Altra Lamezia: “Il giorno che non c’è… noi non ci saremo”

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Oggi parlare di antimafia rischia di diventare un esercizio retorico fine a se stesso.

Non ci interessano le passerelle mediatiche dove per poche ore si esercita una sorta di azione democratica fittizia invitando tutti – indistintamente – a partecipare e a sentirsi per un giorno attori della lotta alla ‘ndrangheta.

Ci sembra inopportuno e politicamente controproducente lasciar sfilare insieme per  un quartiere della città partiti di destra e sinistra, sindacati e confindustria, associazioni e movimenti, tutti uniti per dire “no alla mafia”, per immaginare che la ‘ndrangheta, per un giorno, non esista.

Ecco perché non aderiremo al Giorno che Non C’è, manifestazione che rischia di diventare l’ennesima passerella mediatico-elettorale.

Constatiamo ormai da anni che pochissime realtà politiche e sociali del lametino sono quotidianamente impegnate nella difesa dei beni comuni, contro la privatizzazione della Lamezia Multiservizi, contro la realizzazione della terza discarica a Lamezia, contro il CIE, a sostegno dei Rom e di una nuova politica di accoglienza, impegnate nell’autorganizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori e nelle tante vertenze che, dal No Ponte alla No Tav, ogni giorno si aprono per difendere una territorio ormai terreno facile preda di mafiosi e speculatori.

Tante invece ci sembrano le persone e le organizzazioni che saranno presenti all’iniziativa e che latitano nelle reali lotte quotidiane, impegnate a coltivare il proprio piccolo orticello ed a tessere relazioni salottiere con i poteri di turno per salvaguardare i proprio piccoli o grandi interessi.

Le pochissime associazioni ed organizzazioni che con sincerità democratica hanno aderito all’iniziativa rischiano di essere travolte dall’onda mediatica che, gioco forza, sarà tutta puntata sui soliti soggetti che in questi anni tutto hanno fatti fuorché promuovere e sostenere la lotta alla ‘ndrangheta.

Noi crediamo che non servano passerelle e sfilate mediatiche dove politici in cerca di consenso elettorale, mafiosi e società (in)civile spesso sfilano a braccetto.

Diffidiamo da iniziative trasversali che vogliono far passere l’idea che la lotta alla mafia debba essere trasversale e super partes (ne di destra, ne di sinistra). Ci sembra invece che nella storia ultradecennale della dura lotta alla borghesia mafiosa, i soggetti che si sono, di volta in volta, posizionati da una parte o dall’altra delle barricate, siano abbastanza definiti e riconoscibili.

Non esistono indirizzi neutri: le scelte politiche, quelle sociali, ambientali, urbanistiche, ecc.. trasmettono precisi messaggi a tutti quei soggetti pronti a speculare e fare profitto sulla salute e sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori.

Per noi l’unico percorso valido di lotta alla mafia passa per le lotte quotidiane in difesa dei beni comuni, per un lavoro stabile e dignitoso, nell’impegno per una nuova coscienza sociale, volano di una trasformazione radicale della società.

Abbandoniamo allora le passerelle, iniziamo a parlare di nuova occupazione e di sicurezza sui posti di lavoro, a chiedere meno flessibilità e meno precarietà, maggiori fondi per l’istruzione pubblica, a dire stop alle privatizzazioni e alle grandi opere, iniziamo a lavorare nei quartieri, dal basso, attraverso l’arte e la cultura, per un’antimafia sociale come unica via, senza facili scorciatoie e senza nessuna delega!

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Author: Cristina

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