Calanna – “ NO “ alla centrale a carbone

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Ha detto “NO” il consiglio comunale di Calanna – Reggio Calabria – all’elletrodotto di 380kw, necessario per la connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale della centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche.

A relazionare la risposta negativa sull’opera collegata al mega impianto, e stato il primo cittadino Domenico Romeo che e stato supportato, in aula consiliare, da Giovanni Nucera- vice presidente del consiglio provinciale.

“ Affinché le decisioni vengano prese dai cittadini, e rispettate , è necessario attivare tutte le procedure democratiche… “ ha ribadito Nucera.

I consiglieri del Pd , Barillà e Labocetta, hanno condiviso il passaggio sulle anomalie delle autorizzazioni , in più hanno dissentito dal metodo pervicace con cui si vuole imporre la costruzione di un impianto che nessuno vuole, e hanno evidenziato le possibili ricadute sul territorio.

Dopo il parere negativo espresso dal Consiglio comunale , e attesa la chiarezza da parte del consiglio straordinario, che e fissato per il prossimo lunedi 28 luglio , alla Provincia di Reggio Calabria.

di Cristina Solomon

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Author: Nino Pansera

Ideatore, fondatore e sviluppatore di www.ntacalabria.it Antonino Pansera, per molti semplicemente Nino, è l'ideatore, ed insieme a Francesco Iriti, il fondatore del portale / giornale on line ntacalabria.it, laureato in agraria ha sempre avuto la passione per l'informatica.

1 thought on “Calanna – “ NO “ alla centrale a carbone

  1. Davvero difficile pensare che questo Paese possa davvero evolvere ed uscire dall’incredibile sindrome “NImby” che è diventato un tale “luogo comune” e contorto modo di pensare che taluni pensano sia sempre ed ovunque percorribile.

    Eppure vi sono Leggi dello Stato (in questo caso il “DECRETO SBLOCCA CENTRALI” del 2003 che regolava appunto quelle opere di INTERESSE NAZIONALE (grandi impianti di produzione termoelettrica superiori a 300 MW di potenza) che SOLO lo Stato deve decidere e localizzare in funzione anche di interessi superiori nazionali. Tale è l’esigenza di assicurare la presenza di impianti che consentano di produrre l’elettricità, sempre e quando serve, a condizioni ragionevoli e sostenibili per i molteplici fini del Paese: sviluppo, benessere, sicurezza strategica, competitività.

    Analoga cosa evidentemente riguarda le grandi linee di trasmissione dell’elettricità nel Paese, per poter garantire l’opportuna distribuzione dell’elettricità in ogni angolo del Paese ed in funzione dei carichi richiesti a mont ed a valle del sito di produzione.

    Come quindi stupirsi se il Paese si trova in queste difficili e negative condizioni, se qualsiasi cosa è messa in discussione dal singolo o da gruppi locali?

    Non stupiamoci poi se vi sono tali e tanti squilibri nel livello di sviluppo, di benessere e se il Paese nel suo insieme continua a perdere colpi e ad essere bistrattato dai grandi Paesi d’Europa e del mondo, con i quali dovremmo invece competere sia in termini di mercato, ma anche appunto di benessere e sviluppo, che è un logico risvolto del FARE, non dell’ostruzione e dell’inazione!

    Come poi si faccia a fare referendum su tutto, se nel Paese la cultura anche dei grandi temi come appunto l’energia sono così manipolati, non conosciuti e strumentalizzati?

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