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Lamezia Doc

Vino

 

La coltura della vite nelle campagne circostanti Lamezia, come peraltro nel resto della Calabria, è praticata sin dal 2000 a.C., quando i Fenici introdussero la coltivazione della Vitis Sativa nelle regioni costiere. D’altra parte, le caratteristiche dei terreni e del clima nella zona di Lamezia sono particolarmente adatte alla vite, che ha finito, nei secoli, per imporsi su tutte le altre colture locali. Da sempre il vino prodotto in quest’area della Calabria è conosciuto e apprezzato anche da operatori del centro-nord, che nel passato lo acquistavano per poi esportarlo oltralpe attraverso i passi del Gottardo e del Brennero. Nell’antichità e fino a pochi anni fa, tuttavia, questo vino non veniva commercializzato con il nome Lamezia, ma con il nome del comune di provenienza delle uve. La ragione è semplicissima: Lamezia Terme è nata solo nel 1968 come unità amministrativa dei comuni di Sambiase, Nicastro e S. Eufemia.

Come si consuma
Il Lamezia Bianco si gusta a 8-10° in calici ampi, che si restringono verso l’alto, abbinato a piatti di pesce e verdure e a formaggi poco stagionati; il Lamezia Rosso, da bere in calici per vini rossi di corpo a 16-18°, è particolarmente indicato per accompagnare agnello, polpette e braciole, preparazioni con melanzane e peperoni, oppure piatti di formaggi e salumi tipici della regione (caciocavallo silano, capocollo, salsiccia e soppressata di Calabria); il Lamezia Rosato, da versare in calici ampi e aperti a 12-14°, si sposa con il capocollo e la ricotta di Calabria e con pasta e fave; il Lamezia Greco si assapora in calici svasati, accompagnato da antipasti di verdure e pesce, trippa e caciocavallo silano poco stagionato.

Come si conserva
Le bottiglie, per essere ben conservate, vanno tenute coricate in scaffalature di legno, al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un’umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo non si asciughi.

Come si produce
La metodologia produttiva utilizzata per la produzione dei vini bianchi mira all’immediata estrazione del succo dal frutto, in maniera che la fermentazione riguardi solo la parte liquida, anche se ultimamente si stanno imponendo tecniche innovative di macerazione a freddo o pellicolare, allo scopo di far passare nel mosto le sostanze aromatiche primarie contenute nella buccia. Nella vinificazione in bianco sempre più frequentemente la pressatura è effettuata direttamente su uve intere, quando non precedentemente pigiate, per separare il mosto dalle parti solide, riducendo al minimo la lacerazione delle bucce. Alla pressatura segue l’allontanamento delle fecce e la fermentazione del mosto pulito, a una temperatura di massimo 20°C. Si procede, quindi, ai travasi per il definitivo illimpidimento del vino, il quale è, quindi, pronto per l’imbottigliamento.
La metodologia produttiva dei vini rossi consiste nel mettere la vinaccia a contatto con il mosto durante la fermentazione, per estrarre parte delle sostanze in essa contenuta. In sostanza, l’uva viene pigiata e, nella maggioranza dei casi, diraspata, quindi posta in speciali recipienti per la fase di fermentazione e macerazione. Al termine della macerazione avviene la svinatura, che permette di sgrondare dalla parte liquida le vinacce, ottenendo così il vino fiore. A questo punto il vino viene sottoposto a travasi per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene indirizzato all’affinamento e all’invecchiamento e infine viene stabilizzato e imbottigliato.
La metodologia produttiva dei vini rosati opera una fermentazione in bianco delle uve rosse, che consiste nella breve messa a contatto con le vinacce del mosto, che poi però viene fatto fermentare in bianco, cioè separato dalle vinacce. Trattandosi di un tipo di vinificazione adottata per l’ottenimento di vini fini, occorrono pigiatrici diraspatrici che lavorino l’uva con molta delicatezza; il pigiato così ottenuto viene inviato nei fermentini, dove subisce una macerazione brevissima. Al termine di queste operazioni il vino fiore viene separato dalle vinacce e sottoposto a travasi, per separare la frazione limpida dalla feccia e per eliminare le altre sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene stabilizzato ed, infine, può essere imbottigliato

 
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