Reggio Calabria, conclusa inchiesta su “cosca Pesce”. Perquisite anche sedi squadre calcio

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carabinieri
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Sono 80 le comunicazioni di avviso di conclusione indagine emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che i militari dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e del G.I.C.O. della G. di F. di Reggio Calabria stanno notificando ad altrettante persone ritenute appartenere o, comunque, favorire la potente cosca Pesce di Rosarno.

Il 28.04.2010, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, avevano eseguito 40 provvedimenti di fermo, emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 40 indagati per associazione di tipo mafioso, appartenenti alla cosca  “Pesce” di Rosarno (RC).

Contemporaneamente, la Guardia di Finanza, avendo accertato una forte sproporzione tra il patrimonio individuato ed i modesti redditi dichiarati, aveva sequestrato i beni mobili, società commerciali e conti correnti (bancari e postali), per un valore di circa 7,5 milioni di euro. Il provvedimento ablativo era stato emesso nei confronti di 21 persone fisiche e giuridiche – tra le quali spiccava il boss, tuttora latitante, Pesce Marcello (detto Ballerino).

L’odierno provvedimento, nella prosecuzione delle attività investigative, tiene conto delle dichiarazioni rese dalla collaboratrice Pesce Giuseppina, figlia di Pesce Salvatore (fratello del capo cosca Pesce Antonino), la quale ha confermato con le sue parole l’impianto accusatorio, delineando l’organigramma della cosca ed i compiti dei diversi sodali.

L’imponente quadro accusatorio ha consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria di chiedere ed ottenere il regime del carcere duro ex art. 41 bis Ord. Pen. per  i capi della potente cosca mafiosa: Pesce Antonino cl. 53 (detto Testuni) ed il fratello Pesce Vincenzo cl. 59 (detto il Pazzo).

Le accuse contenute negli atti sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, porto e detenzione di armi e favoreggiamento, frode calcistica, tutti reati aggravati per aver favorito un sodalizio di ‘ndrangheta.

Tra i destinatari dell’atto un avvocato, Collia Francesco, già difensore della collaboratrice Ferraro Rosa, il quale risulta indagato per aver comunicato ad appartenenti alla cosca ed, in particolare, a PESCE Salvatore, tramite il suo legale, le dichiarazioni rese dalla collaboratrice, così da agevolare l’attività tesa a neutralizzare l’intento collaborativo della donna.

Sono in corso delle perquisizioni alle sedi delle società di calcio Rosarnese ed Interpiana, al fine di rinvenire documenti economico-finanziari che attestino la riconducibilità di tali associazioni sportive alla cosca Pesce.

Dagli atti di indagine è, infatti, emersa la riconducibilità della squadra di calcio Rosarnese alla cosca mafiosa PESCE, che ne curava il finanziamento anche con il provento delle estorsioni poste in essere dal pericoloso gruppo criminale.

Parimenti, è in corso un’acquisizione di atti presso la sede del Comitato Regionale Calabria – Lega Nazionale Dilettanti di Catanzaro, tesa ad accertare l’influenza della cosca sul campionato di serie D attraverso le 2 società sportive.

Gli inquirenti, infatti, ritengono che la cosca pesce, attraverso VARRà Domenico (rappresentante legale della Rosarnese Calcio) – detenuto dal 28 di aprile per il reato di associazione mafiosa – riuscisse a controllare numerose partite nell’ambito del campionato di Serie D, pilotando i risultati ed alterando la regolarità e l’andamento degli incontri, al fine di agevolare l’attività dello stesso gruppo criminale.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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