Africo, Maria Criaco evidenzia il giorno dedicato alle donne

di MARIA CRIACO

“Nata mille volte”

La notte dei tempi fu mia madre,
Un granello di vento la semenza che mi diede la vita.
Nacqui da un grembo uguale al mio,
fui radice, fiore poi frutto.
La mia stirpe discende da una costola presa in prestito e poi restituita mille e mille volte in un debito infinito da un vincolo camuffato di virtù.
Il tempo mi ha donato lunghi fili di seta, poi oro, ed infine argento. Il vento scompigliando la naspa e soffiando sui fitti grovigli, ha tessuto così la trama e l’ordito del mio cammino.
Fui chiamata in tanti modi, e in ognuno di essi fui amata e odiata, a volte non capita e offesa, spesso privata della mia volontà, uccisa nell’anima prima che nel corpo.
La mia ricchezza è il mio coraggio,
il mio passo è reso sicuro dall’amore, esso sgorga da un’arteria che passa direttamente dal cuore.
Le mie gambe hanno solcato ogni angolo della terra, i miei occhi hanno sfiorato ogni pezzo di cielo.
iI mio ventre ha nutrito la vita, e le mie mammelle l’hanno svezzata senza contare gli anni.
Le mie spalle hanno ali di ferro, il loro volo è un perpetuo tentativo di planaggio, le mie braccia solcano tutto l’universo, e di esso sono eterna vita. “

Nelle civiltà arcaiche, la donna era considerata regina della famiglia e potente nella comunità, perché generava la vita.
Con gli anni il suo ruolo mutó radicalmente, perse la sua importanza, e divenne come un ombra silenziosa e ubbidiente in un mondo dominato dall’uomo.
Per i filosofi greci era considerata ignorante, inferiore, incompleta e soggetta alla potestà del padre, per poi passare dopo il matrimonio ( quasi mai per scelta, ma combinato per interessi spesso di natura economica) alla potestà del marito.
Nascere donna, significava essere considerata una proprietà il cui possesso era indiscusso.
Fu così anche negli anni a venire,

di civiltà in civiltà, in ogni parte del mondo, anche nel mondo Cristiano la figura femminile aveva pochi diritti.
Nel matrimonio era il marito che controllava la moglie.
Fu grazie al lavoro femminile che cominciò a cambiare qualcosa, non erano più confinate nelle mura domestiche, le contadine lavoravano nei campi, le artigiane nelle botteghe del marito.

Agli inizi del 900 ci furono le prime timide reazioni alle enormi differenze che c’erano nel mondo del lavoro tra uomo e donna, nacquero i primi comitati, e le rappresentanti iniziarono a far sentire la propria voce, e chiedere gli stessi diritti degli uomini.
Nel 1946 finalmente le donne iniziarono a votare, un passo importantissimo nell’universo femminile, si iniziava ad essere consapevoli della propria individualità, e dei diritti personali.
1948, la Costituzione stabilisce l’uguaglianza tra i sessi, decretando la parità di diritti tra marito e moglie.
Parità non maturata ancora nell’universo maschile, dove lo scettro di superiorità è troppo radicato per
considerare la donna capace di realizzare le stesse cose ed essere indipendente.

Ancora oggi, che la donna ha un ruolo importante nella società industrializzata, é manager di se stessa sia nel mondo del lavoro che nella ricerca, riveste ruoli sempre più complessi come risultato di tante battaglie vinte in passato, si leggono articoli di cronaca che manifestano atti di violenza se non addirittura femminicidi, frutto di una distorta visione della donna e dei suoi sacrosanti diritti, in quanto “persona”.

Purtroppo la stessa emancipazione non è avvenuta in modo territoriale omogeneo, in alcune aree del profondo Sud dell’Italia meridionale, la mancanza di sviluppo sia al livello industriale che sociale, ha rallentato questo percorso, creando forti disparità sia nel mondo del lavoro che in altri campi, si assiste ad un fenomeno emigratorio anomalo, negli anni 50/60 erano gli uomini ad emigrare per trovare lavoro e poter mantenere la propria famiglia, oggi assistiamo ad una massiccia migrazione di giovani donne, che dopo aver completato gli studi preposti, vanno altrove per realizzare i propri sogni. Madri di famiglia che si trovano nella situazione di dover scegliere una vita da pendolari tra Nord e Sud per poter lavorare tra mille difficoltà, ma finalmente libere di “scegliere” come impostare la propria vita, cosa impossibile fino a qualche anno fa.

L’ otto Marzo é diventato un giorno simbolo, per ricordare l’importanza del rispetto della donna come “persona”, questo giorno riveste un importanza soggettiva, intesa come momento di riflessione per far sì che non sia solo un giorno di festa, ma un momento di riflessione da professare quotidianamente, e pensare che non saremmo quì, a parlare di questo argomento, se una donna non ci avesse messo al mondo.

Author: Redazione Notizie