che si parlasse di giustizia sociale, punto e basta!

Vorremmo ricevere il dovuto attraverso l’utilizzo dello stesso criterio che si adopera nel dare alle regioni settentrionali, ne più e ne meno.
Invece, disgraziatamente, continua la diffamazione dei meridionali attraverso la nuova ideologia che li vuole tutti mafiosi. Non essendo più in grado di certificare la presenza della fossetta mediana, nei crani dei meridionali, o di attribuire patenti di criminalità genetica, si certifica la tendenza a delinquere, addirittura la mafiosità, distorcendo le sentenze dei tribunali e utilizzandole contro tutti i meridionali.

Niente è cambiato rispetto a quanto denunciato da Colajanni, da Gramsci, da Salvemini: insomma, ancora una volta, si veicola una ideologia diffamatrice nelle masse del nord attraverso articoli, bozzetti, novelle, romanzi, impressioni, programmi televisivi. Ancora una volta si vogliono schiacciare i miseri e gli sfruttati utilizzando come leva le disgraziate attività delle mafie, per definire tutti mafiosi i meridionali, come prima si utilizzava la leva del brigantaggio per dirli tutti briganti.

Attribuire a caratteristiche antropologiche e biologiche, il ritardo economico, sociale e culturale del mezzogiorno d’Italia è comodo e deresponsabilizzante per le élite politico-economiche al potere, che spesso, come emerge sempre più prepotentemente in molte sentenze giudiziarie, sono state, e sono, colluse con la criminalità organizzata.
L’Italia si merita i delinquenti che il disagio sociale e la povertà produce e che la nostra Nazione non ha voluto, in più di cento anni di unità, provare a eliminare seriamente.

E bisogna stare attenti, perché è già pronta contro il meridionale, contro il nero, contro l’ebreo, una nuova ideologia che li vorrebbe inferiori secondo una pretesa misurazione del Q.I. (Quoziente Intellettivo): nel 2009 Richard Lynn, professore emerito dell’università dell’Ulster pubblica un articolo sulla rivista “Intelligence”, dal titolo: “In Italia, le differenze del Q.I. tra nord e sud, spiegano le differenze nei redditi, nell’istruzione, nella mortalità infantile, nella statura e nell’alfabetizzazione”. L’infame tesi di Lynn è che popolazioni mediamente più intelligenti hanno condizioni economiche, sociali, e politiche migliori di quelle meno intelligenti. La differenza nel Q.I. secondo Lynn, sarebbe di nove punti.
Come prima di lui una miriade di infami lombrosiani avevano fatto, Lynn imputa la differenza nel Q.I. alla sfavorevole mescolanza genetica con popolazioni provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa.

Disconosce, evidentemente, il povero professore, la massiccia emigrazione sud-nord che ha di fatto omogenizzato “le intelligenze genetiche” non solo in Italia, ma anche nella sua Inghilterra e nella Europa tutta. Gli sarebbe bastato fare un giretto nella multirazziale Londra per capirlo.
Lynn non definisce, nemmeno, prima della fantomatica misurazione, cosa si intenda per intelligenza. Nei fatti questo nuovo mostro, altro non è che un abile manipolatore, così come lo fu Herbert Spencer, che pose le basi pseudo scientifiche per giustificare la colonizzazione in Africa e in Asia delle potenze Europee. Manipolatori come Lombroso e come i neo-lombrosiani.
Manipolatori usi guardare la realtà con un solo occhio, quello che a loro, e alle élite al potere, di cui sono a servizio, più conviene.

Vincenzo Carrozza
Kosovo 25-01-202