Roghudi (Rc), escursione nell’ Area Grecanica con l’ associazione Paleaghenea

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Cultura e promozione del territorio da sempre caratterizzano l’Associazione Paleaghenea con sede in Roghudi (RC), che nell’ambito del Corso di Formazione e Aggiornamento in “Recupero, tutela e valorizzazione della lingua e della cultura dei grecofoni di Calabria: lingua, storia e tradizioni” ha organizzato un’escursione-studio nei territori dell’Area Grecanica e precisamente nel sito di Gallicianò e nei ruderi del castello normanno di Amendolea. Lo afferma in una nota il presidente dell’associazione Paleaghenea avv. Mario Maesano con l’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, il Circolo Culturale Deliadi Bova Marina (RC) e con il patrocinio morale delle Provincia di Reggio Calabria e del Comune di Roghud. Luoghi affascinanti, intrisi di storia, facilmente raggiungibili da Reggio Calabria. Il borgo di  Gallicianò è costituito da case di tipo contadino in laterizio ed in pietra, si distribuisce, seguendo le curve di livello,  attorno alla piazza dove si trova la chiesa di San Giovanni Battista, protettore di Gallicianò,  ubicata su un’altura che sovrasta la piazza con un dislivello di circa 3 metri. Le caratteristiche della chiesa sono state descritte dall’architetto Domenico Nucera, nativo di Gallicianò e da sempre interessato studioso della cultura grecofona e della sua salvaguardia e che esordisce nell’antica lingua ellenica “Calos irtete ston Gaddicianò….” (Benvenuti a Gallicianò…) per poi descrivere con appassionata competenza la storia della chiesa di San Giovanni Battista. Già prima del XVII secolo sul sito era presente un piccolo luogo di culto che nei secoli è stato ampliato, trasformato e rialzato così come oggi è possibile ammirarlo. La chiesa presenta un’unica navata ed immediatamente agli occhi del visitatore si pone la bellezza dell’abside dietro l’altare in cui è presente una struttura lignea di tipo barocco meridionale che custodisce, dentro una nicchia sormontata da un arco di trionfo, una pregevole statua cinquecentesca in marmo bianco raffigurante il santo patrono e attribuita da alcuni alla scuola gaginiana e da altri allo scultore Bonanno. Il fonte battesimale anch’esso marmoreo, opera di maestranze meridionali del XVI secolo, è decorato con motivi floreali e foliacei tra i quali si nasconde il bellissimo volto di un putto.

Una volta conclusa la visita alla chiesa di San Giovanni, attraverso i caratteristici viottoli del paese, si è risaliti verso la parte più antica del borgo incontrando alcuni anziani abitanti che chiacchierando in greco calabro hanno mostrato agli studenti la presenza effettiva sul territorio di questo bene culturale immateriale che è la lingua grecofona. Nell’antico borgo si è visitata la chiesa di rito greco intitolata alla Madonna della Grecia il cui nome deriva da una località del territorio che già in antichità prendeva il nome di Grecia e in cui sorgeva un monastero del quale non vi è più traccia. La chiesa è stata ricavata dalla ristrutturazione, avvenuta nel 1999 a cura dell’arch. Nucera sopra citato, di due unità abitative di tipo contadino e la sua suddivisione interna rispetta quelli che sono gli spazi di culto del rito greco-ortodosso.  Lasciato l’ameno villaggio di Gallicianò, ritornando sulla provinciale verso la marina, si è raggiunto il castello normanno imboccando il ponte che attraversa la fiumara Amendolea. Con la guida dell’Arch. Giuseppina Modaffari, docente di Storia dell’Arte all’interno del corso,  si è proseguita la visita al castello dei Ruffo che sorge in posizione dominante sulla valle dell’Amendolea a circa 358 m s.l.m.. Il castello è stato edificato dai normanni nel XII secolo ed è circondato da una cinta muraria ben visibile, le sue condizioni sono molto precarie e sono risultate evidenti fessurazioni dovute a moti del terreno sottostante oltre che alla scarsa cura con la quale è custodito il sito.

Oltre al castello e ai resti dell’antico villaggio di Amendolea in loco è apprezzabile la presenza della chiesa di San Nicola che si affaccia sulla vallata. Di essa rimangono alcuni muri in pietra e l’abside in cui, fino a circa dieci anni fa, era ben visibile un affresco rappresentante San Nicola. Oggi, a causa dell’incuria  del tempo, l’affresco è completamente scomparso così come il bellissimo mosaico che si trovava al centro del pavimento della chiesa.

Conclude il Presidente del Paleaghenea Mario Maesano affermando che : “Un patrimonio di assoluta eccellenza, custode dei preziosi segni lasciati dai nostri antenati, che ci permette di trasmettere alle generazioni future quei ‘valori universali’ su cui si fonda la nostra identità culturale. L’Unesco, organismo dell’Onu che ha tra i suoi principali obiettivi quello di identificare, proteggere e tutelare i tesori culturali e naturali di tutto il mondo, prenda atto, attaverso le istituzioni competenti, iscrivendo i luoghi ricadenti  nell’area ellenofona,  compresa la lingua greca di calabria,  nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità” 

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Author: francesca

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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