Gianfranco Marino sulla Querelle Roccaforte

Roccaforte

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Roccaforte
Roccaforte

di Gianfranco Marino

Astensionismo e mancato quorum. Nulla di fatto ad una tornata elettorale e comune commissariato fino al nuovo appuntamento. Letto così, niente di clamoroso, o meglio, niente di clamoroso se non fosse che il comune in oggetto è Roccaforte del Greco, a 971 metri di quota nel cuore dell’Area Grecanica e nel cuore di quell’Aspromonte che poco più di un anno addietro è bruciato (quello di Roccaforte in particolare) tra l’indifferenza generale di istituzioni e media. Se il comune dove non si raggiunge il quorum è Roccaforte del Greco, la questione cambia, e anche di parecchio, perché si sa, lo sanno anche i bambini, Roccaforte è sinonimo di ‘ndrangheta, o almeno così la si vuole far passare.

Intendiamoci, senza nulla togliere alle verità processuali, ai tanti morti ammazzati, quelli purtroppo rimangono a segnare una pagina buia e indelebile, senza volere mettere a noi stessi ed a  nessuno il prosciutto sugli occhi, non è certo nostro costume, vorremmo però evidenziare quella che ci è apparsa come un’eccessiva enfasi, riservata da qualche quotidiano nazionale ad un evento specifico, l’astensione dal voto, perpetrata in occasione dell’ultima tornata elettorale, evento che, per quanto si voglia poco edificante,  riteniamo abbia comunque davvero nulla a che spartire con fatti di sangue lontani nel tempo, con nomi e cognomi che evocano ricordi di faide, e poi, dulcis in fundo, ovviamente si fa per dire, addirittura con  una presunta strategia attraverso cui la ‘ndrangheta avrebbe inteso lanciare una chiara ed inequivocabile sfida allo Stato.

Questa francamente ci sembra chiave di lettura piuttosto ardita, ed il pezzo della collega Conchita Sannino, che, apparso oggi sulle autorevoli colonne di Repubblica, titolava “Roccaforte feudo di ‘ndrangheta dove è proibito votare” sembra un estremo tentativo di enfatizzare situazioni, magari presenti ed incontrovertibili, ma sicuramente di minore portata e minore richiamo.

Ma si sa, i titoli dei giornali stuzzicano l’immaginario collettivo, soprattutto quello di chi, il profumo di questa terra non lo ha mai sentito, e si deve necessariamente affidare alla sagace e dettagliata descrizione dei giornalisti di turno, novelli Edward Lear  un po al contrario, che, invece di dipingere paesaggi, si specializzano nella mirata e strumentale descrizione di nefandezze, quelle poco nobili, ma che, alla bisogna, alimentano morbosità e luoghi comuni.

Stento davvero a credere che al pari delle strategie stragiste, quelle in bianco e nero delle BR, o a quelle di cosa Nostra di circa un ventennio addietro, si possano accostare quelle, se pur minori lanciati, dal cuore dell’Aspromonte contro le istituzioni, strategie che vedrebbero protagonista una popolazione più avvezza al lavoro nei campi e alla custodia delle greggi, che non ai complotti contro lo Stato.

Pur volendo dare sempre il beneficio dell’inventario, e questo concedetecelo, si stenta, e parecchio a giustificare una simile teoria. Non tocca certo a noi dare chiavi di lettura, risolvere questioni di tipo sociale o sociologico, lungi da noi volerlo fare, ma chi l’odore della ginestra lo respira da sempre, sa bene che Roccaforte e l’Aspromonte in generale, è terra fatta di spigoli ed angoli taglienti, che a fatica si riescono a smussare, è fatta  di contasti duri e netti e di profumi differenti, un binomio che suggerisce in modo semplice e chiaro dove sta la verità, spesso celata proprio tra  il profumo dolce della ginestra e l’odore acre del piombo.

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Author: Cristina

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