Il discorso di Monsignor Fiorini Morosini ai fedeli di Corigliano Calabro

Giuseppe Fiorini Morosini

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di Cristian Fiorentino

Schietto, diretto e incisivo. Così si è espresso Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini  nei suoi discorsi ai fedeli di Corigliano Calabro.

Giunto nella cittadina jonica in onore dei festeggiamenti del Santo Patrono San Francesco di Paola, il prelato, oggi metropolita di Reggio Calabria, si è rivolto alla gente in maniera cristallina e senza fronzoli. Nel paese coriglianese si rinnova la devozione al Santo di Paola proprio nel giorno della Liberazione d’Italia, perché in quella stessa data del 1767, Corigliano, fu risparmiata da un violento terremoto che colpì tutto il comprensorio.

Il già vescovo di Locri Morosini si è pronunciato ai coriglianesi presenti sia in occasione del ritorno della statua del Santo, il 24 aprile sera all’ingresso del centro storico, che nella messa solenne del 25 mattina presso il santuario fabbricato dallo stesso San Francesco.

Il discorso ha un filo conduttore unico rivolto ai cittadini, per l’occasione, ma che come un urlo abbraccia l’intera Calabria dal Pollino allo stretto. Tocca nervi scoperti monsignor Morisini scagliandosi contro il malaffare e ammonendo un educazione troppo facilona. Lo spunto è il Santo Patrono di Calabria, San Francesco, che in vita si oppose alla tirannia del re non tirandosi dietro a nulla e in qualsiasi situazione attraverso il concetto di Carità:  <<Sono calabrese come voi- grida Morosini- ma il passaggio della statua tra le vie della città ha un senso solo se nel corso del tempo adoperiamo le lezioni di Francesco.

Come nella via Crucis di Reggio, anche a voi ricordo che per le stesse strade ove proclamiamo la fede avvengono fatti delittuosi. Non ha senso allungare le mani verso le statue o prendere i sacramenti se si deve rimanere invischiati nel malaffare direttamente o indirettamente. Troppe vittime e troppe ingiustizie si possono frenare a patto che ci sia la nostra vera responsabilità. Il riscatto della Calabria passa per i calabresi.

Non vi aspettate- rimarca Morosini– che i governi romani vengano a risolverci i nostri problemi e non tutte le colpe sono dei politici perché siamo noi a votarli. Dobbiamo imparare ad imporci alle problematiche che ci appartengono non girando le facce dall’altra parte. L’usura, la droga, il racket non si devono alimentare con la vita consumistica moderna. Bisogna interrogarsi sulle nostre vite e come cresciamo le nuove generazioni. La prima cellula cristiana è e resta la famiglia.

I sacramenti come battesimo, comunione e cresima servono solo se i genitori, e non solo i catechisti o educatori,  accompagnano nel percorso della crescita i propri bambini e fanciulli ad iniziare dalla Messa da vivere in comunione tra familiari prima e poi tra gruppi o parenti e amici. Non esistono i sacramenti fini a se stessi perché lo impone la tradizione o ancor peggio perché deve essere motivo di festeggiamenti. Da un indagine di qualche tempo fa- spiega Morosini- proprio i festeggiamenti di tali eventi ha rilevato un giro di usura di persone pronte ad indebitarsi sino al collo pur di sfoggiare banchetti opulenti.

Non è questa la nostra fede e dico con coraggio non prendete i sacramenti se le condizioni devono essere queste e soprattutto senza Cristo e senza fede. L’appello- aggiunge Morosini- va alle donne di essere sentinelle delle proprie famiglie di essere anche dure nei confronti di fidanzati o mariti e figli. Se vi accorgete di guadagni dei vostri compagni di indubbia provenienza siate forti nel respingere a costo di strappare il denaro.

Negando la gioia facile del denaro del momento si ci salva dalla perdizione e dalla sciagura fatta in seguito da carcere e altre pagini tristi. Spesso vedo ragazzi che per cedere a tali inganni di vite lussuose hanno pene di anni di carcere che li condizionerà a non vivere momenti felici di libertà come può essere una semplice passeggiata con un figlio. Voi Donne siate vedette sui vostri figli perché non si può permettere di generalizzare una crescita troppo uniforme ad una tendenza distorta.

La cristianità e il riscatto passano prima che da noi vescovi e preti dalla famiglia vero fulcro dell’ardimento nella fede. Riconquistando questi semplici ma altissimi valori cristiani e civili- conclude monsignor Morosini– possiamo riafferrare le redini della nostra terra e delle nostre vite edificando un avvenire senza più le atrocità che oggi contagiano le nostre esistenze distratte ma ancora di possibile redenzione>>. L’assioma della fede Cristiana, in effetti, risiede nella sua prima cellula che è l’amore nella famiglia.

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