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Ue, confronto su bioenergie e prodotti di qualità

 

Alessandra Binazzi

Si è svolto a Bruxelles il primo Consiglio agricolo dell'anno. Al centro dell'attenzione argomenti di rilievo per l'Italia. Per incentivare le bioenergie il ministro Alemanno propone la modulazione volontaria. I pro e i contro della nuova normativa comunitaria sui prodotti di qualità

la conferenza stampa a conclusione del Consiglio

Sono diversi gli argomenti all'ordine del giorno nel primo Consiglio dell'anno dei ministri agricoli europei, a Bruxelles, il primo sotto la presidenza dell'austriaco Josef Proell.
Il primo punto, di grande rilievo anche per il nostro Paese, riguardava il ricorso alle biomasse per produrre energia pulita e rinnovabile e la possibilità di creare un piano europeo comune da approntare forse per giugno prossimo. "L'Italia è molto interessata a questi temi - ha spiegato il ministro Alemanno - anche perché si legano strettamente al problema della riconversione del settore dello zucchero a cui siamo obbligati dalla recente riforma. La Commissione europea deve fare qualcosa di più rispetto ai 45 euro a ettaro di aiuto che vengono erogati alle coltivazioni energetiche, anche se non pensiamo - ha aggiunto - che questo debba necessariamente tradursi in un aumento del contributo".
Per incentivare al massimo tramite risorse europee i programmi bioenergetici ed evitare un rischio di crisi nel settore secondo Alemanno ''bisogna consentire di utilizzare una parte della modulazione volontaria introdotta dall' accordo sulle prospettive finanziarie della Ue per il periodo 2007-2013''.
L'accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 prevede infatti la possibilità per gli stati membri di applicare una modulazione fino al 20% dai pagamenti diretti agli agricoltori per liberare riserve da destinare a livello nazionale allo sviluppo rurale. Di fatto, è la possibilità di trasferire dei fondi dal finanziamento della produzione agricola al fondo per i nuovi investimenti sul territorio rurale. Attualmente non si conosce ancora quale sarà l'ammontare globale di cui potrà beneficiare l'Italia per questo tipo di investimenti nel periodo 2007-2013, in quanto si attende la decisione della Commissione europea sulla chiave di ripartizione tra i paesi membri dei fondi attribuiti al settore. L'Italia potrà comunque contare anche su 500.000 euro supplementari ottenuti nel corso dei negoziati al vertice europeo lo scorso dicembre.
Si è parlato anche di influenza aviaria nel corso della sessione di Bruxelles. Per il ministro Alemanno è stata l'occasione per rilanciare la richiesta di ''adottare misure straordinarie a sostegno del mercato e della produzione avicola italiana" anche se per fortuna, come ha rimarcato il ministro, l'influenza aviaria non è arrivata in Italia e in Europa. Poiché però l'Italia è stata colpita da una 'epidemia mediatica' che ha determinato il crollo dei consumi e la crisi del settore, alla Ue sono state richieste misure di emergenza relative al ritiro della produzione e agli aiuti di stato. "Del resto - ha specificato Alemanno -non è scritto che si debba attendere l'emergenza sanitaria per constatare una profonda crisi di mercato non dovuta a comportamenti imprenditoriali sbagliati ma a condizioni oggettive e a situazioni che sono imposte dal mercato europeo''.
Per quanto riguarda la nuova normativa che regolamenta le denominazioni geografiche e le indicazioni di origine in Europa, l'Italia condivide la parte che consente ai produttori extra-comunitari di registrare sul territorio europeo Dop, Igp e specialità alimentari. Ma vi sono altre norme che per l'Italia risultano meno condivisibili. Alemanno ha infatti detto che ''il dato politico è che con questo nuovo regolamento sarà evidente che la difesa delle indicazioni geografiche non diventi un dato protezionistico esclusivo per l'Europa ma sia un messaggio, una formula, da lanciare ai produttori di tutto il mondo per difendere le produzioni legate al territorio e alle tradizioni".
Il ministro ha poi collegato la proposta di regolamento dei Dop e Igp con la problematica dei negoziati al Wto. Vi sono due aspetti, ha specificato, in primo luogo "la volontà di concludere positivamente il negoziato, ma anche che questo negoziato non sia costruito sulle spalle dell' agricoltura. Il settore ha già fatto molto e dopo la riforma e le offerte fatte a Hong Kong si è giunti a un punto limite''. Alemanno ha anzi rivendicato, nell'ambito delle trattative, ''un parallelismo relativo alla possibilità di ottenere un riscontro e un riconoscimento multilaterale per le denominazioni geografiche". Quindi ha detto 'no'ad uno scambio ulteriore tra agricoltura e industria, semmai uno scambio tra liberalizzazioni di mercato e un riconoscimento delle indicazioni geografiche''.

Fonte: Teatro Naturale

 

 
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