Riflessione di Giovanni Alvaro sulla procura di Reggio Calabria

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Sarebbe un errore pensare che quanto sta emergendo, nella vita della procura di Reggio Calabria, non ci tocchi minimamente per cui è bene continuare ad assistere passivamente al ping pong tra l’avv.to Chizzoniti e il procuratore dottor Sferlazza. Le botte e le risposte sulla vicenda del Consigliere Regionale Rappoccio non possono essere viste come un partita riservata agli addetti ai lavori perché esseaprono squarci, sul pianeta giustizia, col disorientamento dell’opinione pubblica che si domanda se deve avere fiducia su chi è delegato ad amministrarla o deve rivolgersi a Padre Pio per non finire mai nei suoi meccanismi o, comunque, per non finire nelle mani sbagliate.

E’ normale che le valutazioni di giudici diversi, rispetto a presunti o veri atti delittuosi, possano, a volte, essere totalmente diverse. E’, infatti, per questo che il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio, ed a volte anche di più se dovessero emergere fatti nuovi e si debba andare alla revisione di un processo. Ma nel caso in esame c’è qualcosa che stona terribilmente e spinge a preoccuparsi di chi amministra giustiziaperché comincia a considerarlo non immune alle debolezze o alla superficialità degli uomini che possono anche essere il risultato di preconcetti, condizionamenti ideologici, interessi carrieristici o di semplice incapacità.

La storia è fin troppo conosciuta. La procura di Reggio Calabria diretta da Pignatone (ora procuratore Capo a Roma) si è orientata a non sottoporre ad approfondite verifiche quanto denunciato, fin dal giugno 2010,  da Chizzoniti nei confronti di Rappoccio, mentre altri magistrati, dopo l’avocazione del procedimento, e in soli due mesi di verifiche ed accertamenti, sono pervenuti alla decisione di arrestarlo. Scelta questa che, comunque, non condividiamo dato che non sussistevano pericoli di fuga, possibilità di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove che, in oltre due anni dalla denuncia, saranno state abbondantemente eliminate. Sarà la magistratura giudicante che dovrà vagliare la posizione di Rappoccio e sanzionarlo a norma di legge.

Si sono intrecciate, temporalmente, alla su ricordata vicenda anche le ‘confessioni’ del ‘pentito’ Lo Giudice che aveva riempito pagine di verbali contro politici, incluso Rappoccio, e diversi magistrati. A quelle confessioni la Procura non credette se è vero, come è vero, che nei registri degli indagati finirono in pochi, tra i quali il dottor Cisterna, n. 2 della Dna, il cui atto fu accompagnato da una dichiarazione di Pignatone, con la formula, aborrita da Giovanni Falcone, dell’atto dovuto, perché in quel caso, l’atto dovuto, il grande magistrato siciliano lo riservava allo spergiuro, al millantatore o al depistatore. Ma da allora né è passata tanta di acqua sotto i ponti che la scuola di Palermo è giunta a comminare, seguendo la ‘confessione’ di tale Scarantino, ergastoli a iosa per la strage di Via D’Amelio, tra l’altro passati in giudicato.

La domanda che ci si pone, nella vicenda reggina, è capire perché su alcuni nomi la credibilità di Lo Giudice, per Pignatone, era uguale a zero, mentre su altri esistevano margini per l’atto dovuto. Con quale metro ci si è orientati, quali riscontri sono stati fatti? O si è entrati nella vicenda, come si mormora insistentemente, per le divisioni esistenti nella procura e/o per ‘giochi’ determinati dalla necessità di mettere in discussione gli equilibri nazionali (vedi DNA), ed anche di prefigurare gli assetti locali stante il sicuro successivo trasferimento del procuratore capo? E’ la stessa scuola palermitana, ma non solo, a dirci che per un magistrato, ma anche per un politico, “l’atto dovuto” non attende la conclusione dell’iter giudiziario per sprigionare la sua valenza distruttiva.

E allora non è possibile chiudere gli occhi e far finta di niente. Una visita ispettiva del Ministero è il minimo che si possa fare per poter rimuovere le incrostazioni e l’uso disinvolto della obbligatorietà dell’azione penale e, infine, per fugare le preoccupazioni dell’opinione pubblica sempre sollecita a ‘consigliare’ l’avv.to Chizzoniti e a quant’altri si inoltrano su questo terreno ad evitare di entrare in rotta di collisione.

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Author: Cristina

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