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Il Territorio Calabrese

 

La posizione geografica è stata favorevole per la Calabria agli albori della sua storia quando, più di duemila anni or sono, i greci dominavano i commerci del mare Mediterraneo; in seguito la regione divenne essenzialmente terra di conquista. Infatti, a differenza di altre regioni marittime, come la Liguria, la Calabria non seppe mai trarre vantaggio dai suoi mari: lo conferma anche il fatto che ben quattro dei suoi cinque capoluoghi di provincia sono situati nell'interno.

Sicuramente le caratteristiche fisiche della Calabria non sono particolarmente propizie. Più del 91% del suo territorio è formato da montagne e colline, queste ultime un poco più estese (49,3%). Le pianure (8,9%) sono limitate a fasce costiere, lunghe e strette, talvolta paludose. La regione è inoltre spesso soggetta all'attività sismica. In corrispondenza della Calabria la penisola italiana volge bruscamente il suo generale andamento, che è da nord-ovest a sud-est, verso sud-ovest, quasi a saldarsi con la vicina Sicilia: nel punto più stretto, in corrispondenza dello stretto di Messina, la coste calabre e quelle siciliane distano appena 3 km.

I rilievi della Calabria includono a nord il versante meridionale del massiccio del Pollino (Serra Dolcedorme, 2267 m), con il quale termina l'Appennino lucano; al di là del solco segnato dal passo dello Scalone (740 m) inizia l'Appennino calabro. Questa sezione degli Appennini si distingue da tutte le altre sia per la natura delle rocce sia per la loro morfologia. Prevalgono infatti le formazioni cristalline, paleozoiche, del tutto diverse quindi da quelle, argillose e calcaree, dominanti negli Appennini. Il rilievo, inoltre, è caratterizzato da forme arrotondate se non da veri e propri altipiani; finisce di articolarsi in catene, presentandosi come successione di grandi blocchi a sé stanti. Nelle remote epoche geologiche i massicci calabri formavano delle isole, le cui rocce furono erose nel corso di circa 200 milioni di anni, saldate tra loro per il sovrapporsi di strati sedimentari.

I due massicci più importanti ed elevati sono la Sila (che tocca i 1928 m) e l'Aspromonte (1955 m), situati rispettivamente sul lato orientale e meridionale della penisola calabra. Sul fronte occidentale, tirrenico, la Sila è orlata, al di là di un profondo solco, il Vallo (o valle) del Crati, dalla cresta dirupata della catena Costiera (chiamata anche catena Paolana, dal nome del centro più importante, Paola); lunga una settantina di chilometri, culmina nel monte Cocuzzo (1541 m) ma costituisce una specie di muraglia compatta che si mantiene sui 1100-1300 m di quota.

Un'altra depressione chiude a sud la Sila, in corrispondenza del cosiddetto istmo calabro, una vera e propria strozzatura della penisola, largo appena 30 km, tra il golfo di Sant'Eufemia, sul mar Tirreno e il golfo di Squillace, sullo Ionio; al di là dell'istmo – chiaramente un antico braccio di mare – il suolo si rialza in una orlatura lunga una cinquantina di chilometri, chiamata Le Serre (monte Pecoraro, 1423 m), che giunge in prossimità dell'Aspromonte.

Tra i massicci montuosi e le coste si distende una serie ininterrotta e irregolare di colline; costituite da rocce calcaree, sono profondamente incise dai corsi d'acqua che le dilavano in modo impetuoso durante le piene, dando luogo a frequenti e rovinosi fenomeni di erosione. Così ai profili tondeggianti delle zone di montagna, la Calabria contrappone pendii in genere ripidi, e soprattutto gravemente franosi, in quelle collinari. Le coste si sviluppano per 780 km; e, poiché la regione si allunga per circa 250 km, nessun punto della Calabria dista dal mare più di 50 km. Le coste tirreniche si arcuano nel golfo di Squillace e nel golfo di Gioia, che giunge sino allo stretto di Messina, e tra i quali si interpone il capo Vaticano; le coste ioniche hanno le principali rientranze nel golfo di Squillace e nel vasto golfo di Taranto, ripartito con la Basilicata e con la Puglia. Nonostante il rilevante sviluppo delle coste, che sul versante tirrenico si affacciano al mare con formazioni a terrazze, la regione non possiede nessun buon porto naturale.

Le pianure costiere terminano in genere sul mare con un rialzo sabbioso o ghiaioso; nella fascia retrostante perciò i corsi d'acqua si impaludano e i suoli richiedono quindi opere di bonifica. Sul Tirreno le principali pianure prendono nome dai rispettivi golfi (piane di Sant'Eufemia e di Gioia); la più vasta area pianeggiante è affacciata però sullo Ionio, ed è precisamente la piana di Sibari (180 km2), formata dalle alluvioni del fiume Crati e del suo affluente Coscile. La pianura deriva il nome da una fiorente città fondata dai greci nell'VIII secolo a.C.

 Il Crati (81 km di lunghezza; 1470 km2 di bacino) è l'unico fiume della Calabria: nasce nella Sila e sfocia nella costa ionica dopo aver attraversato la piana di Sibari. Gli altri corsi d'acqua non solo hanno bacini limitati ma sono tutti soggetti a uno spiccato regime torrentizio, in quanto alimentati solo dalle piogge, e alternano assolute magre estive a brevi e rovinose piene tardo invernali-primaverili. A questo tipo di regime si connette la formazione delle cosiddette "fiumare", i larghi greti ghiaiosi che formano il fondo delle valli, che dai rilievi interni scendono verso il mare.

Completamente asciutte o al massimo ridotte a esigui rigagnoli per gran parte dell'anno, le fiumare durante le piene – perlopiù all'inizio della primavera – si riempiono all'improvviso d'acqua, scorrono con grande velocità, vorticose di ciottoli e sfasciumi strappati dai monti, frequentemente inondando i terreni circostanti in basso, distruggendo coltivazioni e manufatti. La Calabria non ha laghi naturali; qualche bacino artificiale (di Arvo, di Ampollino ecc.) è stato creato con sbarramenti di corsi d'acqua sulla Sila.

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