Salvatore Mafrici sindaco Condofuri (Rc) su scioglimento comuni

Salvatore Mafrici sindaco Condofuri

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Salvatore Mafrici sindaco Condofuri interviene in merito agli scioglimenti dei Consigli Comunali per infiltrazioni mafiose.

E lo fa con una nota stampa nella quale evidenzia come “Io non ho firmato il documento di richiesta incontro al Ministro degli Interni, Sen. Marco Minniti, sul tema degli Scioglimenti. Per questo ritengo doveroso spiegare le motivazioni della mia posizione.

Salvatore Mafrici sindaco Condofuri specifica

Salvatore Mafrici sindaco Condofuri e Consigliere Metropolitano Città di Reggio Calabria aggiunge inoltre che “Ritengo il dibattito sul tema degli Scioglimenti per infiltrazioni mafiose dei Consigli Comunali per un verso utile. Ma per altro verso del tutto strumentale, demagogico e, peggio ancora, spesso fuorviante. Pare, infatti, a sentire alcuni commenti, che il problema unico su cui confrontarsi sia oggi divenuto lo strumento legislativo. Che va certamente rivisto. E non invece la capacità, sempre attuale e continua, con cui le organizzazioni criminali si infiltrano nelle Pubbliche Amministrazioni. Questo a mio avviso è il tema!

Innanzitutto, occorre ricordare e ricordarci cosa prevede il “tanto vituperato” art. 143 del TUEL, introdotto nel 1991. Ovvero:
“(…)i Consigli Comunali sono sciolti quando emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli Amministratori. Ovvero su forme di condizionamento degli stessi tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi. E da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle Amministrazioni, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati (…)”.

Mafrici va nello specifico

Ancora poi al comma successivo dello stesso art. 143 TUEL vi sono espliciti riferimenti anche a Segretari Comunali, Direttori Generali, Dirigenti e Dipendenti dell’Ente Locale. Devono essere sottoposti alle verifiche del caso durante tutta la fase dell’accesso agli atti che, ai fini di cui sopra, viene inviato dal Prefetto competente per territorio. Già le suddette previsioni normative esprimono con chiarezza la ratio politico-amministrativa che ha portato il Legislatore ad introdurre un tale strumento. Impedire alle mafie di infiltrarsi nella P.A. così facendo gli interessi dei “pochi” piuttosto che quelli della Comunità intera. Restando su un livello esclusivamente amministrativo e non penale.

Ad essere “sciolto”, così come in gergo ormai si usa dire, non è un Sindaco, né un singolo Assessore o meno che mai un singolo Consigliere Comunale. Ma l’intero Consiglio Comunale, quale organismo collegiale rappresentativo ai massimi livelli della democrazia partecipativa di un Comune. Ed esso viene sciolto quando “le vicende che costituiscono il presupposto del provvedimento di scioglimento vengono però considerate nel loro insieme e non atomisticamente. Risultando idonee a delineare, con una ragionevole ricostruzione, il quadro complessivo del condizionamento mafioso (…) – Consiglio di Stato, n. 3170 del 28 giugno 2017”.

Vogliamo forse fare credere o, peggio ancora, autoconvincerci che le mafie nei nostri territori, direttamente e/o indirettamente, ancora oggi non cerchino di infiltrarsi. Minando le fondamenta stesse della nostra democrazia e spesso purtroppo ancora oggi ci riescono. Questo è il mio pensiero. La mia presa di posizione, quindi, è esclusivamente volta a tutelare il nostro territorio. Ed anche i cittadini onesti e laboriosi che rappresentiamo e lo abitano. Nonché il nostro operato di Amministratori responsabili ed illuminati.

Invito Mafrici 

L’invito che rivolgo è di affrontare la questione da un altro punto di vista: tale strumento, così com’è, ha risolto il problema? Chiaro che no! Ed ecco che al Ministro degli Interni bisogna chiedere di portare all’attenzione del Parlamento le diverse proposte di modifica. Tali proposte vanno nella direzione di rendere più trasparenti i criteri in base ai quali viene deciso l’invio della Commissione di accesso. La possibilità di introdurre un accesso c.d. positivo. Nel senso di inviarlo anche a supporto di Sindaci ed Amministratori che stanno operando nell’interesse della collettività. Rendere più efficace poi la fase del Commissariamento Straordinario. Introdurre un Albo apposito dei Commissari che possa contare diverse figure specializzate e con esperienza nel settore.

Anche dopo il periodo del Commissariamento, bisogna consentire ai Comuni usciti dalla gestione straordinaria il rafforzamento degli Uffici per i Procedimenti disciplinari. Anche attraverso la gestione associata obbligatoria. Rafforzamento della dotazione organica, specie con Segretari Comunali e Dirigenti/Responsabili a tempo pieno. Misure di sostegno economico-finanziario straordinarie. Ed altre ancora che sono state già elaborate dal Governo stesso, dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Oltre che da Associazioni nazionali impegnate da sempre sul tema come Avviso Pubblico.

Motivi del sindaco

“Ecco perché io non ho firmato quel documento. L’ho fatto pur rispettando e comprendendo anche le ragioni dei colleghi Sindaci che hanno deciso di sottoscriverlo.
Ritengo, però, con molta umiltà, di suggerire loro che, con i livelli istituzionali più alti, dovremmo smetterla di “fare le vittime” . Su questi temi  dovremmo finalmente assumere fino in fondo il ruolo e le responsabilità che ci competono.

 

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, é giornalista pubblicista dal 2008. Laureato in Scienze della comunicazione, ha di recente pubblicato il libro " E' un mondo difficile". Ecco il link per acquistarlo http://amzn.to/2lohl4U. Lavora come Digital Marketing Manager in Irlanda.

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