Grotteria, Reggio Calabria

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di Lilli Tripodi

grotteriaUna piccola Italia vista allo specchio è la forma che riproducono i confini di Grotteria disegnati sulla cartina geografica. Anche se la similitudine territoriale tra questo comune e la nostra nazione è fortemente vincolata a una superficie nettamente inferiore del primo termine di paragone rispetto al secondo (Grotteria si estende infatti su 37,90 kmq e ha una popolazione pari a 3345 abitanti), il comune di Grotteria non si fa mancare quasi niente, paesaggisticamente parlando. Esso occupa effetivamente una lunga lingua di terra della vallata del Torbido che si estende dal mare Ionio, su cui si affaccia per un breve tratto Grotteria Mare, fino alle Serre, toccando i 1100 m s.l.m. in corrispondenza della località Crocefferrata, e tra questi due estremi sono poste delle deliziose campagne ricche di alberi fruttiferi quali fichi, ulivi, gelsi, aranci, mandorli, limoni, querce, castagni e vigneti che danno squisiti e pregiati vini. Il centro storico di Grotteria, raggiungibile dalla ex strada statale 501, sorge sul cucuzzolo di una collina e si sviluppa a gradinata assumendo quindi la classica forma del paese-presepe, alle pendici del quale scorre il torrente Caturello. Il paese è composto da 11 rioni, detti rughe, e conserva ancora una struttura essenzialmente medievale con le tipiche viuzze strette (vineje) che si snodano sulle case adagiate le une sulle altre, girando per le quali si possono ammirare ancora i numerosi portali con lo stemma gentilizio della casa di appartenenza e l’anno di costruzione (la maggior parte sono del XVIII e XIX secolo), i caratteristici “gafi”, gli antichi passaggi pedonali sotto le abitazioni, e le vecchie fontane raffigurate da volti umani scolpiti nella pietra. Arrivati in cima al paese, si staglia dominante sull’abitato il Castello, dal quale si gode di una visuale unica su tutta la vallata: il mar Jonio, le montagne di Canolo, Martone, il fiume Torbido e le montagne di Grotteria. Le remote origini di Grotteria sono evidenziate dai numerosi reperti archeologici fino ad oggi rinvenuti (quasi tutti ritrovati in maniera fortuita), la maggior parte dei quali è presso il Museo di Locri e quello di Reggio Calabria. La testimonianza principale è la necropoli preellenica del IX-VIII secolo a.C. rinvenuta a S. Stefano, contrada distante qualche chilometro dal centro storico. Altra testimonianza la si può trovare sul monte Palazzi (1215 m), presso Croceferrata, dove sono stati rinvenuti negli anni ’60 resti di una costruzione d’epoca magno-greca (V secolo a.C.) a pianta circolare; molti suppongono si tratti di una stazione di transito, crocevia tra la dorsale jonica e la tirrenica. Di particolare importanza, sul lato nord di Grotteria, lungo la ex statale 501, è l’altro sbarramento costituito da un alto muraglione con un’apertura nella parte centrale e con annesso un piccolo edificio di due piani (molto probabilmente l’edificio del corpo di guardia) in località San Paolo, anch’esso posto come barriera tra il versante jonico e quello tirrenico, e denominato verso la fine del XV secolo come “Portanova di Agropteria”. La posizione favorevole del paese, protetto a nord dalle Serre e mitigato a sud dalla brezza marina del mar Jonio, rende particolarmente mite il clima per tutto l’anno. Da alcuni anni Grotteria è però un paese in via di abbandono poiché dell’intensa attività agricola, favorita proprio dall’ottimo clima e basata soprattutto sulla produzione di grano, olive, uva pomodori e accompagnata dall’allevamento del baco da seta, nonché dell’esclusiva attività artigianale oggi rimangono solo delle fievoli tracce, tenaci retaggi della massiccia emigrazione, iniziata negli anni ’50 e tuttora in corso in maniera inarrestabile, che ha svuotato quasi completamente il paese, cosa comune a tutti i villaggi dell’entroterra calabrese. Tendenza che si inverte durante il periodo estivo, quando molti emigrati ritornano dai loro familiari per trascorrere qualche giorno di ferie e godersi dei momenti di assoluto relax in giro per il paese, al mare o in montagna, e ripopolando le vie che troppo spesso, durante il periodo invernale, sono deserte.

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Author: Lilli Tripodi

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