Reggio Calabria, manipolazione casi Fallara, Congiusta e Fortugno, i nomi degli arrestati

belgio angelo

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belgio angelo
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Gli arresti odierni nascono dalle indagini svolte dai Carabinieri e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha dimostrato che:

1.      BELGIO Angelo;

2.      FRANCO Antonino Consolato;

sottoposti alla misura dell’ordinanza cautelare in carcere e

3.      BRUZZESE Rosa, moglie del sopracitato FRANCO, sottoposta a misura cautelare degli arresti domiciliari,

facevano parte di una associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti, di truffa, utilizzando notizie in possesso del FRANCO Antonino Consolato, anche in ragione della sua appartenenza alla Polizia di Stato, per prospettare situazioni pregiudizievoli ai prossimi congiunti di persone realmente od ipoteticamente coinvolte in importanti vicende giudiziarie, cui venivano richieste somme di denaro in cambio di informazioni e documentazione, al fine di trarne profitti o vantaggi ingiusti per se stesse, per altri componenti l’associazione malavitosa o per altri soggetti contigui all’organizzazione criminale.

In particolare:

franco antonino
franco antonino

–      FRANCO Antonino Consolato con il ruolo di capo e promotore del sodalizio, assumeva informazioni riservate in relazione ad importanti vicende giudiziarie del distretto di Reggio Calabria, anche in ragione del proprio Ufficio, individuava le persone cui richiedere le somme di denaro, stabiliva la strategia da seguire, predisponeva la documentazione da utilizzare in occasione dei singoli reati fine, impartiva disposizioni agli altri associati, manteneva, anche personalmente, i contatti con le vittime;

–      BELGIO Angelo, quale partecipe, coadiuvava FRANCO nelle attività sopra descritte, eseguendo le sue disposizioni, fornendogli il necessario supporto logistico ed informativo, accompagnando in occasione degli spostamenti, del deposito di plichi destinati alle vittime  in luoghi concordati, detenendo materiale da utilizzarsi per il raggiungimento degli scopi comuni, ponendo in essere ogni ulteriore condotta necessaria alla vita del sodalizio ed alla consumazione dei delitti fine;

–      BRUZZESE Rosa, quale partecipe, coadiuvava il marito nelle attività sopra descritte, eseguendo sue disposizioni fornendogli il necessario supporto logistico ed informativo, collaborando con quest’ultimo nel mantenere i contatti con le vittime attivandosi per mettere a disposizione del gruppo schede telefoniche intestate a terzi ignari da utilizzarsi nelle comunicazioni con le vittime.

L’attività ha riguardato diverse vicende nelle quali sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico del FRANCO Antonino Consolato e dei suoi sodali. In tutte le vicende trattate dall’indagine è emerso:

  1. Identità di modus operandi: le vittime venivano approcciate sempre allo stesso modo, mediante l’invio di missive anonime, contenenti, oltre alle richieste di denaro ed ai motivi che le giustificavano, delle istruzioni, spesso connotate da una certa farraginosità, seguendo le quali si porterà a termine la transazione;

b.  Identità del linguaggio e dei metodi di scrittura; i contenuti delle missive si ripetono sempre lo stesso schema logico e le medesime espressioni; il carattere ed i sistemi di scrittura sono analoghi, anche la grafia (sulle buste gli indirizzi sono manoscritti) presenta delle similitudini;

  1. La cronologia degli eventi; tutti gli episodi presi in considerazione nelle contestazioni si verificano in un brevissimo arco temporale, che va dal mese di gennaio al mese di aprile 2008.

  1. 1. TENTATA TRUFFA AI DANNI DI FALLARA PAOLO

Nella vicenda specifica, gli associati avevano fatto pervenire a FALLARA Paolo più lettere anonime indirizzate alla sorella FALLARA Orsola, nelle quali veniva rappresentata falsamente l’imminente emissione di una ordinanza di custodia cautelare a carico di quest’ultima. Nelle missive si dichiaravano disponibili, verso un corrispettivo, fissato in euro 30.000, a consegnare all’interessata copia del provvedimento cautelare e dell’informativa su cui questo si basava, nonché farle sapere in tempo utile il momento in cui l’ordinanza sarebbe stata portata in esecuzione.

bruzzese rosa
bruzzese rosa

In questo modo cercavano di trarre in inganno le loro vittime al fine di indurle a pagare le somme richieste con proprio profitto e l’altrui danno, ingenerando nelle stesse il timore di un pericolo immaginario, non riuscendo nel loro intento per cause indipendenti dalla loro volontà, infatti grazie alla denuncia da parte del FALLARA Paolo ai carabinieri di Reggio Calabria. Venivano predisposti appositi servizi di appiattamento attraverso i quali si riusciva a sorprendere in  una località designata per la consegna della cifra di 13.000 euro, a bordo di un’autovettura FRANCO Antonino Consolato Vice Sovrintendente della Polizia di Stato in servizio presso il N.O.P. di Reggio Calabria ed il BELGIO Angelo.

La giustificazione addotta dal FRANCO, il quale riferiva di trovarsi con un suo informatore per ottenere notizie utili per la cattura di latitanti, era da subito apparsa poco credibile in relazione al particolare incarico del FRANCO che nulla aveva a che fare con la ricerca di latitanti pertanto venivano effettuate delle perquisizioni sul posto che venivano estese alle rispettive abitazioni. L’attività di ricerca permetteva di reperire materiale di elevato valore indiziario a carico dei due. In merito a questa vicenda si accertava che la BRUZZESE Rosa, moglie del FRANCO, ed impiegata presso il negozio di telefonia “TOP Line Service” di Reggio Calabria (di proprietà del cognato di FALLARA Paolo), in virtù del proprio lavoro presso il citato negozio di telefonia, aveva  proceduto all’attivazione di sim card intestate a soggetti diversi dai reali utilizzatori, agevolando il  marito ed il BELGIO nell’attuazione dei delitti sopra evidenziati.

La BRUZZESE, aveva in piu’ occasioni esercitato delle “forti pressioni” su una collega di lavoro chiedendole di attivare numerose schede telefoniche intestate a terzi ignari. La consapevolezza e la partecipazione della BRUZZESE all’attività delittuosa del coniuge e del BELGIO emerge in modo chiaro la sera quando questi ultimi vengono fermati e controllati dai carabinieri. In quell’occasione la BRUZZESE invia un sms al marito dal seguente tenore “CUSTODIA O NO”, quindi è consapevole della illiceità del loro operato che li potrebbe anche portare all’arresto.  Si rilevi come le acquisizioni investigative suesposte (e le acquisizioni che si esporranno nel seguito della presente nota) abbiano consentito di verificare come anche nella condotta delittuosa del FRANCO traspaiano le sue competenze professionali, maturate dall’esperienza presso reparti investigativi (l’utilizzo di varie schede e più telefoni e l’utilizzo i codici per rilevare il numero di IMEI sono un evidente conferma all’accortezza con cui l’indagato voleva eludere eventuali attività d’intercettazione), utilizzate nell’occasione per eludere eventuali investigazioni a suo carico.

Un ulteriore bacino indiziario fortemente individualizzante si è rivelato essere il contenuto dell’Hard Disk presente nel computer, nell’hard disk esterno in uso al poliziotto su cui è stata eseguita un’opportuna perizia e su cui è stato rilevato il seguente file di word (cancellato), contenente un messaggio ove fornisce delle indicazioni sulla stessa falsa riga di quello inviato al FALLARA.

  1. 2. LA TENTATA TRUFFA IN DANNO DI BRUZZANITI FRANCESCA E MONTELEONE MIRCO.

In questa vicenda il FRANCO faceva pervenire due missive una indirizzata a MONTELEONE Mirco e l’altra a BRUZZANTI Francesca. All’interno delle missive vi erano indicate le istruzioni da seguire per ottenere, in cambio del pagamento di 10.000 euro, dei documenti comprovanti l’estraneità di MARCIANO’ Alessandro e MARCIANO’ Giuseppe rispetto omicidio dell’on. FORTUGNO, delitto per il quale sono stati ambedue condannati.

3. LA TENTATA TRUFFA IN DANNO D CONGIUSTA MARIO

Il FRANCO faceva pervenire a CONGIUSTA Mario, una lettera anonima in cui rappresentava falsamente l’esistenza di materiale probatorio idoneo a dimostrare la colpevolezza del Salerno e di conseguenza l’innocenza di COSTA Tommaso classe 79, in relazione all’accusa di omicidio del figlio CONGIUSTA Gianluca. Nel caso in cui il CONGIUSTA Mario, non avesse aderito alle richiesta di versare una somma di denaro fissata in euro 50.000, l’anonimo dichiarava che avrebbe consegnato il materiale probatorio ai COSTA. Questa ennesima vicenda aveva ingenerato nell’ignara vittima il timore di un pericolo di inquinamento probatorio, meramente immaginario, che non era riuscito per cause indipendenti dalla sua volontà perché il CONGIUSTA aveva denunciato il fatto alle forze dell’ordine. Dalla analisi della busta fatta pervenire al CONGIUSTA emergeva la presenza di una lettera “B” vera e propria firma del gruppo criminale e che consentiva di  collegare anche questa vicenda agli altri sopra narrati riconducendone la paternità ad un’unica mano.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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