Antimafia vera senza forcaiolismo: Giovanni Alvaro a confronto con Angela Napoli

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Il dibattito avviato con la scelta, giusta ed interessante, fatta da Piero Sansonetti, Direttore di Calabria Ora, sui temi della lotta alla mafia sintetizzati dal titolo semplificato di “Antimafia si, giustizialismo no”, ha trovato un prosieguo nell’iniziativa di una televisione locale (GS Channel canale 06 VHF) che ha registrato un confronto, che sarà trasmesso Giovedì 18 alle ore 21 (e in replica: Venerdì 19 ore 14,15 e Domenica 21 ore 9,30). I protagonisti dell’iniziativa sono stati l’on. Angela Napoli, esponente di Futuro e Libertà, nonché membro della Commissione parlamentare antimafia, e il sottoscritto,  Direttore del giornale online Il Calcestruzzo, nonché membro della Direzione Nazionale del Nuovo PSI aderente al PdL.

E’ stato un confronto civile, approfondito e abbastanza serrato, senza asperità gratuite, ma senza nemmeno un fair play fuori luogo, che ha fatto emergere le diversità di opinioni in merito alla lotta alla mafia tra chi agita il problema delle zone grigie e del cosiddetto ‘terzo livello’ (metodo Leoluca Orlando o De Magistris) e chi non si accontenta delle verità, spesso di comodo, dei pentiti, e pretende verità oggettive e prove certe (metodo Falcone).  A tal proposito ho voluto, anche, ricordare, a scanso d’equivoci, che essere garantisti non può e non deve significare impunità o tolleranza per chi è mafioso o aiuta, sostiene o si fa sostenere dalla mafia.

Il garantismo è un valore necessario anche in Calabria dove il condizionamento ambientale può spingere a derive autoritarie con la liquidazione delle garanzie costituzionali che favorirebbero la mafia. E’ la stessa preoccupazione espressa da Sansonetti, nell’articolo di apertura del dibattito sul suo giornale, il quale ha respinto anche la politica del sospetto con la quale si può costruire solo una regione peggiore.  E’ il Sansonetti, ho ricordato, garantista non improvvisato dell’ultima ora, ma autore dell’editoriale scritto per l’Unità all’indomani dell’assassinio di Giovanni Falcone dal titolo abbastanza eloquente: “Falcone era un uomo libero. Siamo stati faziosi” (chiaramente riferito ai comunisti dell’allora PCI).

E’ la politica del sospetto che non accetto, quella che ha portato all’isolamento del grande pm, Giovanni Falcone, e inevitabilmente al suo massacro. E’ una politica che viene utilizzata come clava per distruggere non la mafia, ma gli avversari politici. E’ la politica del dire e non dire, che sparge fango e veleno che ieri era usata, per esempio, contro Tommaso Signorelli (candidato dei Socialisti Uniti) che si voleva crocifiggere perché imputato in attesa di giudizio; ed oggi, anche, contro il Governatore Scopelliti oggetto di furibondi attacchi  durante una puntata di Annozero, e di non tanto velate allusioni in un’intervista concessa dall’on. Napoli a Il Fatto Quotidiano, durante la quale ha detto che, per le sue frequentazioni, “Scopelliti mi allarma”. Ne ha dette di tutti i colori, per cui la retromarcia successiva non è servita a niente.

Non poteva servire perché quel fango innesca cori da stadio tra gli avversari politici di Scopelliti e campagne mediatiche con protagonisti anche giornalisti schierati che hanno fortemente attaccato lo stesso Sansonetti reo d’aver ospitato un’intervista all’ex Sindaco di Reggio Calabria. Per i forcaioli della carta stampata “la cultura del sospetto è l’anticamera della verità” dimenticando la lezione di Falcone che identificava quella cultura “nell’anticamera del khomeinismo”.  Per gli stessi motivi ho criticato le incredibili esternazioni del Presidente dell’Antimafia, sen. Pisanu, che si è permesso di lanciare accuse del tipo “troppi indegni nelle liste elettorali”. Accuse gratuite e prive di riscontro. Taccia se non sa che nella nostra Carta Costituzionale è scritto a lettere cubitali la presunzione di innocenza fino alla condanna.

All’on. Angela Napoli che sosteneva la necessità di controlli, giusti e legittimi, di pulizia degli uomini che entrano nei vari partiti, ho risposto invitando la vestale del giustizialismo a controllare innanzitutto quanti sono entrati nel FLI essendo di dominio pubblico la presenza, nel partitino di Fini, di personaggi indagati, processati o condannati per bancarotta fraudolenta, truffa, falso, corruzione, abuso d’ufficio e rimborsi regionali. Non è con simili personaggi che ci si può ergere a predicatori e moralizzatori.

Lo stesso sostegno al Governatore Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, alla luce di intercettazioni fatte al capo mafia catanese Aiello, la dice lunga sulla differenza tra il predicare e il razzolare. Per me Lombardo è innocente fino a prova contraria, ma per i giustizialisti dovrebbe essere colpevole, o forse no nel caso specifico, dato che attualmente il Governatore siciliano asseconda il percorso dei finiani?

La domanda finale che ho sentito il bisogno di rivolgere all’on. Angela Napoli, nella sua qualità di membro della Commissione Antimafia, è stata semplice e netta: invece di andare a caccia di farfalle la Commissione quando pensa di avviare l’indagine, aprendo un apposito fascicolo, su quell’inchiesta che, sembra, abbia provocato la morte di Falcone e di Borsellino e, a quanto si dice,  sta costando parecchio a Ufficiali e sottufficiali dei CC (Mario Mori, De Donno, Di Caprio, Obinu, ecc.) tutti a vario titolo impegnati nell’inchiesta.

L’inchiesta è quella ‘leggendaria’ che va sotto il nome di: “mafia-appalti” e che la procura di Palermo chiese di archiviare il 20 luglio 1992, il giorno dopo l’assassinio di Paolo Borsellino. La risposta della Commissaria è stata lapidaria:: è in calendario. E’ sperabile che sia così e che presto si potranno squarciare i veli che l’hanno coperta.

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Author: Consuelo

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