Reggio Calabria, Ivan Tripodi (PdCI) sulla Multiservizi: “Si torni alla gestione diretta del Comune”

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La giunta comunale guidata dal sindaco Arena ha formalmente deciso, con delibera n. 134 del 11.05.2012, di proporre al Consiglio Comunale l’acquisto di tutte le quote (il 49%) dei soci privati della Multiservizi che sono in capo alla GST srl.

Contestualmente l’esecutivo comunale ha, altresì, stabilito la trasformazione della Multiservizi in una società partecipata al 100% dal Comune (“in house”). Insomma, dopo lunghissimi mesi di attesa, è stata assunta una delibera che, ove fosse fatta propria dal civico consesso, provocherà un nuovo enorme esborso economico per le casse comunali e, quindi, un ulteriore pesante danno alla collettività.

La Multiservizi è stata travolta da un terremoto giudiziario caratterizzato da puntuali inchieste della Procura reggina, secondo le quali, addirittura, uno dei soci privati sarebbe stato il prestanome della temibile cosca Tegano della ‘ndrangheta. Un episodio di una  gravità eccezionale che ha evidenziato l’altissimo livello e grado di penetrazione e commistione della ‘ndrangheta nelle Istituzioni. Nella nostra città è accaduto l’inverosimile, anzi un vero e proprio sacrilegio e sovvertimento delle regole democratiche: il Comune di Reggio era socio in affari con la ‘ndrangheta.

Del resto, la Multiservizi è stata sempre al centro di strani giri e, ultimamente, è stata tirata in ballo nell’inchiesta delle Procure di Reggio e Milano riguardanti la Lega Nord e il suo ex tesoriere Belsito. Insomma, una situazione pericolosa che, in tempi non sospetti, ci provocò un’intuizione profetica, poiché definimmo la Multiservizi il coacervo e il grumo di tutti gli interessi economici; una sorta di fermata obbligata per ogni business non solo reggino, con ramificazioni inimmaginabili: un vero e proprio verminaio.

Pertanto, la decisione del sindaco Arena è sbagliata e lo invitiamo serenamente a modificare radicalmente la scelta dell’esecutivo comunale. A nostro parere l’amministrazione della città, come primo atto, dovrebbe salvaguardare tutti i posti di lavoro, nessuno escluso, dei dipendenti della Multiservizi. Mettere, rapidamente, al riparo il futuro dei circa 350 lavoratori e delle loro famiglie è un dovere morale. Non si può continuare con lo stillicidio nei confronti di questi lavoratori che sono costretti, quasi giornalmente, a protestare per potere, semplicemente, ricevere i legittimi stipendi, fra l’altro con mesi di ritardo, per il loro lavoro.

A nostro parere, il Comune deve, inoltre, assumere una decisione inequivocabile, attraverso l’attivazione della procedura disciplinata dal famoso articolo 3 dello Statuto della Multiservizi che prevede lo scioglimento della società in caso di infiltrazioni mafiose. Su questo punto non ci possono essere alibi che, nei fatti, puntano a nascondere la mancanza di volontà politica e amministrativa, poiché la Magistratura ha limpidamente dimostrato che la Multiservizi è stata pesantemente inquinata dalla mafia. Non dimentichiamo che, forse, la Commissione d’Accesso Antimafia è giunta in città, in primis, per la vicenda Multiservizi. Di conseguenza riteniamo profondamente ingiusto caricare sulla collettività anche il costo dell’acquisto del 49% delle quote dei soci privati di Multiservizi. Quindi, oltre il danno, la classica  beffa.

In tal senso, è ridicolo e paradossale dovere registrare prese di posizione di  personaggi, i quali, dopo essere stati tra i protagonisti indiscussi della bancarotta finanziaria delle casse comunali, oggi si preoccupano di un’eventuale rischio economico che possa sopraggiungere nel caso in cui, come auspichiamo, il Comune sciolga la Multiservizi.

Consideriamo, pertanto, assolutamente sbagliato costituire una nuova società in house. Sarebbe il classico putrido prodotto del potere che, attraverso discutibili artifizi amministrativi, si inventa un ulteriore inutile carrozzone clientelare che sarà  composto, nel migliore dei casi, da  un Presidente, un Amministratore Delegato, un CdA, un Collegio Sindacale, gli immancabili consulenti e, manco a dirlo, tantissime assunzioni clientelari. Al contrario, il Comune, senza alchimie da azzeccagarbugli, deve semplicemente ritornare alla gestione diretta dei servizi che sono alla base del contratto di Multiservizi e, per noi, non solo di quelli. I beni comuni sono sacri, inviolabili e di esclusiva proprietà della collettività; non possono essere fonte di lucro e di sporchi affari della ‘ndrangheta. Il sindaco Arena è a un bivio: colga immediatamente la nostra sfida.

E’ l’ultima, estrema, chiamata per una forte e consapevole sfida contro l’oppressione della ‘ndrangheta che, come accertato dalla Procura reggina, è tragicamente parte fondamentale dei gangli del Potere reggino e calabrese. A Reggio, anche se in ritardo rispetto al resto del Paese, oggi, si deve scegliere da che parte stare: o da quella fumosa e indistinta della “zona grigia” che, nei fatti, fiancheggia e fa affari con le cosche oppure dalla parte della legalità e della lotta senza quartiere alla ‘ndrangheta e all’arroganza mafiosa.

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Author: Cristina

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