Contro la centrale a carbone si battono persone oneste della nostra terra

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Le ragioni che guidano il fronte del NO al progetto della costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche sono trasversali, coinvolgono la società civile, un gran numero di associazioni operanti sul territorio, tutti i partiti senza distinzione di colore politico, le istituzioni ai vari livelli.

Le prese di posizione di questi ultimi giorni sono la chiara dimostrazione e un’ulteriore conferma, qualora qualcuno ne avesse ancora bisogno, della volontà inequivocabile del territorio e dei suoi amministratori.

Il 26 maggio 2013 a Condofuri ha visto la luce Il “Comitato dei Sindaci dell’Area Grecanica”, formato dai primi cittadini che hanno a cuore la salute delle persone e lo sviluppo dei territori da loro amministrati, su mandato dei cittadini.

Ferma e decisa è stata la presa di posizione dei sindaci che hanno enunciato le motivazioni del loro NO a un progetto,.come molti altri del passato, calato dall’alto e imposto ai territori. Progetto che comprometterebbe la salute delle popolazioni e lo sviluppo dell’Area Grecanica.

Il 29 maggio 2013 c’è stata nuovamente la presa di posizione dell’amministrazione provinciale che ha ribadito il netto no al carbone, facendosi carico di proporre soluzioni alternative per lo sviluppo di un’area che per troppi anni è stata colpevolmente abbandonata a se stessa, illusa da promesse di sviluppo industriale irrealizzabili.

Il 31 maggio 2013 la Regione Calabria ha confermato la volontà di presentare i motivi aggiuntivi al ricorso pendente alla luce del nuovo decreto VIA del 5 aprile.

E’ evidente che contro la centrale a carbone, al fianco del Coordinamento Associazioni Area Grecanica che guida la protesta, si battono da anni le persone oneste che abitano la nostra terra, le associazioni locali e nazionali e le istituzioni ad ogni livello.

E’ inquietante quanto emerge dagli ultimi fatti di cronaca.

Dopo l’inchiesta “Ada” e le carte dello scioglimento del comune di Melito di Porto Salvo, nelle quali l’ipotesi accusatoria degli inquirenti mette in luce gli interessi della ‘ndrangheta sulla centrale a carbone con i presunti accordi tra il consulente della SEI-Repower e membri della criminalità organizzata, l’ultima notizia, ma solo in ordine di tempo, viene dalla relazione dello scioglimento del comune di Montebello.

Il Decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 2013nel capitolo “La Centrale a carbone e il Comitato Vedere Chiaro”, dedicato al comitato foraggiato dall’azienda italo-elvetica, si legge:

“[…] il progetto della “…OMISSIS…” alimenta forti polemiche e l’opinione pubblica è fortemente divisa, tra quanti temono rischi per la salute pubblica e l’ambiente e quanti preferiscono evidenziare i benefici economici ed occupazionali dell’intervento, “tra cui locali faccendieri della criminalità organizzata (come emerge dalle informative degli organi di polizia), legati, peraltro, ad amministratori in carica“.

La società italo-elvetica non può più trincerarsi dietro balbettanti e puerili giustificazioni. Sono troppe le cose che dicono di non conoscere e le persone attenzionate dalle forze dell’ordine che promuovono il loro progetto nel territorio e organizzano riunioni segrete e private per conto della società italo-elvetica, sedendosi fianco a fianco e collaborando strettamente con gli amministratori della SEI-Repower.

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Author: Cristina

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