Il suino biologico
A cura di Carmela Tripaldi
I risultati di alcune ricerche condotte, sia in ambito europeo
che internazionale, per fornire indicazioni pratiche agli
allevatori che desiderano riconvertire il proprio allevamento
o iniziare una nuova esperienza aziendale.
La domanda di mercato delle carni biologiche ha suscitato
l'interesse di molti produttori che si sono interrogati sulle
opportunità economiche e sulle difficoltà tecniche
da affrontare per intraprendere la produzione con metodo biologico.
Nell'ambito di questa richiesta di mercato una quota riguarda
sia la carne suina fresca che quella trasformata.
Un accurato lavoro di ricerca è stato condotto dai
ricercatori Federica Saltalamacchia, Federico Vincenti, Carmela
Tripaldi, dell'Istituto sperimentale per la zootecnia di Monterotondo
(Roma)-Cra, e da Giacinto Della Casa dell'Istituto sperimentale
per la zootecnia di Modena -Cra. Esso riporta i risultati
di alcune ricerche condotte in ambito europeo ed internazionale
ed ha come scopo quello di fornire una serie di indicazioni
pratiche agli allevatori che intendono intraprendere questo
tipo di allevamento o che sono propensi a convertire uno già
esistente.
Tra le valutazioni che dovranno essere effettuate vi è
innanzitutto la scelta del tipo genetico, che dovrà
essere adatto al tipo di allevamento che si vuole praticare,
in particolar modo se l'intero ciclo produttivo e riproduttivo
viene condotto completamente all'aperto. I vincoli della legislazione
relativi agli alimenti si ripercuotono soprattutto sull'alimentazione
proteica e sul fabbisogno amminoacidico, che devono essere
soddisfatti utilizzando con efficienza le fonti proteiche
ammesse al fine di coprire i fabbisogni proteici e bilanciare
l'apporto amminoacidico. Il pascolamento richiede una gestione
finalizzata alle caratteristiche della specie allevata e a
quelle del cotico erboso, con particolare riferimento all'adozione
di tecniche indirizzate alla prevenzione delle parassitosi.
I risultati ottenuti dall'utilizzo di terapie non convenzionali,
quali omeopatia e fitoterapia, riguardano ancora un numero
limitato di prove e tale lacuna sembrerebbe essere aggravata
anche dalla scarsa presenza di veterinari specializzati. La
stabulazione del suino biologico, nel rispetto della normativa,
prevede delle soluzioni alternative per tutte le categorie
allevate. Sia per l'allevamento al chiuso che per quello all'aperto
sono prospettate alcune possibilità in merito ai materiali
da utilizzare per la costruzione dei ricoveri e/o delle capannine,
all'organizzazione dei vari settori e alla distribuzione degli
alimenti e dell'acqua. Si forniscono inoltre alcune indicazioni
sulle eventuali modifiche di strutture preesistenti. Vengono
anche descritte diverse tecniche di collocazione e utilizzo
della lettiera, resa obbligatoria dalla normativa sulla zootecnia
biologica.
Attualmente non esistono in Italia molte esperienze di allevamento
ed ingrasso di tale specie con metodo di produzione biologico,
ma dall'acquisizione degli studi sinora effettuati si ritiene
che questa produzione sia tecnicamente realizzabile.
Aiol- 30/01/06
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