Reggio Calabria, nota del PdCI su Massimo Canale

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Il PdCI ha da sempre posto al centro della sua iniziativa politica l’obiettivo di costruire una forte, ampia e convincente coalizione di centrosinistra nella città di Reggio Calabria. A questo obiettivo non abbiamo rinunciato nel passato e non intendiamo rinunciare, né per il presente né per il futuro. Noi difendiamo  e  restiamo  fedeli  alla politica d’unità tra tutte le forze democratiche e di sinistra, che è il tema  incrollabile  della storia  dei comunisti italiani. Quando si parla di cose serie, bisogna essere seri e soprattutto consapevoli del destino che incombe sulla città di Reggio Calabria.

Quale, infatti, la situazione? In poche parole, questa: la debolezza cronica del centrosinistra reggino che alle  scorse elezioni comunali ed anche alle ultime elezioni regionali  non ha raggiunto neppure la soglia del 30% dei voti. Senza, peraltro, nascondersi  lo stato di crisi e difficoltà  che investe pesantemente il PD e le altre forze del centrosinistra.

Questa è l’ora dell’assunzione di responsabilità democratica. E sarebbe una grave iattura introdurre ulteriori divisioni, presentarci agli elettori in maniera lacerata.

Peraltro l’evoluzione (si fa per dire) e gli sviluppi della vicenda comunale ci hanno confermato sempre più la bontà del nostro progetto.

Con questa impostazione ci siamo sempre mossi in questi mesi. A partire da quando il PdCI ha dato il proprio sostegno alla candidatura a Sindaco di Massimo Canale, proprio in quanto allora segretario  provinciale.

Con una generosità straordinaria e anche con una certa declinazione dei principi, poiché, come è a tutti noto, la regola  dei comunisti è che il candidato, a qualunque livello, è scelto dagli organismi dirigenti.

Tuttavia, il nostro appoggio è avvenuto  nonostante la candidatura fosse stata proposta, subito dopo le elezioni regionali, con una grave scorrettezza, dal Consigliere Regionale De Gaetano che già in quella circostanza dimostrò di non avere alcun rispetto del PdCI, compiendo una spregiudicata invasione di campo.

Una persona attenta, come Massimo Canale, avrebbe dovuto accorgersi che il modo e la genesi della candidatura era una trappola per lui e un’offesa per la dignità del nostro Partito.

Come si ricorderà, la candidatura di Massimo Canale nacque dopo le elezioni regionali laddove il Centro-destra risultò vincitore con voto plebiscitario, con un centrosinistra sconfitto e sgretolato.

Ma, nel tempo, con il passare dei mesi le condizioni si sono modificate. Le inchieste giudiziarie, la grave crisi del PdL e la spaccatura intervenuta nell’Amministrazione comunale hanno messo a nudo la fragilità del sistema comunale – il famigerato modello Scopelliti – rendendo evidente che, al di là degli slogan, quel gruppo dirigente di tutto si occupava meno che del bene collettivo della città.

E’ emerso, peraltro, che il Comune di Reggio è sprofondato nel baratro dei debiti; enormi, mai visti in tale dimensione negli ultimi 50 anni e accompagnato da un aumento vertiginoso delle tasse.

Un insieme di poteri oscuri ed illegali  e di clientele hanno varcato le porte di Palazzo San Giorgio, tanto che che risulta inspiegabile come mai il Comune di Reggio  non sia stato commissariato.

Insomma negli ultimi mesi la città è caduta in una fase buia di oscurantismo, peraltro segnata dalla dolorosa vicenda della dirigente del settore bilancio che ha avuto un epilogo tragico, in conseguenza del peso di un bilancio intriso di numeri con il segno negativo e di dimensioni così enormi da non poter essere più governati e gestiti.

Qui ci corre l’obbligo di esprimere netto e forte dissenso nei confronti delle dichiarazioni rilasciate da Massimo Canale sulla vicenda, quando ha affermato che la dott.ssa Fallara è stata “vittima di un linciaggio bipartisan” . Non ci riconosciamo assolutamente in queste dichiarazioni sconsiderate e non riteniamo che le lotte legittime e coraggiose di quanti, e noi tra questi, hanno denunciato questa situazione possano essere definite un linciaggio da parte di una persona che invece avrebbe dovuto dare voce alle nostre denunce e non l’ha fatto, teorizzando, peraltro, in quest’ultima fase di consiliatura un modo di stare nel Consiglio Comunale, assolutamente personale,  che non è per nulla condivisibile né è stato mai deciso dal Partito.

Insomma una situazione eccezionale e gravissima.

Di fronte a questo scenario inquietante è mai possibile che si possano immaginare corse personalistiche, derive populistiche e disegni miopi e ristretti? O invece, oggi più che mai, non è necessario – soprattutto ed a partire dai gruppi dirigenti – un atteggiamento di responsabilità e di disponibilità a mettere al centro il bene collettivo?

Ma non è finita.

Il consigliere comunale Canale ha dato chiaro segno della sua ambizione, anteposta ad ogni valore comunista, quando al Congresso provinciale di IdV, su richiesta d’un esponente di quel partito, accettò di doversi dimettere da segretario provinciale pur d’essere  accettato come candidato a sindaco, senza parlare con i compagni e senza consultare preventivamente il Partito. Anche in questa occasione, mentre la base  comunista  fremeva, il Partito, forse troppo benevolmente, abbozzò.

Si capisce che stiamo parlando di fatti cruciali e delicati. Non si tratta d’una frittata, e non la si può rivoltare dall’altra parte. La verità è che Massimo Canale ha abbandonato il PdCI  e non è stato  il PdCI ad abbandonare Canale, il quale con le sue stesse parole conferma pubblicamente di far parte del PdCI soltanto “formalmente”. Il che è una contraddizione in termini. Del PdCI si fa parte sostanzialmente, e chi ne fa parte, per libera scelta, deve sentirsi impegnato a portare avanti la linea elaborata collegialmente.

I successivi comportamenti tenuti da Canale nei confronti del PdCI, a partire dalle sue dimissioni da Segretario provinciale  hanno rappresentato una chiara presa di distanza dal Partito che pure lo ha eletto ben due volte Consigliere Comunale e una volta lo ha nominato Assessore Provinciale ed hanno creato una divaricazione politica insormontabile.

Peraltro, ciò non è neppure servito ad ampliare le forze e i soggetti a sostegno della sua candidatura, che, invece, si sono via assottigliati e ristretti, a dimostrazione che evidentemente quella candidatura non corrisponde alle aspettative ed ai bisogni della città e non riesce a riscuotere simpatia e fiducia nella collettività e in ampi settori del centrosinistra.

Dispiace dover registrare tali circostanze anche perché si potevano tranquillamente evitare solo che lo si fosse voluto, come più volte abbiamo auspicato senza ricevere alcun riscontro.

La scelta evidentemente orientata ad un progressivo distacco dal suo Partito proseguì ancor di più; così egli arrivò, in alcune interviste ad abiurare i Partiti ed a tacciarli come un oggetto negativo per la società (c’è una lunga rassegna che va in questa direzione), come se lui stesso non fosse  una diretta emanazione di un partito che si è anche sacrificato per farlo diventare consigliere comunale e lo ha addirittura nominato assessore provinciale. Per finire con la recente risibile accusa che Canale ci rivolge di essere subalterni al PD, prendendo lucciole per lanterne senza riuscire a comprendere quanto sia importante la nostra forte ispirazione unitaria che nulla ha a che vedere con il cedimento e l’appiattimento.

Nel sottolineare che lascia sgomenti il solo pensiero che queste esternazioni vengono da chi è stato fino a pochi mesi orsono Segretario del Partito e da questo partito sia stato più volte beneficiato, non possiamo condividere queste posizioni perché le consideriamo oggettivamente sbagliate in quanto espressione di un chiaro annebbiamento politico. Ci siamo iscritti al Partito perché crediamo – ci abbiamo sempre creduto e continueremo a crederci – che i Partiti sono lo strumento più civile ed avanzato di miglioramento della società, un’insostituibile forma di aggregazione del consenso e soprattutto di formazione delle classi dirigenti e ci onoriamo di essere dirigenti di un Partito come il Partito dei Comunisti Italiani.

Non siamo subalterni a nessuno, ma semmai siamo consapevoli di un’oggettiva realtà: il Centro-sinistra unito può vincere le competizioni elettorali, il centro-sinistra diviso è destinato a perdere, non è credibile agli occhi dei cittadini e non rappresenta una credibile alternativa al modello Scopelliti. Per questo, abbiamo operato per riunificare al tavolo tutti i Partiti del centro-Sinistra e continueremo ad operare in tal senso.

La posizione assunta dai Verdi, prima, e la dissociazione di IdV, dopo, dalla candidatura di Canale hanno costituito ulteriori motivi di riflessione critica su questa candidatura e sulle modalità con cui essa è stata promossa e sviluppata.

Come si vede la nostra posizione nasce da un profondo dissenso di metodo e di merito che ha un carattere tutto e solo politico.

Ribadiamo il nostro netto no ad una corsa personalistica agli incarichi istituzionali, anche quando ciò riguardi componenti del nostro Partito. Anzi tanto più, visto che non appartiene alla storia e alla cultura dei comunisti un costume politico improntato a perseguire disegni di natura personale che nulla  hanno a che vedere con il nostro modo di fare politica nel perseguire gli interessi generali.

In questa ottica manteniamo fermo l’obiettivo di  unire il centro-sinistra e di ricercare proposte di candidatura a Sindaco che abbiano le stesse caratteristiche di condivisione, autorevole e soprattutto irreprensibile sul piano dell’etica, della questione morale e della legalità. Condizioni imprescindibili in una città come Reggio e soprattutto alla luce di quella che è la situazione in cui il centro-destra consegnerà il Comune alla città dopo il decennio di malgoverno Scopelliti.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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