Motta San Giovanni (RC), risposta alla nota dell’Arpacal su balneabilità del mare di Lazzaro

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Scarichi lungo mare Lazzaro

Con riferimento alla relazione dell’ARPACAL inviata dal Commissario Straordinario, dott.ssa  Sabrina Maria Rita Santagati, alle istituzioni Centrali dello Stato e per conoscenza a questo Comitato, con la quale si certifica la balneabilità del mare di Lazzaro e si ribadisce la propria disponibilità ad intervenire ogni qualvolta ricorra un pericolo per l’ambiente e la salute dell’uomo, in quanto  è preciso dovere dell’ARPACAL tenere sotto controllo tutte le criticità ambientali territoriali, quest’associazione ritiene dover esternare le proprie considerazioni senza voler assolutamente intaccare l’operato della precitata Agenzia Regionale.

Preliminarmente si tiene a  precisare, di  non aver mai posto in essere azioni deleterie che potessero in alcun modo screditare l’operato degli Enti o delle istituzioni dello Stato. Ci siamo sempre e soltanto limitati a raccontare i fatti documentandoli anche con foto e video, ritenendo che  in materia di potenziali illeciti nel settore degli inquinamenti idrici gli interventi di natura squisitamente tecnica sono in gran parte  eseguiti in un breve arco temporale  e non sempre riescono ad evidenziare fatti suscettibili per la loro natura a subire modificazioni o scomparire.

L’Agenzia regionale asserisce di avere notiziato direttamente l’Autorità Giudiziaria nei casi di criticità riscontrate. Non solo. Dall’esito delle analisi eseguite dalla stessa Agenzia in diverse date, su campioni di acqua prelevati alla foce dei torrenti Oliveto e San Vincenzo, sono risultati  parametri non conformi  ai limiti della legge.  E con riferimento allo scarico  del depuratore comunale dell’Oliveto il Dipartimento politiche per l’ambiente della regione Calabria a seguito della nota 15.10.2009 con la quale  l’ARPACAL  di Reggio Calabria  segnalava vistosi scostamenti dello scarico dai limiti tabellare di legge, riteneva indispensabile che le Autorità preposte al controllo adottassero i provvedimenti sanzionatori consequenziali agli accertamenti analitici. Sono stati adottati tali provvedimenti? Chi li ha adottati, chi ha provveduto alla diffida per la messa in regola?  Chi ha controllato l’avvenuto adempimento a norma di legge?

Non riusciamo a comprendere come si possa parlare di deleteri allarmismi quando è la  stessa ARPACAL a certificare quanto sostenuto dalla scrivente associazione, tant’è che anche lo scorso 12 luglio con  nota prot. 257 la stessa agenzia comunicava al Sindaco del Comune di Motta San Giovanni l’inquinamento a mare alla foce del torrente Oliveto e ancor prima, nel mese di febbraio 2009 comunicava alle istituzioni centrali e periferiche competenti la non conformità, per il superamento di tutti i parametri di legge, delle acque all’uscita dei depuratori di San Vincenzo e dell’Oliveto.

Continuando la disamina della documentazione trasmessa risulta che i campionamenti riguardanti l’Oliveto sono stati eseguiti tutti a Nord del torrente. Visto  che le correnti marine dominanti sono da Nord a Sud sarebbe stato opportuno eseguire anche qualche accertamento  a Sud dello stesso torrente, ove a pochi metri insistono delle abitazioni, un altro villaggio e una struttura balneare. Inoltre emerge che presso entrambi i depuratori non è stato possibile eseguire campionamenti perché durante gli interventi l’adduzione dei reflui non giungeva agli impianti  a causa della rottura del sollevamento di testa  e anche per il dissesto della strada che porta al depuratore dell’Oliveto (non è mai esistita una strada che conduce all’impianto). Appare strano che in date diverse e presso impianti che provvedono autonomamente alla depurazione dei propri scarichi si riscontri contemporaneamente lo stesso guasto. Comunque basta soltanto questa affermazione per evidenziare il disastro ambientale che era in corso. Infatti  come da noi documentato i liquami si riversavano nei torrenti e a mare.

Sebbene l’ARPACAL, quale Organo tecnico, sia deputata per legge a svolgere la funzione di  monitoraggio e controllo, alla stessa però non è stata ancora riconosciuta l’infallibilità. Le nostre ripetute domande attendono da tempo  risposta: quali veleni  si scaricano nel torrente Oliveto? Gli stessi, giunti nel mare, dove vanno a finire? Ci si è mai preoccupati delle condizioni del fondale del torrente e del mare che da decenni ricevono questi scarichi inquinanti?

Visto che  per legge non possono essere considerati punti di balneazione la foce di un torrente, gli scarichi autorizzati di depuratori e le zone portuali, (lo scarico del depuratore dell’Oliveto non è autorizzato) si deve ritenere che i prelievi effettuati non hanno alcun valore e in ogni modo, qualora si riscontrasse una elevata presenza di sostanze pericolose, queste non giungerebbero nei tratti di mare ove la balneazione è consentita? Inoltre i residenti e i vacanzieri del popoloso villaggio “La Piramide”, la cui costruzione è stata autorizzata a pochi metri dallo scarico dell’Oliveto dove debbono fare il bagno?
Tuttavia, a voler sostenere la tesi dell’ARPACAL sulla conformità dei valori ai dispositivi normativi vigenti, i prelievi si sarebbero dovuti eseguire in contraddittorio con questa associazione che ha sollevato la problematica e quando il fenomeno era in atto (sempre da noi segnalato in tempo reale). E’ bene evidenziare che questi accertamenti tendenti a verificare il rispetto dei limiti tabellari dei predetti impianti  sono inutili, insensati  e costosi per lo Stato, atteso che la problematica riguarda l’interruzione generale degli stessi impianti, di conseguenza l’inquinamento si può riproporre in qualsiasi momento. Le opportune verifiche dovrebbero, invece, essere fatte per vedere chi scarica e cosa scarica nel depuratore e nel torrente Oliveto, come più volte da noi richiesto.

Mentre, per quanto riguarda la fattiva collaborazione del Sindaco, ci domandiamo in cosa essa consiste, atteso che quest’associazione e altri cittadini di Lazzaro a tutela della propria salute e incolumità hanno dovuto chiedere l’intervento delle Istituzioni centrali dello Stato. Tant’è (citiamo soltanto un episodio) che lo scorso mese di marzo i funzionari della protezione Civile  riscontrarono, tra l’altro, la presenza di reali pericoli per la collettività, soprattutto in ordine ad eventuale inquinamento ambientale alla Foce del Torrente San Vincenzo e  rischi per l’incolumità pubblica derivanti dallo stato d’incuria in cui si trovava la stazione di pompaggio delle acque reflue poste nel citato torrente.  Analoga situazione insiste presso la stazione di pompaggio al torrente Oliveto.
E con riferimento alla fuoriuscita di un refluo urbano riscontrata dall’ARPACAL presso tale struttura essa non è dovuta al c.d. “troppo pieno”, ma ai liquami che ancora sgorgano neri e puzzolenti dal terreno all’esterno della suddetta struttura a causa della rottura di una tubazione durante l’intervento di sostituzione della condotta fognaria. Mentre l’uscita riscontrata  tra i massi frangiflutti alla foce del Torrente San Vincenzo è dovuta allo scarico del depuratore comunale che avviene tramite tubazione posta in parallelo alla linea di sollevamento e non al troppo pieno come affermato dall’ARPACAL.

Per quanto riguarda la poca chiarezza e la grande confusione che potrebbe generare la non conoscenza dei fatti, questi  vanno ricercati altrove, non certamente nei fatti accuratamente descritti e documentati dalla scrivente associazione. Noi viviamo sul posto, conosciamo bene i luoghi e i fatti che accadono nell’ambiente che ci circonda e gli odori pestilenziali prodotti dal malfunzionamento dei depuratori. Strano che durante gli accertamenti nessun accenno  è stato  mai fatto dai funzionari dell’ARPACAL in merito ai miasmi che rendono irrespirabile l’area circostante al depuratore, alle  stazioni di pompaggio delle acque reflue e ai tombini fognari situati negli alvei fluviali.

Si deve sottolineare che l’inquinamento deve essere verificato non solo a valle ma anche a monte. A tal riguardo, chiediamo se si è provveduto a monitorare periodicamente la zona circostante la discarica comunale, l’impianto di compostaggio e il tratto a valle della discarica che confluente nel torrente Saetta attraversa l’abitato di Lazzaro, come indicato nella relazione di sopralluogo eseguito con la protezione civile nel mese di ottobre 2009. Se sono stati eseguiti gli accertamenti che un Organo di Polizia  nel mese di marzo 2004 avrebbe richiesto dopo avere interessato il Dipartimento ARPACAL di Reggio Calabria al campionamento di fanghi da depurazione non trattati che avevano originato un grosso e pericoloso terrapieno sovrastante il Torrente Oliveto. Da allora nulla di concreto si è fatto ed è logico ritenere che le sostanze pericolose contenute nei fanghi sicuramente saranno filtrate, soprattutto durante le piogge, nel terreno non permeabilizzato, interessando le falde acquifere, le acque torrentizie dell’Oliveto e le acque del mare. Il mare unica fonte di vita.
Sono stati effettuati questi accertamenti. Che ci sia qualche conflitto d’interesse?

In conclusione dobbiamo dire, che alla luce dei fatti  la nostra salute e incolumità non vengono tutelate da chi è ben pagato per farlo.

Comitato Spontaneo “Torrente Oliveto”
rappresentato da Vincenzo Crea

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Author: Consuelo

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