Processo Ada-Sipario, revocata misura cautelare a Rosaci e Paviglianiti

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Revocata la misura cautelare a due imputati nel processo “Ada-Sipario”.

Del provvedimento, disposto nella giornata di ieri, hanno beneficiato Santoro Rosaci e Giovanni Paviglianiti. Il primo si trovava ai domiciliari, mentre al secondo era stata applicata la misura alternativa dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il gup, Antonino Laganà, ha revocato la misura cautelare ritenendola non più congrua alla luce della recente sentenza (risale al 12 febbraio scorso) della Corte Costituzionale, con cui si è dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 73 Dpr 309/90 con riferimento al profilo sanzionatorio introdotto dalla riforma del 2006, denominata Fini-Giovanardi. Sia Santoro, che ha scelto di affrontare il processo con il rito abbreviato, sia Paviglianiti che, invece, ha privilegiato il filone ordinario,  erano assistiti dall’avvocato Maurizio Punturieri.

Arrestato nell’ambito dell’operazione eseguita dai carabinieri il 13 febbraio 2013, Santoro Rosaci aveva ottenuto il beneficio dei domiciliari il 5 aprile successivo. A disporre la misura alternativa alla detenzione in cella, era stato il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, davanti al quale, per conto del proprio assistito, aveva appello l’avvocato Punturieri. Sempre nel mese di aprile, nell’ambito dei provvedimenti assunti a beneficio di alcuni soggetti coinvolti nell’operazione  antimafia, il giudice per le indagini preliminari Cinzia Barillà, aveva sostituito la misura degli arresti domiciliari con quella dell’obbligo di dimora, nei riguardi di Giovanni Paviglianiti.

PROCESSO ADA-SIPARIO

Chiusa con il rinvio a giudizio di 112 dei 113 indagati (l’unico proscioglimento è scattato per intervenuta prescrizione di un capo di accusa in materia di armi),  il processo Ada-Sipario incardinato sui fatti oggetto delle indagini confluite nella doppia operazione antimafia, è approdato in aula. Nei giorni scorsi ha preso il via l’abbreviato, mentre per l’ordinario bisognerà attendere il prossimo 22 maggio.
In aula si annuncia un’aspra battaglia, tra la pubblica accusa che cercherà di dimostrare la fondatezza del lavoro investigativo, e gli avvocati che si muoveranno in direzione opposta

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