Reggio Calabria, Gratteri e Biacchessi ospiti della seconda serata di Tabularasa

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Cambia la location per  “Tabularasa 2011 – Lo Scandalo” ma non l’intensità dell’iniziativa. Ieri sera presso il noto locale reggino la “Luna ribelle, i due organizzatori della kermesse Giusva Branca e Raffaele Mortellti si sono confrontati con il Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria Nicola Gratteri  su “ ’Ndrangheta: scandaloso silenzio”. In piedi tanta la gente ad ascoltare l’analisi del fenomeno mafioso, i racconti, il lavoro di un magistrato che “non è assolutamente pessimista ma dice la realtà delle cose”.

“Alcuni erroneamente facendo un’analisi superficiale hanno parlato di un mio pessimismo ma io non solo non lo sono ma dico la verità perchè non mi piace dire bugie  – afferma Gratteri – Non pensate che questa mia schiettezza non mi costi, il prezzo della coerenza è un prezzo troppo alto ma che io pago volentieri. Avere il piacere, la libertà, l’orgoglio di dire ciò che si pensa è la cosa più bella: questo è il vero prezzo della coerenza”.

Gratteri si racconta,  racconta il risultato di 25 anni della sua vita da magistrato e i suoi 53 anni di vita di uomo e dice: “Non devo fare il “piacione” con nessuno perché non devo dare conto a nessuno. Se qualcuno si arrabbia o si disturba  di ciò che dico mi dispiace. Noi siamo pagati con le tasse della gente e quindi, noi vi dobbiamo dare conto”.

Il magistrato è un fiume in piena, parla di beni confiscati, del lavoro dei magistrati, della fatica delle indagini e ribadisce: “Se non si cambia il codice penale, se non si cambia la scuola, la mentalità, il modo di vivere, la mafia finirà quando l’uomo finirà sulla terra. La ‘ndrangheta oggi è più forte e se non ci cambia il sistema penale, processuale, culturale non cambierà mai nulla. Dobbiamo partire modificando il sistema scolastico per avere e dare ai nostri ragazzi gli strumenti giusti per capire gli adulti. La famiglia è, ancora oggi, la base di tutto, ma i ragazzi crescono come delle macchine da esibire, sono costruiti come se fossero oggetti. A loro non si dà la possibilità di crescere, di vivere”.

Ma qual è la fotografia odierna della ‘ndrangheta?

“La ‘ndrangheta è più arrogante, i capi mafia sono nella Pubblica amministrazione, sono medici, avvocati, noti professionisti. La ‘ndrangheta non tiene i soldi al Sud, li porta al centro, al nord, in Europa e qui costruisce  ristoranti, alberghi, supermercati. L’Europa dell’Est dopo l’unificazione delle due Germanie è stata ristrutturata con i soldi delle mafie”.

E in tutto questo qual è il vero ruolo dell’informazione?

“La stampa ha un ruolo importante: chiedo sempre ai giornalisti di essere meno piacioni, accondiscendenti, non dite che le Forze dell’ordine hanno fatto una brillante operazione, non vi fermate al comunicato stampa, cercate di fare delle ricerche. Non dovete fare inchieste infiocchettate o un comunicato stampa dove siamo tutti bravi, buoni e intelligenti. Oltre a dare atto ai risultati della magistratura – rimarca Gratteri – i giornalisti devono sentire gli umori della gente.  Perché non vengono da me i commercianti a denunciare i  reati? Cercate di capire perché gli esercenti non sono alla mia porta a denunciare in fila indiana chi gli chiede il pizzo. Forse così, la gente vi leggerà di più e rispetterà di più il vostro lavoro”.

Il Procuratore aggiunto non passa solo molto del suo tempo in magistratura ma incontra gli studenti e quando lo fa “non sottrae del tempo al suo lavoro ma è in ferie. I ragazzi di oggi rispetto a 15 anni fa sono più arrabbiati forse perché hanno qualche euro in meno in tasca”.

Ma la parte buona di questa città quale prezzo è disposta a pagare? – gli domanda il giornalista Branca.

“Questa è un’inchiesta che dovete fare voi giornalisti – dice Gratteri – Il popolo dice che la ‘ndrangheta crea occupazione mentre lo Stato, chiudendo le attività commerciali, è cattivo perché toglie il lavoro a molti padri di famiglia. Il difetto degli italiani è di avere la memoria corta: rimuovono tutto solo dopo una settimana. E’ un popolo più arrabbiato di prima ma non basta. Ricordate il Governo Prodi?  Qualcuno ricorda per caso qualche cambiamento legislativo sulla mafia? Non hanno avuto la forza di abolire il patteggiamento in appello. Il Governo Berlusconi ha fatto di più nel primo anno e mezzo rispetto al Governo Prodi: ha abolito il patteggiamento in appello e ha dato la possibilità di confiscare i beni ai parenti del  mafioso morto. Ma la modifica più grave che si sta pensando di fare è la separazione e non dipendenza della polizia giudiziaria dal pubblico ministero”.

Il Procuratore avrebbe tanto da dire ma prima di congedarsi dice cosa servirebbe a questo Paese: “Abbiamo bisogno dell’informatizzazione processuale e tutti i magistrati devono essere collegati in rete, dialogare via mail o in video conferenza. Così ci sarebbe la riduzione di costi e un’accelerazione delle procedure. Dobbiamo avere il coraggio di volare alto. Molti dicono che la politica, il Parlamento è lo specchio della Nazione: non credo sia vero, il popolo non ha avuto la possibilità di scegliere”.

A chiudere la serata lo spettacolo teatrale civile “Il paese della vergogna” di e con Daniele Biacchessi.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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