Melito, Virginia Iacopino sulla Festività del primo Maggio

virginia iacopino

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Riceviamo e Pubblichiamo

dalla poetessa Virginia Iacopino

PRIMO MAGGIO FESTIVITA’ INTERNAZIONALE DI TUTTI I LAVORATORI DEL BRACCIO E DELLA MENTE

“In Europa la festa dei lavoratori del primo maggio fu ufficializzata a Parigi dai delegati della Sinistra della Seconda Internazionale. In Italia fu ratificata nel 1892.
I contadini e gli operai dell’industria del nord tenevano in gran conto questa festività a cui attribuivano il riscatto dal servilismo umiliante dei padroni sfruttatori. Si univano a loro gli intellettuali che umanamente capivano i problemi del lavoro che necessitavano grandi battaglie che non dovevano essere vinte dagli schiavisti.

Nel 1913 grandiosa fu, ad Andria, la manifestazione della festa del primo maggio. All’imponente corteo parteciparono agricoltori,operai, artigiani e gli intellettuali forniti di cappelli e di bandiere rosse. Così avvenne negli anni successivi fino a quando, nel 1924, la festa venne soppressa dal regime fascista.
A Vado Manzuno la festa del Patrono coincideva col primo maggio ma i fascisti avevano proibito di portare in processione qualsiasi simbolo di color rosso e chi non si adeguava,ne veniva allontanato. A questo supruso grottesco,violento e tragico-comico, la popolazione si ribellò e mise in fuga i fascisti che si rifugiarono nei boschi. Successivamente i trasgressori vennero segnalati e schedati come pericolosi sovversivi che aderivano alle idee del comitato centrale della fondazione del partito comunista i cui membri erano quindici valorosi compagni: Amodeo Bordiga, Gramsci, Umberto Terracini costituivano il trio che curava la propaganda e i contatti esterni, gli altri avevano compiti diversi.

Gli operai, i contadini e gli artigiani di tutta Italia incominciavano a crescere culturalmente leggendo e studiando nelle sedi del P.C. Non avevano più paura anche se consapevoli di dover affrontare lotte e sacrifici. Dopo la disastrosa guerra voluta da Mussolini, le bandiere rosse incominciarono a sventolare nei cortei del primo maggio.

Per ricavare la prima bandiera rossa Melitese, mia madre regalò al P.C. il suo copriletto di seta. La signora Rosa Lucisano,madre del compagno Domenico Scordo,ricamò la falce,il martello e la stella.
Il ministro cosentino dell’agricoltura Fausto Gullo, con i suoi decreti, metteva ordine nella ripartizione delle terre incolte da assegnare ai contadini senza calpestare i diritti e i doveri dei proprietari terrieri.Incominciava a soffiare il vento buono capace di spazzare per sempre i feudatari agricoli e i gabellotti mafiosi che rappresentavano principalmente se stessi in strettissimo rapporto con molti borghesi che avevano bisogno di stare sempre in guardia contro i comunisti che, secondo loro,portavano all’agricoltura più danno del devastante scirocco.

La mafia era la più vecchia organizzazione chiusa e circoscritta nel feudoa gricolo ma incominciava ad organizzarsi come fenomeno nazionale e internazionale diventando testa di ponte del traffico della droga che,dal Pacifico,attraverso il Mediterraneo dirottava per l’Atlantico.L’intermediario era il bandito Giuliano che chiedeva al capitano americano facente parte dei nuclei della AMGOT armi pesanti.Come mai? E in virtù di quale legame?
Ce lo spiega la feroce strage di Portella delle Ginestre brutale e sanguinosa che la mafia,in combutta con le forze politiche della destra che perdeva consenso nelle elezioni elettorali,voleva creare confusione e disordine nell’opinione pubblica;si voleva provocare, con lo sgomento dell’efferatezza sbandamento politico nazionale e internazionale, l’isolamento del movimento contadino e delle forze politiche di sinistra.

Alla festa del primo maggio a Portella delle Ginestre oltre duemila lavoratori erano arrivati sui variopinti carretti con le loro famiglie. In attesa che cominciasse il comizio si erano sparpagliati sulle pendici dei monti;a gruppi mangiavano pane, formaggio, favette fresche,ricotta e sarde salate.In attesa dell’arrivo degli oratori, il calzolaio Giacomo Schiro, segretario della sezione socialista di San Giuseppe Jato cominciò a parlare. Subito, dal monte Pizzutta, partirono raffiche di mitragliatrici.In un primo momento i festeggianti credettero che si trattasse di mortaretti ma, le urla dei feriti, le bestie a terra insanguinate rivelarono la vera natura degli spari:39 sindacalisti di sinistra morirono sul colpo, 56 rimasero feriti più o meno gravi. Questo non fu il solo delitto politico mafioso del bandito Giuliano che ormai si sentiva sicuro protetto dai grandi personaggi del movimento separatista (il duca Carceci,il barone La Motta, il cav. Lucio Tasca principe di Bordonaro ecc.). Tale notizia è stata poi confermata nella famosa relazione del generale Berardi che fu inoltrata e discussa in parlamento. La banda del bandito Giuliano non agiva di sua iniziativa,aveva filo diretto con Genovesi il gangster più pericoloso degli Stati Uniti. Giuliano manteneva i suoi impegni uccidendo, incendiando le sedi delle leghe dei contadini e dei partiti di sinistra. Tentò più volte di uccidere l’on. Girolamo Li Causi prodigioso dirigente comunista.

Per combattere il rosso vento impetuoso che spirava per tutto il mondo,il primo maggio 1955 Papa Pio XII tenne, agli operai convenuti a Roma in rappresentanza delle organizzazioni cattoliche di sinistra,un importante discorso:….”questo giorno del primo maggio il mondo del lavoro ha aggiudicato a se stesso questa festa per il trionfo degli ideali cristiani dei lavoratori….San Giuseppe,il falegname di Nazareth, è l’uomo del lavoro più semplice,discende dalla casa reale di David ma questa si è impoverita.Nulla è rimasto dello splendore e delle ricchezze di un tempo. Giuseppe deve fare assegnamento sul lavoro delle sue mani.

Ha ragione Papa Pio XII; la Chiesa cattolica cristiana ha saputo custodire e accumulare bene le sue immense ricchezze ma ancora non riesce a custodire le anime dei fedeli. Le manette per i corrotti prelati non scattano mai..

Don Gallo, prete scomunicato, prete rivoluzionario di pace,non mancava mai alle manifestazioni del primo maggio; indossava la tonaca, fasciava il collo con la sciarpa rossa, cappello a falde larghe,sigaro in bocca,magro come un’acciuga ma che non gli impediva di essere energico lottatore contro il neofascismo dei nostalgici del movimento dell’Uomo Qualunque. Quando gli si chiedeva se aveva il tempo di pregare,rispondeva:tutte le mattine con bella ciao e con le canzoni di Fabrizio De Andrè.Ricordava sempre la profezia di un grande intellettuale che gli disse: Don Gallo tu non sarai Papa perchè dire Papa Gallo sarebbe troppo disdicevole.

La baldanzosa squadra d’azione Mussolini (SAM) ha trovato un nuovo guerrigliero, degno rappresentante del bandito Giuliano, che lancia violenti attacchi per la costruzione di muri e fili spinati per impedire l’invasione degli emigranti che scappano da guerre atroci e dalla mancanza di terreni da poter lavorare perchè le multinazionali si sono appropriate di tutti i terreni agricoli e non.

Viva, viva il primo maggio”.

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Author: Maristella Costarella

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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