

Reggio Calabria, no al DDL Calderoli sull’Autonomia differenziata
Il Consiglio Metropolitano, aperto al contributo dei sindaci del comprensorio e dedicato al dibattito sul disegno di legge “Autonomia differenziata”, è iniziato con un minuto di silenzio in memoria delle vittime della strage di Steccato di Cutro. Quindi, il dibattito si è concentrato sull’unico punto all’ordine del giorno che ha registrato la partecipazione degli amministratori, circa un terzo dei Comuni del comprensorio metropolitano, rappresentanti di 330 mila residenti dell’area. L’ampio confronto si è concluso con l’approvazione di un documento critico nei confronti del Ddl promosso dal Ministro Roberto Calderoli.
Il testo, passato a maggioranza con un solo voto contrario, impegna il sindaco Metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace, «ad intraprendere ogni iniziativa per contrastare il Ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”, almeno fino a quando non siano definito il percorso istituzionale attraverso il coinvolgimento delle Città Metropolitane e il sistema delle Autonomie Locali per la corretta definizione, attraverso una fonte legislativa primaria, dei Livelli essenziali delle prestazioni su base nazionale e tenendo conto dei limiti storici delle Regioni più in difficoltà attraverso l’istituzione di un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per sostenere i territori con minore capacità fiscale pro capite, come indicato dal terzo comma dell’art. 119 della Costituzione e fino a quando non saranno ridefinite le materie oggetto di riforma, per alcune delle quali, sanità istruzione e ambiente, si ritiene necessario che rimangano nella potestà legislativa statale».
L’aula “Leonida Repaci”, inoltre, ha dato mandato al sindaco metropolitano facente funzioni di trasmettere il documento a tutte le amministrazioni comunali della Città Metropolitana affinché «si determinino in ordine al disegno di Legge Calderoli». Infine, lo stesso inquilino di Palazzo Alvaro «dovrà farsi promotore di organizzare, unitamente ai sindaci della Città Metropolitana, una manifestazione pubblica che coinvolga tutte le forze sociali, gli studenti, le associazioni rappresentanti dei Lavoratori e le categorie produttive del territorio metropolitano».
Una presa di posizione netta rappresentata, ad avvio dei lavori, dal consigliere Giuseppe Giordano, promotore del consiglio odierno: Serve un dibattito sopra ogni valutazione politica rispetto ad una riforma che segnerà la vita del nostro Paese». «Siamo preoccupati – ha detto – dall’accelerazione sull’iter attivato dal Consiglio dei ministri e promosso dalla Conferenza Stato-Regioni, dove quattro Regioni si sono opposte ed altre, seppur inizialmente perplesse, si sono accodate alle linee dettate dal Governo». Una riforma, secondo Giordano, che «non segue un quadro armonico e mette in discussione i principi costituzionali fondamentali dell’equità, dell’unità, dell’uguaglianza, sancendo, di fatto, il divario tra territori e favorendo quelle aree del Paese che vivono condizioni di gran lunga superiori attraverso le ulteriori risorse derivanti dal gettito fiscale. In questo modo, si rischia di spezzare il Paese». «Ma possiamo immaginare – si è domandato retoricamente – ventuno sistemi d’istruzione diversi? Possiamo immaginare, soprattutto dopo la pandemia, una sanità differenziata? Possiamo pensare a Livelli essenziali delle prestazioni non definiti e che possono travalicare da una loro fondamentale dimensione pubblica? Qual è l’obiettivo di questa accelerazione?». «Anci, Upi, Confindustria, sindacati – ha sottolineato Giordano – con contenuti precisi, hanno trovato lacune e falle in tutto l’articolato di questa riforma».
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