Reggio Calabria, il Presidente della Uisp ricorda Luigi Salvatore Romanò

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luigi salvatore romanò

di Francesco Iriti

“Giochi, giochi” soleva dire il signor Luigi Salvatore Romanò durante le infinite partite di calcio che ha diretto durante la sua breve, ma intensa vita. Un triste destino ha segnato la sua esistenza e di tutti coloro che lo conoscevano. Una scomparsa che ha lasciato tutti increduli sia per le modalità con le quali si è verificata che per il fatto che se ne è andato un uomo cordiale sempre con tutti e con il sorriso sulle labbra che sapeva affrontare le difficoltà della vita con la sua sensibilità e con la totale disponibilità che dava a chi gli stava vicino.

Non ci sono parole per descrivere questo momento di profonda commozione e di inquietudine che anima tutti coloro che nel lavoro, sui campi di calcio e nella vita quotidiana, avevano sempre a che fare con Luigi che anche quando “puniva” un giocatore con un fallo o con un cartellino non lo faceva con superbia ma con un profondo rispetto verso la persona che si trovava di fronte.
In molti lo vorranno ricordare per la sua semplicità. Tra questi Giuseppe Marra, presidente della Lega Calcio Uisp, di cui Luigi faceva parte da tre anni. “L’ultima sua telefonata, mi riempie la testa. Qualche ora prima della disgrazia, chiamandomi, mi riferì di aver lasciato in sede il referto della partita. Non posso andare stasera ad arbitrare. – ha detto Marra – Ci vediamo giovedì alla riunione. Ricordati che ti voglio bene”. Una testimonianza, quella di Marra, che lascia perplessi e che fa riflettere sul significato della vita.

“Caro Luigi, non potevi andare ad arbitrare, ti aspettava il destino. Me lo ricorderò sempre che mi volevi bene, mi ricorderò sempre quanto affetto mi hai regalato. Mi ricorderò sempre quante volte ti prendevo in giro per la tua pessima calligrafia che non mi faceva capire i referti delle tue partite. – ha continuato un commosso Marra – Mi ricorderò sempre quanto ti ho corteggiato per convincerti a riprendere ad arbitrare. Mi ricorderò sempre di quando ti vedevo correre da solo, alla Pinetina, per allenarti, perché tu eri un arbitro che ci teneva a fare le cose per bene. Fuori piove e il tempo è buio, così come il mio cuore”.

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Author: Consuelo

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