L’intellettuale cattolico calabrese Raschellà ricordato alla Vitrioli

raschellà

Questo post é stato letto 30310 volte!

raschellà
raschellà

Nell’Aula Magna della Scuola Vitrioli, il 6 dicembre, alla presenza di un numeroso pubblico, seppure in una serata fredda, ventosa e piovosa, si è svolta una sobria cerimonia commemorativa del suo fondatore nel cinquantenario della morte (1962 – 2012).

   Agostino Marino, collaboratore vicario, ha accolto gli ospiti, porgendo i saluti a nome del dirigente scolastico, Orsola Maria Latella, e della dirigente dell’APT, Mirella Nappa, assenti la prima per motivi familiari e la seconda per impegni istituzionali. Numerosi i relatori.

   Rachele Sciarrone ha lasciato trapelare una forte emozione per essere ritornata nella Scuola che aveva diretto per ben tredici anni, dal 1993 al 2006. Uno dei momenti più significativi della sua presidenza è legato all’intitolazione della Biblioteca della Scuola a D. L. Raschellà, “educatore illuminato, storico di valore, cristiano convinto”, oltre che fondatore della Vitrioli e preside usque in finem. La Sciarrone ha dichiarato di avere ancora vivo il ricordo delle esequie del Raschellà, il quale si spense prematuramente, ancora sulla breccia, il 6 dicembre 1962, all’età di sessantanove anni, tra il compianto generale. Fu allestita la camera ardente a Scuola e furono celebrate solenni esequie con grande partecipazione collettiva, perché molti nel corso degli anni avevano imparato ad ammirare le sue indiscusse doti di bontà, benevolenza ed altruismo.

da sin F. Mangiola, G. Pensabene, R. Sciarrone e S. Mceli
da sin F. Mangiola, G. Pensabene, R. Sciarrone e S. Mceli

Giuseppe Pensabene, divenuto parroco della Candelora nel 1962, ha conosciuto personalmente il Raschellà e lo ha assistito spiritualmente nell’ultimo periodo di sua vita. Numerose sono state le sue visite a casa Raschellà, il quale, a motivo della salute malferma, usciva raramente di casa. Il relatore non ha nascosto la sua ammirazione per la grande fede che traspariva dal comportamento del Raschellà, quando gli portava la Comunione. Lo studioso ha spiegato essere il cognome Raschellà di chiara provenienza greca, contenendo la radice –ASC –,  che rimanda al greco –askos– pelle, otre; Raschellà si spiegherebbe come “piccola otre”. Cognomi simili sarebbero Lasco, presente a Melito e Ascrizzi, diffuso nella Piana.

   Salvator Miceli ha analizzato a fondo due realtà che hanno coinvolto il Raschellà, vale a dire il suo rapporto col Fascismo e l’impegno nell’Azione Cattolica. Il quadro che ne viene fuori presenta luci e ombre. Con la sua adesione al fascismo, a partire dal 1933, anche il Raschellà si lasciò coinvolgere  – travolgere – da una malattia che colpì gran parte della società italiana e settori non trascurabili della stessa Chiesa. L’errore rivelava, però, il desiderio di spendersi a livello sociale e politico. Fa da contraltare l’impegno in AC, dal 1923 al 1948, con incarichi di ampia portata, che svelano una dimensione di vita in cui la preghiera, la meditazione e il servizio rivestono un ruolo importante: chiaro messaggio per ognuno di noi!

   Fortunato Mangiola, ultimo a intervenire, ha portato i saluti di Maria Mariotti, la nonagenaria autentica “Memoria storica” della Calabria, nonché amica del Raschellà, assente per causa di forza maggiore. Sull’onda del “Si parva licet componere magnis”, si intrecciano macro e micro storie riferibili al Raschellà. Il Concilio Vaticano II, celebrato nel 1962, ha riconosciuto il ruolo fondamentale dell’Azione Cattolica nella vita della chiesa negli ottant’anni precedenti il concilio. A detta di Maria Mariotti, il cattolico Raschellà è da considerare quasi il fondatore dell’AC reggina e quindi un precursore dell’ Apostolicam actuositatem.

Nel 1962, anno istitutivo della nuova scuola media unica obbligatoria, la nuova sede della Vitrioli in Via Possidonea fu inaugurata dal Nostro pochi mesi prima di terminare i suoi giorni. La biblioteca Raschellà, richiamata dalla Sciarrone in precedenza, evidenzia il legame con la cultura. L’“intellettuale” Raschellà si propone per gli studi sul monachesimo italo – greco. Per gentile concessione di Ernesto Pugliatti, che si ringrazia pubblicamente, sono stati consultati gli inediti. In “Gerarchia e laicato nella Chiesa dei primi secoli” il Raschellà anticipava il tema del ruolo dei laici cattolici, di cui nel citato decreto conciliare.  “Economia monastica in Calabria” si  collegava al Saggio storico sul monachesimo. “La commenda e i monasteri commendati in Calabria” metteva il dito nella piaga della decadenza dei monasteri basiliani. Due domande finali:

  1. Il monachesimo italo-greco ha dato qualche cosa agli altri? Sufficit il trasferimento di San Nilo a Grottaferrata, dove fondò il celebre monastero, unica realtà basiliana oggi esistente nel mondo.
  2. Seconda domanda: Cosa è rimasto a noi? Antichi e nuovi culti praticati nelle nostre contrade, quali Santa Maria Odigitria, la Madonna della Cappella, San Cipriano, San Gerasimo, San Leo. Per saperne di più, si consigliano:

D. L. Raschellà, Saggio storico sul monachismo italo-greco in Calabria, D’Amico 1925, Messina.

F. Mangiola, D. L. Raschellà. Storia di un intellettuale cattolico calabrese del Novecento, Falzea 2012, RC.

Questo post é stato letto 30310 volte!

Author: Cristina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *