Nesci e Parentela sulla cardiochirurgia universitaria

movimento 5 stelle

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Le dichiarazioni dei parlamentari Nesci e Parentela in seguito alla visita alla Cardiochirurgia del policlinico dell’Università di Catanzaro:

 

«Attivato a seguito di nostra ispezione a sorpresa, l’organo regionale di competenza ha verificato che la Cardiochirurgia del policlinico dell’Università di Catanzaro non possiede affatto i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi richiesti dalla legge. Questo problema va risolto con urgenza nell’interesse dei pazienti calabresi, ma non da parte dei diretti responsabili, adesso non più attendibili». Lo annunciano i deputati M5s Dalila Nesci e Paolo Parentela, che spiegano: «Nel verbale conclusivo della commissione di controllo figurano criticità estremamente gravi, che allo stato non rendono possibile né legittima la prosecuzione delle attività. Nel luglio scorso avevamo compiuto un’ispezione parlamentare sul posto, rilevando la mancanza della terapia intensiva dedicata, da anni formalmente denunciata da un inascoltato professor Attilio Renzulli, già lì primario. Nel merito il commissario aziendale, il direttore sanitario e il primario attuale avevano giustificato in maniera bislacca, perfino mentendoci». «Domani invieremo in procura il resoconto della commissione, che peraltro dimostra – proseguono i due parlamentari – il furbo tentativo di realizzare a posteriori la terapia intensiva dedicata. Così integreremo l’esposto già trasmesso alla magistratura ordinaria e contabile, in modo che siano accertate al più presto le singole responsabilità e vengano adottati i provvedimenti necessari, prima che vi siano danni o si aggiungano ulteriori rischi». «Contrariamente all’eccellenza sbandierata dall’Università di Catanzaro, la commissione regionale – proseguono i due parlamentari 5 stelle – ha certificato che gli interventi chirurgici in circolazione extracorporea sono stati 216 in luogo dei 300 minimi previsti dal regolamento. Ancora, il verbale documenta che manca la seconda sala operatoria e che non sono stati definiti i posti di letto. È incerta la dotazione dei pace maker temporanei e bicamerali, non sono state completate le verifiche periodiche delle attrezzature elettromedicali né verificate le loro scadenze». «Inoltre – precisano i due esponenti M5s – mancano il documento valutazione rischi, gli atti sulla nomina del responsabile della sicurezza nel lavoro e i giudizi di idoneità del personale, compresi gli addetti della rianimazione e del blocco operatorio. Mancano, infine, il programma circa le analisi batteriologiche e i risultati, le carte sulla prevenzione e il controllo della legionellosi, le statistiche sui casi degli ultimi 5 anni, il certificato di qualità, l’individuazione del cardiologo, del terapista per la riabilitazione e di un tecnico manutentore, figure espressamente previste dalle norme». «Tutto ciò – incalzano i due parlamentari M5s – benché dalla relazione del 2008 della commissione ministeriale d’inchiesta “Serra-Riccio” emerga un voluto sottoutilizzo di codesta cardiochirurgia pubblica, per noi 5 stelle inaccettabile. Tutto ciò nonostante le denunce insabbiate dell’ex primario Renzulli sui casi anche mortali di infezioni batteriche e malgrado i dieci milioni in più che all’anno, nel silenzio generale delle istituzioni, il policlinico universitario riceve illegalmente dalla Regione Calabria, senza protocollo d’intesa valido». «Questa vicenda di gravità inaudita – concludono Nesci e Parentela – obbliga il governatore regionale, Mario Oliverio, a gettare la maschera. Oliverio imponga legalità, licenzi il commissario Antonio Belcastro, che la sua giunta regionale ha nominato in violazione di legge, determini la rimozione del direttore sanitario Caterina De Filippo e del primario, professor Pasquale Mastroroberto. Inoltre il governatore fermi il commissario alla sanità calabrese, Massimo Scura, che di là dalle norme sta imponendo l’integrazione tra il policlinico universitario e l’ospedale “Pugliese-Ciaccio”, come fosse la svolta del secolo. Infine, a seguito dell’immobilismo tenuto, benché informato della gravità dei fatti, il rettore dell’Università di Catanzaro, Aldo Quattrone, non deve restare nemmeno per un altro giorno al vertice dell’ateneo. Chiederemo conto al ministro dell’Università, perché due sono le cose: o uno sbaglia e paga, oppure sbaglia e resta sempre in sella. In questo ultimo caso nessuno faccia, poi, il mercante ipocrita, profittando della tragica morte di minori innocenti per lucrare dalle emergenze sanitarie della Calabria».

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Author: antonino lugarà

antonino lugarà, autore e collaboratore presso la testata ntacalabria.it

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